Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 12 agosto 2019

Teplizer Spitze

A volte una salita ci affascina per la sua storia, per le vicende che ruotano attorno ai suoi autori, al contesto storico in cui è stata realizzata. A volte è la linea di salita che ci avvince e che si fa desiderare, spigoli arditi o immensi mari di roccia. Altre volte ancora è un colpo di fulmine, un colpo d'occhio improvviso che ti fa pensare "devo salirla!". Il come e il quando non importa.
Questo innamoramento si perde negli anni giovanili, quando salii alla Karlsbaderhutte per fare la ferrata della Grosse Sandspitze: ricordo questa silhouette che mi rapì lo sguardo. Le mie richieste furono liquidate sommariamente con un "Mah, non so. Credo sia roba da arrampicare", e finì nell'oblio.
Riemerse in tutta la sua eleganza un paio di anni fa, quando salii con Nadia di nuovo in quel circo di cime fantastico: quella volta fu il meteo a non concederci di salirla.


In questo inizio di agosto siamo nuovamente nelle Dolomiti di Lienz, assieme al Gruppo Orsi. Nonostante la levataccia siamo una dozzina e ci incamminiamo nel fresco del mattino, che ci accompagnerà per tutta la giornata.
Saliamo verso la Karlsbaderhutte per poi dividerci in due gruppi, chi verso la Gamswiesenspitze, chi finalmente, verso la Teplizer Spitze.


La via di salita non presenta grosse difficoltà tecniche: segue i profondi canali che ne incidono la parete nord, con un caratteristico passaggio in foro, e le grandi placconate compatte, fino a sbucare sulla cima ovest, di qualche metro inferiore alla cima principale.











Quasi una via plaisir, anche se un paio di friend stanno comodi. I gradi paiono leggermente stretti, rispetto alle Dolomiti più blasonate e ricordano i nostri gradi "carnici", ma il divertimento è continuo e la roccia super, tranne in uscita, dove tende all'adorabile friabilità a cui siamo abituati.
Gli ultimi tiri si susseguono velocemente e finalmente, raggiungo l'ultima sosta. Dopo un lungo corteggiamento sono salito quassù e un brivido di piacere mi percorre la schiena, mentre recupero le corde. Dico a Nadia di salire, sperando si goda con calma l'arrampicata, così da lasciarmi godere ancora un po' da solo questa salita, prima di condividerla.







Percorriamo con attenzione la cresta sud che ci porta al sentiero, e caliamo nel lunare catino detritico tra Teplizer e Simons Kopf, scendendo e risalendo di poco al Karschbaumer Torl. Qui, sferzati dall'aria fresca, caliamo nuovamente nel vallone nord, lungo il sentiero che, passando sotto il rifugio, ci riporta al parcheggio ed alla Dolomiten Hutte, dove ci attendono gli amici.





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