A volte una salita ci affascina per la sua storia, per le vicende che ruotano attorno ai suoi autori, al contesto storico in cui è stata realizzata. A volte è la linea di salita che ci avvince e che si fa desiderare, spigoli arditi o immensi mari di roccia. Altre volte ancora è un colpo di fulmine, un colpo d'occhio improvviso che ti fa pensare "devo salirla!". Il come e il quando non importa.
Questo innamoramento si perde negli anni giovanili, quando salii alla Karlsbaderhutte per fare la ferrata della Grosse Sandspitze: ricordo questa silhouette che mi rapì lo sguardo. Le mie richieste furono liquidate sommariamente con un "Mah, non so. Credo sia roba da arrampicare", e finì nell'oblio.
Riemerse in tutta la sua eleganza un paio di anni fa, quando salii con Nadia di nuovo in quel circo di cime fantastico: quella volta fu il meteo a non concederci di salirla.