Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 8 aprile 2019

Tra le nebbie dello Jouf di Maniago

Barbara finalmente decide di varcare il "confine Tagliamento" e visitare un po' dei monti a ovest!
Dopo aver acquistato la cartina Tabacco 28 e essersi accorta che "di là" ho girato quasi tutta la zona che si affaccia sulla pianura, inizia timidamente a propormi uscite a cui acconsento, pur di salire per vie che non ho già percorso. E' così che ci accordiamo di salire sul Jouf di Maniago da "ovest", parte che mi manca, avendolo già salito precedentemente altre due volte, ma sempre da est. Fissato per sabato il ritrovo a San Daniele, puntiamo verso Maniago e parcheggiamo in via del Castello, poco prima del divieto di transito posto sulla strada che appunto, porta alle rovine del castello. 


La giornata purtroppo non è quella prospettata dal meteo il giorno prima e con uno sguardo verso l'alto ci incamminiamo su per la strada asfaltata umida dalle recenti piogge. Nuvole avvolgono le cime tutt'attorno e ci rassegniamo al fatto che dalla vetta oggi vedremo ben poco! Abbandonata la strada per seguire il sentiero Frassati, ci immergiamo nell'umidità del bosco, accompagnate dal fragore delle acque scure che sgorgano dalla sottostante diga di Ravedis, il cui bacino è colmo dalle recenti abbondanti piogge.





La vista si apre presso una zona rocciosa affacciata su Montereale Valcellina e ci fermiamo un attimo a goderci la visuale e a fare il punto della situazione. L'idea iniziale era quella di percorrere la Val de S. Antoni seguendo una mulattiera tracciata in nero sulle cartine, che ci avrebbe evitato una inutile perdita di quota, per poi raccordarci nuovamente al sentiero Frassati e percorrere l'intera dorsale ovest del Jouf di Maniago. 





Ma vista l'ora e il meteo, decidiamo per quella che era la mia iniziale idea: ovvero tagliare tramite un'altra traccia nera che, sbucando a metà della cresta ci consentirà di accorciare i tempi di marcia. L'importante è trovarne l'inizio! Un rapido consulto alla cartina e proseguiamo lungo il sentiero e, aggirata una curva, eccolo là il bivio, con tanto di scritta "Jou" in rosso su un masso! 


Il sentiero si presenta comodamente percorribile e persino bollinato, dandoci la possibilità di continuare in totale tranquillità la salita verso la nostra meta. Con percorso aperto e panoramico risaliamo una larga cengia per poi immergerci di nuovo nel bosco e affrontare la ripida salita verso la dorsale del Jouf di Maniago. 






Per ben due volte ci sembrerà di averla raggiunta, solo per accorgerci che la salita invece continua, ripida nel sottobosco talmente umido da inzupparci per bene gli scarponi. E' con un sospiro di sollievo e gratitudine delle nostre gambe che finalmente incrociamo il sentiero Cai 983 che da forcella La Croce porta alla sommità del monte. 



Avvolte dall'atmosfera mistica che solo la nebbia può creare in mezzo agli alberi, proseguiamo con leggeri saliscendi sbucando presso una radura erbosa puntellata da scuri abeti. 


Su suggerimento di Barbara puntiamo alla quota 1224, la vera vetta del Jouf di Maniago, dove sappiamo si dovrebbe trovare una panca con bandiera. La nebbia cela i dintorni, lasciandoci intravedere ben poco se non la traccia davanti ai nostri piedi. Risaliamo due ripidi dossi verso "il nulla", ridendo dei nostri tentativi di scorgere quella benedetta panchina, chiamandola pure per nome! E finalmente eccola... al limitare del bosco, come ci avevano detto, affacciata sul... nulla! 











Ok... qua bisogna tornare ancora una volta! La prima volta di Barbara a ovest e vedere solo grigio non è un buon inizio! Per fortuna l'amica è contenta ed entusiasta lo stesso e, dopo aver mangiato qualcosa, continuiamo verso quella che è la cima ufficialmente nota con tanto di crocione e libro di vetta, anch'essa avvolta nel nebbione. 


Firmato il libro, continuiamo verso la malga Jouf, che nemmeno vediamo tanta è fitta la nebbia! Poco male, con questo meteo non avremmo colto la bellezza che ricordo del posto in cui sorge. Scendiamo tramite la strada sterrata, tagliando dove possibile i tornanti, sbucando sotto i nuvoloni e tornando a godere dei bei panorami che di solito offre questa cima. 



Districandoci tra la miriade di sentieri che attraversa la zona, ci raccordiamo al sentiero Frassati e alla strada asfaltata che ci riporta al castello e a Maniago, dove abbiamo parcheggiato. 



Come inizio non male per Barbara: a parte il meteo, abbiamo comunque fatto mille metri di dislivello a "bassa quota"! 

Nessun commento: