Sul finire dello scorso autunno, per la prima volta, andai alla falesia di Casso, innamorandomene. La giornata fredda e nebbiosa, le pareti che si alzavano a ridosso degli alberi spogli, uscendo da leggere brume, davano alla giornata le sfumature romantiche ricercate dai viaggiatori ottocenteschi, la natura e la sublime solitudine. Sotto di noi, facendosi strada tra le nebbie, scendeva la valle del Piave, portando gli echi della vita che scorreva lungo le sue sponde.
Qualche tempo dopo, lessi sulla rivista del CAI di un percorso in luoghi solitari, che seguiva quelle stesse balze rocciose, un anello il cui principio e fine si trovava tra le vie strette di Casso, abbarbiccato alle falde del Monte Borgà. La curiosità mi prese e mi ripromisi di percorrere quei passi. Poi, i soliti mille pensieri e progetti relegarono i pensieri curiosi da qualche parte a prendere polvere, finchè pochi giorni fa fu Nadia a rispolverare l'interesse per quelle tracce.