Ho sempre inteso l'andar per monti un modo di trovare una dimensione su misura, al di fuori della vita di ogni giorno. Una dimensione dove il tempo può dilatarsi e non avere la prepotenza che, ormai, ha nella vita di tutti i giorni. Partire e non sapere di preciso quando torni, se non vagamente, in balia delle incertezze che galleggiano al di fuori della comfort zone.
Ai primi di giugno, durante la settimana, quando la gente ancora non affolla i sentieri, salgo con Matthias al rifugio Carestiato, per salire la Pala del Belia. Partiamo presto, la sera il mio compagno ha un impegno, ma non è un problema. Saliamo e non facciamo caso a varie segnaletiche lungo la Val Zoldana, persi in chiacchiere e riflessioni, finchè, imboccata la strada per Passo Duran ci decidiamo a dare uno sguardo più attento. La strada è aperta fino alle 8.30 e poi dalle 12 alle 14, per riaprire alle 18.
I nostri piani traballano per un attimo. La salita richiede cinque o sei ore, ed il tempo diventa un avversario. Poco male, con un sospiro cambiamo meta e ci dirigiamo alla più breve salita della Pala del Bo, lungo la Decima Cimpellin.