Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 28 dicembre 2017

L'attesa

Mancava poco al Natale e l'attesa si insinuava come una lama tra le carni. 
Lentamente.
Non era doloroso, ne assomigliava ad un fastidio. Era una mancanza, un elemento che latitava nel novero delle emozioni che mi sono familiari. Che fanno parte di me. Un aspetto della mia vita che, periodicamente, lascia un vuoto da riempire. Un ciclo senza principio, senza fine.

Un vuoto che lentamente il freddo riempie, una goccia che si gonfia, che si fa spazio per poi nuovamente sciogliersi in una lacrima che scivola via, lasciando un vuoto che aspetterrà lo scorrere delle stagioni per farsi nuovamente pieno, attraversando una leggera nostalgia lungo questo cammino infinito che si ripete.






Intanto l'inverno è tornato, e con lui la fragile poesia dei cristalli fi ghiaccio. Migliaia di gocce che si travestono da diamanti per abbellire le pareti di posti che chiamo casa, posti dove amo vivere, posti che amo vivere.










L'emozione di questo eterno ritorno la rivivo con Omar, condividendo pensieri, paure, sogni e gioie della vita di ogni giorno. Una vita mutevole e varia. come l'acqua, l'aria ed il vento che ci accompagnano.


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