Lasciato il Forte Pozzi Alti imbocchiamo il sentiero per il rifugio Denza. L'aria del bosco è satura d'umidità, una pioggia sottile penetra le fronde arrivando fino a noi, mentre echi lontani di temporale ci fanno affrettare il passo.
Il cielo è grigio sopra le cime, e un vento caldo soffia radente le rocce, sfiorando i rododendri in fiore, sfiorando il sentiero e i miei pensieri. Saliamo in Presanella per il modulo alta montagna del corso esame per istruttori di alpinismo. Questa volta, ancora con Roberto, siamo dall'altra parte della barricata, pochi anni fa salivo sentieri simili con la preoccupazione di affrontare un esame, oggi li salgo con la preoccupazione di riuscire a trasmettere le mie esperienze in maniera costruttiva ai futuri istruttori; mentre cammino mi immagino Fabrizio mentre pronuncia le parole del messaggio "Mi raccomando, siate più maestri che istruttori". Sorrido assieme al mio compagno: lo saremo.
In breve arriviamo al rifugio, subito riunione per l'indomani. Sarà una lunga giornata.
L'aria fuori dal rifugio è inaspettatamente calda alle tre del mattino. In mezzo al gran fermento sulla terrazza del rifugio cerco i miei compagni di cordata, Davide e Lucia. Fatto velocemente il punto della situazione ci incamminiamo lungo il sentiero che sale al passo Cercen, seguendo la morena fino ad abbandonare il sentiero, e piegando a sinistra, verso la parete nord.
Sotto lo sguardo benevolo di una luna che sbircia da dietro le cime, scendiamo il fianco della morena, attraversando in direzione della vedretta che poi risaliamo verso l'attacco del canalone Weisslbaumer, il banco di prova di Lucia e Davide.
Ci leghiamo in cordata e saliamo il ghiacciaio fino alla base del canalone, qui, approntata una sosta, ci prepariamo alla salita, mentre l'alba ci coglie con le sue luci fredde e con un leggero vento da est,
Lucia parte per la prima parte della via, mentre Davide le fa sicura.
La corda scorre leggera sui cristalli di neve dura, appena un leggero scricchiolio al suo passare rivela che le condizioni sono sufficienti per una salita in sicurezza.
Alla nostra sinistra veloci puntini neri si muovono in direzione della Cresta Nord Est, Roberto ed Enrico con i loro corsisti salgono verso la loro avventura.
Saliamo di quota lungo il pendio, arrampico dietro a Lucia controllando le protezioni che ha posizionato, mentre Davide segue recuperando il materiale, Con lo scorrere del tempo sento sciogliersi la tensione dei miei compagni, evapora come piccole gocce di rugiada all'alzarsi del sole nel cielo.
Il pendio si impenna verso le rocce soprastanti. La lingua di neve e ghiaccio si insinua decisa nella parete, si aggrappa ad essa, cercando una via di uscita verso il blu del cielo. Ora prende il comando della cordata Davide che ci porterà fino all'uscita in cresta, a margine della Muraccia.
Il sole si diverte con le nuvole, giocando con le condizioni della parete, Le scariche di sassi si fanno via via più frequenti, per fortuna la maggior parte di loro tende a scivolare nel profondo colatoio che solca la parete, ma ogni tanto qualche sasso curioso cerca di venire a far conoscenza da vicino con gli alpinisti che punteggiano il lenzuolo bianco tra le rupi. Per fortuna ci si sfiora, senza approfondire, lasciando che ognuno prosegua la sua strada.
Negli ultimi tiri la neve si fa pesante, a tratti è difficile salire, se non con molta fatica e "lavoro sporco". Viste le scarse precipitazioni dello scorso inverno e le temperature piuttosto elevate della stagione, l'uscita in cresta è spoglia e l'ultimo tiro è in gran parte su sfasciumi instabili e pericolosi. Ma non ci si perde d'animo e finalmente usciamo in cresta, in vista della cima della Presanella e della cima Vermiglio, con la Vedretta di Nardis ai nostri piedi.
Sistemato il materiale e consumato l'ultimo goccio di tè iniziamo il lungo e noioso rientro al Denza. Passando sotto il versante su della Cima Vermiglio guadagniamo velocemente il Passo Freshfield e da qui per il nevaio scendiamo al Passo Cercen. Le condizioni della neve nel tardo pomeriggio si fanno pesanti e la morena della Vedretta Presanella ci appare come un lontano e desiderato miraggio.
Raggiunta finalmente la morena possiamo togliere i ramponi e riporre le piccozze. La stanchezza inizia a farsi sentire mentre risaliamo lungo la Cresta di San Giacomo per rientrare in rifugio, sale forte il desiderio di sedersi davanti ad una birra per gustarla in compagnia e raccontarsi le proprie impressioni.
Spronato dalla brama, il passo si fa veloce lungo il sentiero, mentre una volta, e poi ancora una, ci fermiamo a guardare la via di salita per assaporare lentamente quel sottile filo di gioia e soddisfazione che ripaga della fatica della giornata. Un'ultimo sguardo ancora, finché una svolta del sentiero ci nasconde la sua vista e ci lascia solo il ricordo di una bella salita.
Lucia parte per la prima parte della via, mentre Davide le fa sicura.
La corda scorre leggera sui cristalli di neve dura, appena un leggero scricchiolio al suo passare rivela che le condizioni sono sufficienti per una salita in sicurezza.
Saliamo di quota lungo il pendio, arrampico dietro a Lucia controllando le protezioni che ha posizionato, mentre Davide segue recuperando il materiale, Con lo scorrere del tempo sento sciogliersi la tensione dei miei compagni, evapora come piccole gocce di rugiada all'alzarsi del sole nel cielo.
Spronato dalla brama, il passo si fa veloce lungo il sentiero, mentre una volta, e poi ancora una, ci fermiamo a guardare la via di salita per assaporare lentamente quel sottile filo di gioia e soddisfazione che ripaga della fatica della giornata. Un'ultimo sguardo ancora, finché una svolta del sentiero ci nasconde la sua vista e ci lascia solo il ricordo di una bella salita.
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