Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 16 gennaio 2017

Cjanevate nord

Il buio ci avvolge nelle prime ore dell'Epifania, mentre saliamo verso la Cresta Verde. 
Il respiro si materializza davanti a noi, cristallizzandosi davanti agli occhi, nel fascio di luce della frontale.
Non sono i rossi bagliori dei falò che iniziano a rischiararci la via, sul sentiero gelido. Alle nostre spalle il sole si sta svegliando, mentre raggiungiamo il confine tra luce ed ombra. Il respiro della notte ci saluta.








Ci caliamo nelle ombre  del versante nord lungo tracce poco frequentate. Il vento amplifica il gelo che ci sorprende d'improvviso. Il sentiero scende verso il fondovalle per poi risalire verso la porta dell'Ejskar, spazzato da raffiche che, a tratti, ci rubano l'equilibrio. Dispettose.



La befana non ci ha portato del carbone oggi, ma un sacco pieno di ghiaccioli. La neve scricchiola sotto il morso dei ramponi, il vento è sempre più insistente nel voler farci compagnia. Saliamo decisi, mentre pian piano si insinua l'idea di tornare indietro.
Ancora un pò, saliamo ancora un pò.





Raggiungiamo la piccola forcella che ci porta al ghiacciaio Ejskar. Il vento si fa più forte e siamo alla sua mercé. A tratti sembra impossibile muovere ancora un passo. Mentre lo sguardo sale alla parete della Cjanevate decidiamo di tornare indietro.  Oggi non la saliremo. 






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