Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.
(Kahlil Gibran)
Le pile illuminano il sentiero mentre saliamo, tornante dopo tornante, al piccolo pianoro del Zuc de Cros. Una sottile striscia rossa all'orizzonte preannuncia l'inizio di un nuovo giorno, mentre sotto di noi l'oscurità avvolge ancora tutta la pianura, scintillante di piccole luci accese.
Dal rosso al rosa, dal rosa al giallo, pian piano il cielo cambia colore, mentre siamo tutti in trepidante attesa di veder sorgere il sole. Tutti pronti a fotografare la star di oggi che, preceduta da un circoscritto bagliore, si alza pigramente per poi stiracchiare i propri raggi e illuminare il cielo in un susseguirsi di scatti fotografici e di sorrisi meravigliati.
L'alba sul Zuc de Cros....
A tutti è dovuto il mattino, ad alcuni la notte. A solo pochi eletti la luce dell'aurora.
(Emily Dickinson)
Un' idea nata così, all'ultimo momento... tanto dovevamo svegliarci presto per la nostra uscita in montagna. Un giro di messaggi, la sveglia anticipata di un paio d'ore e via, a vedere l'alba, per poi ritrovarci al solito bar per bere il caffè e partire per la meta prefissata. Al solito gruppo d'amiche si uniscono mia sorella, suo figlio e suo cognato, tutti amanti della fotografia e alla loro prima alba!
Mentre loro rientrano soddisfatti a casa, noi proseguiamo verso Illegio e Pra di Lunge, dove parcheggiamo e ci mettiamo svelte in cammino. Siamo un po' tardi sui tempi di marcia, ma recuperiamo in fretta, salendo veloci nel bellissimo bosco di Savale, dove altissimi faggi ricoprono i pendii alle pendici del Palavierte che, assieme al Cuel Mauron, rappresenta la meta di oggi.
Troverai di più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le pietre ti insegneranno ciò che non si può imparare da maestri.
(San Bernardo)
Il sole nel frattempo si è alzato per bene e occhieggia tra gli alberi spogli, mentre raggiungiamo i ruderi di un capanno, presso il Cuei di Fur. Dobbiamo aggirare il monte per poter intersecare il vallone che scende tra le due cime, per poi risalirlo, sotto i caldi raggi di quel sole visto sorgere stamattina! E fa caldo... un caldo incredibile per essere dicembre! E noi, vestite d'inverno!!!
Gira il tuo viso verso il sole e le ombre cadranno dietro di te.
(proverbio Maori)
Tra accaldati sbuffi e rinvigorenti soste, raggiungiamo finalmente il bivio tra le due cime e dopo un veloce consulto, optiamo per salire prima il Cuel Mauron, più complicato del Palavierte. Preso il sentiero di destra, raggiungiamo una forcella che si affaccia sul versante opposto, profondo e dirupato.
Una traccia tra intricati mughi ci guida nei passaggi migliori, per poi portarci a risalire un canalino roccioso per raggiungere la cresta che porta al tratto verticale che precede la cima. Un cavetto messo recentemente agevola leggermente l'ultimo complicato ed esposto tratto roccioso per poi depositarci a pochi metri dal grosso ometto di sassi che segnala la cima del Cuel Mauron!
Possa il vostro cammino essere tortuoso, ventoso, solitario, pericoloso e portarvi al panorama più spettacolare.
(Edward Abbey)
La vista è a dir poco splendida! La vicina cuspide rocciosa del Sernio, una vera tentazione!!! Verrà anche il suo turno...
Cime infinite tutt'attorno, valli avvolte dalla foschia, cielo terso e sole splendente sopra di noi! Endorfine a pacchi, come dice la saggia Diana!
Sulla vicina cima del Palavierte ci sono alcune persone ma per quando ne raggiungeremo la vetta, se ne saranno andate.
Pure da essa, il panorama è splendido! Una piccola croce di vetta e spighe dorate risplendono al caldo sole pomeridiano e noi possiamo finalmente rilassarci e godere del ricordo di tutto quanto fatto oggi!
Se desideri conoscere il divino, senti il vento sul viso e il sole caldo sulla tua mano.
(Buddha)
I caldi colori del tramonto ci coglieranno sulla via del ritorno, disegnando lunghe linee d'ombre tra gli alberi, lasciandoci in regalo un ultimo incredibile ricordo di questa lunga giornata!
Natura! Ne siamo circondati e avvolti - incapaci di uscirne, incapaci di penetrare più addentro in lei. Non richiesta e senza preavviso, essa ci afferra nel vortice della sua danza e ci trascina seco, finche, stanchi, non ci sciogliamo dalle sue braccia.
(Goethe)
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