Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 20 ottobre 2016

Cimon di Palantina

Il gruppo del Cavallo è una presenza costante nella mia quotidianità. Sempre presente, incombente sullo scorrere del tempo nella pianura friulana. Sarà forse per questa "frequentazione" a distanza che i suoi sentieri mi sono quasi sconosciuti, una salita al Cimon dei Furlani si perde nei ricordi di "tanto tempo fa" poi per molti anni un oblio, compensato dallo sguardo che vi sale ogni giorno. O quasi.
In un giorno n cui l'estate sembra ritornare sui suoi passi,  ci inoltriamo nei colori autunnali del bosco che da casera Capovilla conduce alla Val Sughet.
Il bosco giallo ci accoglie con un tappeto di foglie rosse, steso tra le pietre bianche. Mano a mano che si sale verso la Val Sughet l'autunno si ritira dagli alberi e il verde torna il colore predominante.



L'autunno si è spezzato,  la pelle si accorge della sua umidità, ma l'occhio non gode della magia delle foglie che diventano fiori, ne dalla leggera sensualità con cui spoglia i faggi.




Il sole si alza, intiepidendo l'aria. Saliamo verso la Val Sughet ed alle nostra spalle un mare di nuvole copre la pianura fino al mare. Davanti a noi la Cima Manera, silenziosa,  sovrasta la valle, mentre la nostra meta sembra stare in disparte, in attesa.










Traversiamo lungamente in direzione di forcella Palantina, superato un ultimo gruppetto di escursionisti diretti alla Cima Manera il silenzio ci abbraccia. Ampi sbuffi si alzano dalla pianura, raggiungendo le cime, e un soffio gelido ci annuncia l'arrivo in forcella.





Il sentiero sale verso leggero verso forcella Colombera, i verdi sono zuppi delle piogge dei giorni precedenti e richiedono qualche attenzione in più. Giunti sulla selletta dominiamo l'altopiano del Cansiglio, che ancora non si è arreso ai colori dell'autunno.
Pochi passi ancora alla croce in vetta, mentre le nebbie salgono a ghermire il panorama.






La solitudine della cima viene sottolineata da un carosello di quinte eteree, che alzandosi ed abbassandosi rivelano dettagli piccoli e grandi di quanto ci circonda, cime vicine e lontane, voci e risa portate dal vento, come tutto fosse un'allegra commedia.





Il rientro porta con se sbuffi di pensieri che, come le nuvole, si accavallano. In attesa di un autunno in cui la natura dia il meglio di se, con girandole di colori che emozionano e fan gioire lo spirito. Aspettando che il freddo del mattino conquisti le brevi e intense giornate d'inverno.

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