Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

sabato 17 settembre 2016

Croda Negra, silenzi dolomitici

La luce tiepida degli ultimi giorni d'estate incornicia una giornata per crode silenziose. Le legioni di agguerriti gitanti estivi sono un ricordo lontano nel tempo, in questi primi giorni di settembre. Il silenzio che abbraccia prati e crode fa passare in secondo piano il panorama. 


Salendo a passo Giau poche auto. Le ripide rampe sono affrontate da qualche ciclista che spinge sui pedali, mentre le ruote mordono dolcemente l'asfalto grigio e freddo.
Lasciamo l'auto nei pressi del rifugio Fedare e imbocchiamo la forestale che passa sotto gli impianti e sale tra i prati al cospetto dell'Averau
La Croda Negra se ne sta in ombra, timida, quasi a nascondersi ai nostri occhi, che la cercano per la prima volta. Un angolo silenzioso in queste Dolomiti silenziose.

Passiamo oltre la Punta Dallago e puntiamo ad una cimetta isolata, con una galleria di guerra alla base. Ormai non ci raggiungono più nemmeno i rumori della strada che sale al Giau.
Saliamo ancora ad una piccola forcelletta ed ora, persa ogni timidezza, la parete ci si para davanti, mentre i primi raggi di sole la sfiorano. Le nostre ombre ci rincorrono, cercandosi.



L'attacco è facilmente individuabile, indicato pure da una piccola scritta alla base del camino iniziale. Ci prepariamo senza troppe parole, continuando a godere del silenzio che impreziosisce la giornata
Super Rapida

La roccia è buona e la salita è spensierata e divertente. Clessidre, maniglie, buchetti e fessure sono un continuo susseguirsi e Nadia si diverte, "altro che la Cima d'Asta!!"



In silenzio anche grosse nuvole si fanno coraggio all'orizzonte  e gonfiano il petto minacciose. Continuiamo a salire sotto qualche goccia, ma poi, in silenzio come sono arrivate, in silenzio lasciano il posto al sole che, a sprazzi, ci accompagna verso la cima.





Un ultimo tiro di corda lungo un divertente camino ci porta in cima, dove il panorama ci riempie gli occhi. La piccola cima è sormontata da un piccolo cumulo di pietre, di fronte a noi l'imponente mole della Tofana ruba la scena alle tante cime che ci circondano, con i suoi arditi pilastri, ricorda una cattedrale gotica. Il sole gioca con le nuvole a creare spettacolari giochi di luci e ombre, e ormai i piaceri dell'arrampicata sono lontani, accantonati di fronte ad una tale magnificenza.








Scendiamo in doppia dalla piccola cima e raggiungiamo il sentiero che percorre i facili pendii settentrionali della Croda Negra. Lungo sentieri di Guerra raggiungiamo forcella Averau, da cui poi scendiamo nuovamente verso il Fedare. Le ferite di un secolo fa sono ancora visibili quassù.











Da ovest giungono rumori di tempesta e ci affrettiamo lungo il sentiero che scende ripido le balze rocciose, ma quando raggiungiamo i pascoli sotto le pareti la fretta si dissolve, scompare. La pioggia non fa più paura. Resta lontana, si sente solo il suo respiro freddo ed umido.



Il silenzio pervade ancora una volta i nostri passi e non serve dire nulla. Luci e ombre si rincorrono sui prati mentre i colori dell'autunno piano piano, silenti, iniziano a farsi avanti.

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