Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

domenica 8 novembre 2015

Val di Mello

Dopo tanti progetti svaniti per mille motivi, finalmente arriviamo a conoscere le pareti ruvide della Val di Mello. Un pò intimoriti dalla nomea della valle, raggiungiamo sul far della sera il paese di San Martino. Il traffico lombardo ci ha messo a dura prova i nervi e cosi arriviamo in paese tirati e affamati. I timori si dissolvono davanti alla cena. Per l'indomani, ormai a pancia piena, non temiamo quasi niente.
La notte passa veloce ed il mattino ci regala una valle fredda e all'ombra. Il sole abbraccia le cime più alte, relegando il fondovalle a una luce glaciale. Fredda.
Andiamo in piazza e prendiamo la navetta che ci porta al parcheggio. 
Una leggera nebbiolina ci stringe in un abbraccio umido e freddo. Le dita si intirizziscono e si rintanano in fondo alle tasche.

Ci guardiamo in giro per orientarci e capire dove andare. Le tabelle dei sentieri pare non vadano di moda da queste parti. Chiediamo a quattro ragazzi che arrivano spediti qualche informazione, ma tra un "non so" e un "eh c'è tanta roba qua" se ne vanno avanti per la loro strada lasciandoci alla lettura della guida ed ai selvaggi sentieri delle Terre di Mello.





Altri due frettolosi viandanti nel gelido mattino, informati delle nostre intenzioni, finalmente ci indirizzano "ah si, è quella che abbiamo fatto noi" e via, anche loro per sentieri (poco) visibili.
Con poche certezze ci inoltriamo per selve oscure, che la diritta via era smarrita. Tra torri e speroni, avanziamo nel cuore di granito. La selva si chiude sopra di noi precludendoci la vista verso l'alto e l'orientamento. Andiamo avanti a naso fin che arriviamo davanti ad una parete che non ci lascia alternativa, se non quella di un mesto ritorno sui nostri passi, affondati in un letto di foglie secche. D'improvviso ci raggiungono delle voci. Lontane, oltre uno spigolo. Che sia la via che ci chiama? scendiamo velocemente verso il richiamo e arriviamo alla base di una grande placca. Dove siamo giunti? Dissimulando sicurezza chiediamo ad un ragazzo su cosa si stanno impegnando i suoi amici. Stomaco peloso. Rapida consultazione della guida. Quasi ci siamo. Non è proprio la via che intendevamo fare, ma concatenata alla classica Alba del Nirvana ci va bene per l'approccio al mondo del granito.
Partenza soft con protezione lunga quasi venti metri prima di qualcosa di serio, anche se sul facile, son sempre quasi sei piani.











Sotto di noi il fondovalle gode di spiccioli di sole prima di tornare nelle ombre autunnali. Iniziamo a scendere in corda doppia, ma non ne abbiamo abbastanza per questo primo incontro, e torniamo a cimentarci su un'altra bella placca, spittata questa volta!




Il sole inizia il suo declino sopra di noi e scendiamo a fondovalle, mentre l'aria fredda del tramonto inizia a punzecchiare le gote. la valle ci offre i suoi colori migliori mentre rientriamo a San Martino.



Il giorno inizia con lo stesso copione: sveglia, colazione, navetta. Ritentiamo la conquista del Brontosauro. Nel bosco si intrecciano dubbi e sguardi perplessi, seguiamo tracce sbiadite e sommerse dalle foglie secche. Pietre ricoperte di muschi non sembrano raccontare di recenti passaggi. Incontriamo una coppia di Treviso che ci segue speranzosa, ma le nostre mete non coincidono e presto si separano.
D'improvviso spunta nel bosco una parete, quasi per magia. E' lei, anzi lui, il Brontosauro. La parete è fredda nell'ombra mattutina. Quasi a ritardare il confronto decidiamo di andare a dare un occhio al vicino Sperone degli Gnomi. L'abbraccio del bosco si fa sentire nella luce fredda del mattino e cosi, rapiti da quel diedro ruvido decidiamo di salire Tunnel  Diagonale, altra via classica della valle, aperta da Guerini & C. nel 1976.




Il nascere del sole in parete è un piacere senza paragoni, la vita sembra rifluire attraverso la pietra, entra dalle dita a riscaldare il corpo e il mondo si colora attorno a noi.







Tornati alla base della parete un faggio secolare ci ripara dal sole mentre sistemiamo le cose e ci prepariamo a salutare il nostro primo viaggio in valle.
I colori delle foglie risaltano nei contrasti duri del pomeriggio. Il vento ha smesso di soffiare dalla cima del Disgrazia e il tepore ci accompagna in maniera quasi solenne nel rientro.
La ruvidezza del primo incontro lascia spazio al desiderio di vedersi nuovamente, come un amore tormentato a cui ci si rende conto di essere incapaci a resistere.
Ah! il Granito!





1 commento:

Anonimo ha detto...

Decisamente mi viene da dire…”A” come “ADERENZA”!!!!
Ma anche come “Autunno” e “Allafacciachevie!” :-)

Per continuare con l’alfabeto, direi:
- “B” come “Bellissimo” e “Bravi”!
- “C” come “Complimenti per la scelta” e “Colori fantastici”

Mi fermo qui…arrampicare in un mondo così è un sogno! Vale la pena persino perdersi in una selva oscura. “Mello” di così…! :-)
Ciao! lauretta