Arriviamo in tarda mattinata a Vermiglio godendoci la frescura della valle. Proseguiamo per Stavel e ci inerpichiamo per la strada militare che porta al parcheggio del forte Pozzi Alti.
Parcheggiamo nel piccolo spiazzo e iniziamo a preparare il materiale per la nostra tre giorni di aggiornamento e salite: gli zaini iniziano a pesare e qualcosa viene lasciato in auto, considerato attrezzatura non necessaria.
Scendiamo brevemente lungo la rotabile e imbocchiamo, sulla destra, il sentiero che sale al rifugio Stavel - Denza.
Saliamo con calma lungo il comodo sentiero e, in poco più di un'ora , siamo in vista del rifugio. Manca poco quando il cielo grigio inizia a farsi più basso e facciamo appena in tempo a raggiungere le veranda del rifugio quando il temporale decide di farsi sentire e vedere. Il tempo di appoggiare gli zaini e la pioggia inizia a cadere violenta. I buoni propositi di iniziare il ripasso nelle ore pomeridiane cerca consolazione in un generoso boccale di birra, mentre le parole scorrono in attesa della cena, nel caldo abbraccio di legno del Denza.
Mentre ceniamo lo sguardo si perde guardando la pioggia attraverso le finestre, sorprendendosi piacevolmente per un inattesa buona notte della cima illuminata dal sole. Buon auspicio per l'indomani.
La mattina è fresca ma non troppo, e dopo una discreta colazione, mettiamo gli zaini in spalla e raggiungiamo la vedretta della Presanella, dove passeremo la giornata tra uso dei ramponi e della picozza, soste, recuperi e cupi tonfi di rocce; precipitano dalla parete nord schiantandosi fragorosamente sul ghiacciaio, sollevando ampi spruzzi di neve, tant'è che Mirco, il gestore, ci sconsiglia di prendere in considerazione salite da questo versante.
La giornata è stata densa e interessante, raggruppiamo l'attrezzatura e riguadagniamo la morena per rientrare al rifugio. Uno sguardo in direzione del passo Cercen per individuare la via di salita per l'indomani e poi con passo svelto verso il rifugio per la cena.
La sera del sabato è decisamente più affollato e il dopo cena è allietato da Mirco che si da da fare con chitarra e fisarmonica, ma alle 22 tutti a nanna.
La sveglia suona prima delle quattro, lo zaino è pronto, basta vestirsi e scendere a fare colazione. Siamo parecchi, tutti hanno fretta, tranne noi. "Ce coventie tante premure, no sano che dopo iu passin ducju" sentenzia Robertone, alle prese con un panetto di burro e la marmellata.
Usciamo nel silenzio antelucano, l'aria è fresca, ma non punzecchia le gote. Una lunga serpentina di lucine punteggia il sentiero. Partiamo anche noi.
Ripercorriamo i passi del giorno prima fin sulla morena, ma invece di scendere sul ghiacciaio, puntiamo ala nostra destra e continuiamo sul sentiero. Superata la vasta landa desolata lasciata dal ghiacciaio, continuiamo a salire lungo le levigate placconate granitiche sotto la Cresta di San Giacomo, fino a raggiungere le nevi del Passo Cercen.
Qui ci leghiamo in due cordate e iniziamo la traversata della vedretta. Il ghiacciaio si fa più ripido e passando sotto un tranquillo seracco arriviamo nei pressi della sella Freshfield. Superata con facilità la crepaccia terminale ci affacciamo sul versante sud. Dinanzi a noi la cima della Presanella svetta sulla vederetta di Nardis.
Traversiamo in quota a guadagnare la cresta e puntiamo al pendio inclinato che porta alla cresta. Pochi passi e raggiungiamo la croce di vetta. Il tempo di un paio di foto e di bere un pò d'acqua e iniziamo la discesa.
Scendiamo lungo la cresta nevosa che porta alla Muraccia e iniziamo la discesa lungo la via di salita. Il caldo delle ultime ore del mattino ammorbidisce un pò la neve, ma non diventa mai troppo faticoso il procedere lungo la traccia del mattino.
Una volta scesi dal Passo Cercen optiamo per il rientro per il Sentiero dei Todeschi, che per verdi vallette ci porta al Laghetto della Presanella prima, e nuovamente al rifugio Denza poi.
La mattina è fresca ma non troppo, e dopo una discreta colazione, mettiamo gli zaini in spalla e raggiungiamo la vedretta della Presanella, dove passeremo la giornata tra uso dei ramponi e della picozza, soste, recuperi e cupi tonfi di rocce; precipitano dalla parete nord schiantandosi fragorosamente sul ghiacciaio, sollevando ampi spruzzi di neve, tant'è che Mirco, il gestore, ci sconsiglia di prendere in considerazione salite da questo versante.
La giornata è stata densa e interessante, raggruppiamo l'attrezzatura e riguadagniamo la morena per rientrare al rifugio. Uno sguardo in direzione del passo Cercen per individuare la via di salita per l'indomani e poi con passo svelto verso il rifugio per la cena.
La sera del sabato è decisamente più affollato e il dopo cena è allietato da Mirco che si da da fare con chitarra e fisarmonica, ma alle 22 tutti a nanna.
La sveglia suona prima delle quattro, lo zaino è pronto, basta vestirsi e scendere a fare colazione. Siamo parecchi, tutti hanno fretta, tranne noi. "Ce coventie tante premure, no sano che dopo iu passin ducju" sentenzia Robertone, alle prese con un panetto di burro e la marmellata.
Usciamo nel silenzio antelucano, l'aria è fresca, ma non punzecchia le gote. Una lunga serpentina di lucine punteggia il sentiero. Partiamo anche noi.
Ripercorriamo i passi del giorno prima fin sulla morena, ma invece di scendere sul ghiacciaio, puntiamo ala nostra destra e continuiamo sul sentiero. Superata la vasta landa desolata lasciata dal ghiacciaio, continuiamo a salire lungo le levigate placconate granitiche sotto la Cresta di San Giacomo, fino a raggiungere le nevi del Passo Cercen.
Qui ci leghiamo in due cordate e iniziamo la traversata della vedretta. Il ghiacciaio si fa più ripido e passando sotto un tranquillo seracco arriviamo nei pressi della sella Freshfield. Superata con facilità la crepaccia terminale ci affacciamo sul versante sud. Dinanzi a noi la cima della Presanella svetta sulla vederetta di Nardis.
Traversiamo in quota a guadagnare la cresta e puntiamo al pendio inclinato che porta alla cresta. Pochi passi e raggiungiamo la croce di vetta. Il tempo di un paio di foto e di bere un pò d'acqua e iniziamo la discesa.
Scendiamo lungo la cresta nevosa che porta alla Muraccia e iniziamo la discesa lungo la via di salita. Il caldo delle ultime ore del mattino ammorbidisce un pò la neve, ma non diventa mai troppo faticoso il procedere lungo la traccia del mattino.
Una volta scesi dal Passo Cercen optiamo per il rientro per il Sentiero dei Todeschi, che per verdi vallette ci porta al Laghetto della Presanella prima, e nuovamente al rifugio Denza poi.
2 commenti:
Spaventoso il versante nord. Qui, come in Marmolada, sarà possibile salire forse solo in primavera, e su neve. Ghiaccio addio...
No ghiaccio c'è ne ancora, è stata una stagion magra, ma binocolando in parete c'è ancora oro azzurro
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