L'inverno nonostante le apparenze non cede ancora il passo alla primavera, non nei miei pensieri. Neanche nei pensieri di Omar a quanto pare, e i nostri pensieri convergono sui canali che si possono salire nei dintorni di Passo Vrsic.
Domenica di buon ora si parte alla volta di Kraniska Gora: la strada che s'inerpica al passo ci introduce in ambienti severi e maestosi, cime grigie incrostate di neve e ghiaccio ci guardano da sopra le cime degli alberi. Arrivati al parcheggio in prossimità della sella un schiaffo di freddo ci saluta mentre ci prepariamo di buona lena.
La parete est della Mojstrovka è bella, maestosa e invitante. Che fare? Cosa saliamo? Propongo un concatenamento che lascia perplessi i compagni, Omar non è convinto delle rocce in uscita sulla Uroseva Grapa al Nad Sitom Glava e allora ci incamminiamo su una bella traccia per salire all'attacco della classicissima Pripravniska grapa.
Dopo un breve traverso sotto il vallone che scende dal plateau sommitale del Nad Sitom Glava, la parete appare in tutta la sua bellezza, e mentre ce la godiamo, scorgiamo un puntino nero che sale solitario la Butinarjava Grapa, lancio sguardi d'intesa ai compagni che non vengono colti, provo con un approccio più deciso ma non sortisco risultato alcuno. Eh sia proseguiamo verso la meta primaria.
La neve è dura e ben assestata e arriviamo in un'ampia nicchia alla base del canalone, dove calziamo i ramponi e togliamo le picozze dallo zaino.
La salita è facile, senza problemi, tutta da godere, un piccolo gradino roccioso a meta che si supera senza grossi fastidi.
Usciamo sul costone dove passa la via normale per la cima, sferzati dal vento: e adesso che si fa? Andiamo a vedere l'altro canale? Facce non convintissime mi guardano, ma alla fine si scende e si va "a dare un occhio". Si dice così di solito.
Alla base del canalone una coppia di ragazzi scende ridendo come matti a mò di slittino, slo-style: "too funny, too fast! yuuuuuuuu-huuu" e via spariscono verso il passo alzando sbuffi di neve.
Io attendo i miei compari e quando mi raggiungono iniziamo a traversare sotto le pareti in direzione dell'attacco della Butinarjeva Grapa.
La salita si presenta con maggiore pendenza della precedente, con rocce che affiorano dalla neve e dal ghiaccio. Gli occhi si beano di tale vista, almeno i miei, e inizio a salire smanioso di uscire verso l'alto. Colgo qualche perplessità attorno a me: "ben intanto vado a dare un occhio, a vedere com'è". Ma la situazione mi scappa di mano e salgo su pensando solo a quanto bello è salire!
Omar e Andrea sono più in basso, piantano un chiodo e si calano; io resto da solo.Continuo a salire con calma, la pendenza è sui 60° e la neve bella dura, tiene anche su spessori minimi, che si alternano a tratti nudi dove le piccozze trovano solo la pietra da mordere. Il tempo si dilata e perde d'importanza, sto bene e mi diverto e le lancette dell'orologio certo non hanno rilevanza, il tempo è dato dal respiro, e dal tintinnare alternato di becche e ramponi.
Esco nuovamente sul costone della via normale, battuta da molti scialpinisti che puntano alla cima, il vento fresco sferza le guance e raffredda l'abbraccio del sole. Sempre con i ramponi ai piedi scendo verso l'intaglio della via normale, abbandono il sole e mi calo nell'ombra del canalone.
Arrivato poco sotto la forella non resisto più alla voglia di scendere slo-style: appoggiato il sedere nella pista, mi lascio andare verso il basso.
Si va! Si va veloce! Eccome se si va veloce!!!! Anche troppo!
Il sole è alto nel cielo e scalda appena il viso, mentre lo sguardo sale, accompagnato dal vento, ancora una volta a posarsi sulla neve e sulle rocce, prima di far ritorno a casa, dopo una gran bella giornata.
La parete est della Mojstrovka è bella, maestosa e invitante. Che fare? Cosa saliamo? Propongo un concatenamento che lascia perplessi i compagni, Omar non è convinto delle rocce in uscita sulla Uroseva Grapa al Nad Sitom Glava e allora ci incamminiamo su una bella traccia per salire all'attacco della classicissima Pripravniska grapa.
Dopo un breve traverso sotto il vallone che scende dal plateau sommitale del Nad Sitom Glava, la parete appare in tutta la sua bellezza, e mentre ce la godiamo, scorgiamo un puntino nero che sale solitario la Butinarjava Grapa, lancio sguardi d'intesa ai compagni che non vengono colti, provo con un approccio più deciso ma non sortisco risultato alcuno. Eh sia proseguiamo verso la meta primaria.
La neve è dura e ben assestata e arriviamo in un'ampia nicchia alla base del canalone, dove calziamo i ramponi e togliamo le picozze dallo zaino.
La salita è facile, senza problemi, tutta da godere, un piccolo gradino roccioso a meta che si supera senza grossi fastidi.
Usciamo sul costone dove passa la via normale per la cima, sferzati dal vento: e adesso che si fa? Andiamo a vedere l'altro canale? Facce non convintissime mi guardano, ma alla fine si scende e si va "a dare un occhio". Si dice così di solito.
Alla base del canalone una coppia di ragazzi scende ridendo come matti a mò di slittino, slo-style: "too funny, too fast! yuuuuuuuu-huuu" e via spariscono verso il passo alzando sbuffi di neve.
Io attendo i miei compari e quando mi raggiungono iniziamo a traversare sotto le pareti in direzione dell'attacco della Butinarjeva Grapa.
La salita si presenta con maggiore pendenza della precedente, con rocce che affiorano dalla neve e dal ghiaccio. Gli occhi si beano di tale vista, almeno i miei, e inizio a salire smanioso di uscire verso l'alto. Colgo qualche perplessità attorno a me: "ben intanto vado a dare un occhio, a vedere com'è". Ma la situazione mi scappa di mano e salgo su pensando solo a quanto bello è salire!
Omar e Andrea sono più in basso, piantano un chiodo e si calano; io resto da solo.Continuo a salire con calma, la pendenza è sui 60° e la neve bella dura, tiene anche su spessori minimi, che si alternano a tratti nudi dove le piccozze trovano solo la pietra da mordere. Il tempo si dilata e perde d'importanza, sto bene e mi diverto e le lancette dell'orologio certo non hanno rilevanza, il tempo è dato dal respiro, e dal tintinnare alternato di becche e ramponi.
Esco nuovamente sul costone della via normale, battuta da molti scialpinisti che puntano alla cima, il vento fresco sferza le guance e raffredda l'abbraccio del sole. Sempre con i ramponi ai piedi scendo verso l'intaglio della via normale, abbandono il sole e mi calo nell'ombra del canalone.
Arrivato poco sotto la forella non resisto più alla voglia di scendere slo-style: appoggiato il sedere nella pista, mi lascio andare verso il basso.
Si va! Si va veloce! Eccome se si va veloce!!!! Anche troppo!
Il sole è alto nel cielo e scalda appena il viso, mentre lo sguardo sale, accompagnato dal vento, ancora una volta a posarsi sulla neve e sulle rocce, prima di far ritorno a casa, dopo una gran bella giornata.
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