Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

sabato 7 marzo 2015

Ultimi aliti d'inverno

Mentre il profumo del caffè invadeva l'intimità della cucina, risvegliando la mente, il calendario mi ricordava che era il primo giorno di marzo. Uscendo di casa nelle prime ore del mattino il freddo poco pungente si mescolava ai sentori di una primavera che già da qualche giorno ci stava accarezzando il viso.
Il piacere di andare in montagna si mescolava al timore di non trovare quello che cercavamo. Serpeggiava in fondo all'animo una strana inquietudine già dalla sera prima. Sospeso tra l'andare ed il restare, alla fine il desiderio della scoperta ebbe il sopravvento.
Il grande Nord della settimana prima porta i segni del disgelo. Il grande vecchio dai capelli bianchi sta cedendo il posto ai lunghi e morbidi sospiri della primavera, intanto sotto un cielo grigio, fiori e steli rinverditi iniziano a contendere i fianchi della montagna a sempre più stanchi lembi di neve.
Ripercorriamo i passi di sette giorni prima, le neve ha ceduto ampi spazi al terreno pulito, i sassi tornano a scaldarsi sotto un sole sempre più benevolo. Il cuore cerca il freddo in fondo alla valle, cerca forse gli ultimi brillanti nella miniera di questo inverno che va ad esaurirsi.
Ma si sa che chi cerca trova.






Un piccolo tesoro lo portiamo a casa, intanto una debole lama di luce si insinua tra il grigiore che sovrasta le cime, ma facciamo finta di nulla e auguriamo ancora buona salute a questo inverno. 

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