Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

sabato 14 febbraio 2015

I racconti del vento

Dal fondo valle non si coglie che un leggero bisbiglio, quasi un timido invito ad avanzare. Poca neve sulla traccia battuta, comunque vergine nelle prime ore della mattinata. Ancora bisbigli.
Come l'inchiostro dà corpo alle parole sulla carta, la neve scrive nel cielo i sussurri del vento. Verga parole  sconosciute, ma che, affascinanti e dolci, attirano verso il cuore della valle, tra le ripide pareti che le danno corpo.



Il sentiero sale lento sul lato del torrente ghiacciato e si inoltra nel regno delle fiabe. Il vento sembra raccontare di cavalieri erranti salire nel regno della pietra e del ghiaccio a liberare fanciulle da oscure magie, ma sono fantasie che scuotono il corpo con un brivido.
Saliamo tranquillamente fin che la valle si allarga: d'un tratto il sussurro diventa un grido e il vento ci circonda, la neve ci distoglie dalla meta, togliendo il respiro.



Ci fermiamo, soli, nel mezzo della radura e scrutiamo le pareti. Il vento si ferma, si rilassa guardando la bramosia con cui i nostri sguardi scrutano le vie di cristallo.
Un bisbiglio e siamo nuovamente soli nel turbine.
Saliamo verso la parete, la raffiche da nord creano strani vortici nella vallata, si alternano tratti di quiete a tratti di tempesta.



Attacchiamo la prima lunghezza, con facilità, sebbene il vento spesso ci costringe a sostare in un limbo bianco. Brevi attimi che si dilatano nel turbinio di mille cristalli, attimi in cui il pensiero vola verso quel placido blu che ci sovrasta, mentre d'improvviso ci abbraccia regalandoci la calma. Riprendiamo a salire, ghiaccio ottimo e divertente.



La tregua dura poco, il vento torna a farci sentire la sua voce. Forte e brillante questa volta, sussurri e bisbigli sono un ricordo, ora intona canti corali con le pareti, e piano a piano ci avvolge con un manto di fiocchi.


Ci rimettiamo ai suoi consigli e ripieghiamo. Le corde vengono lanciate in un vuoto bianco e iniziamo la discesa verso valle. Il bianco ci avvolge e ci racconta di vecchie avventure, epiche gesta, lontane dal nostro combattere contro i mulini a vento.
Raggiunto il sentiero il cielo si fa nuovamente limpido, tra sussurri, canti e bisbigli si sente una leggera risata salire tra le rocce. Il vento ora ha un'altra storia da raccontare.




Sto bene quassù fra sprezzanti pareti e velata quiete.
E' quassù fra il divagare delle cime e i racconti del vento che mi sento a casa.

1 commento:

marianorun ha detto...

Che spettacolo!
Ho fissato le nuvole nell'ultima foto e ho aspettato il tempo del loro passaggio...
Grazie per avermi fatto ritrovare "il divagare delle cime", tra i racconti del vento e la memoria che dà senso alla ricerca (di ciò che si nasconde dietro una velata quiete...)
Saluti da Mariano