Questa estate mi fa rivivere l'esperienza del campo base, durante le salite alle montagne più alte della terra: un occhio al meteo, e lo sguardo speranzoso verso il cielo, in attesa di una finestra di bel tempo.
Un paio di giorni con Gabriele e Nadia a Sappada, prima della trasferta austriaca si pongono in questi termini. Cieli grigi, fatti di nuvole pesanti che quasi non riescono a sollevarsi da terra.
Così passiamo un paio di giorni fintanto che si apre una finestra di bel tempo! E con lei la seggiovia!
Gabriele è tutto contento di salire sulla "seggioria" e abbracciato a Nadia mi precede sul primo tratto, per poi ordinarmi di sedermi davanti nel secondo.
Arriviamo al rifugio Sappada 2000 mentre sole e nuvole si litigano il posto, una battaglia che andrà avanti per tutto il giorno. Sistemati gli zaini imbocchiamo il primo tratto di pista che ci porta all'imbocco del sentiero per i laghi, passiamo sotto le coste del Monte della Piana e usciamo sul pianoro sul lungo divallammento che divide la Piana di Unterz e la val di Sesis.
Il sentiero si fa comoda mulattiera e saliamo con calma, al passo di Gabriele, una pausa per bere, una per uno spuntino veloce, una per cercare legnetti che sparano o denti di dinosauro, o chissà che altro. Non dovremmo più stupirci, ma la fantasia di un piccolo alpinista non ha limiti.
Passata Casera d'Olbe la strada punta verso il cielo e dopo una rapida svolta ci appare davanti la chiesetta dedicata ai caduti della Grande Guerra. Poco meno di cent'anni fa quassù ci si ammazzava, e al fischio degli ufficiali si saltava fuori dalle trincee, ora l'unico suono è quello della campana che viene fatta suonare dai bambini. Rintocchi che malamente coprono gli schiamazzi di gitanti che non apprezzano il silenzio dell'acqua e della roccia.
Proseguiamo verso il lago occidentale; li gli schiamazzi non arrivano, pochi metri ci separano dall'altro specchio d'acqua, ma qui i escursionisti sono pochi e silenziosi, come le mucche al pascolo che si godono una giornata di sole grigio.
Un mare di nuvole abbraccia le cime dal Siera alle Terze, e si riversa verso il fondovalle. Un tramonto effimero ci accompagna verso casa.
Il sentiero si fa comoda mulattiera e saliamo con calma, al passo di Gabriele, una pausa per bere, una per uno spuntino veloce, una per cercare legnetti che sparano o denti di dinosauro, o chissà che altro. Non dovremmo più stupirci, ma la fantasia di un piccolo alpinista non ha limiti.
Passata Casera d'Olbe la strada punta verso il cielo e dopo una rapida svolta ci appare davanti la chiesetta dedicata ai caduti della Grande Guerra. Poco meno di cent'anni fa quassù ci si ammazzava, e al fischio degli ufficiali si saltava fuori dalle trincee, ora l'unico suono è quello della campana che viene fatta suonare dai bambini. Rintocchi che malamente coprono gli schiamazzi di gitanti che non apprezzano il silenzio dell'acqua e della roccia.
Proseguiamo verso il lago occidentale; li gli schiamazzi non arrivano, pochi metri ci separano dall'altro specchio d'acqua, ma qui i escursionisti sono pochi e silenziosi, come le mucche al pascolo che si godono una giornata di sole grigio.
Un mare di nuvole abbraccia le cime dal Siera alle Terze, e si riversa verso il fondovalle. Un tramonto effimero ci accompagna verso casa.
2 commenti:
ottimo carica batterie, nei momenti statici serve...... oooo se serve :-) !
Diciamo che abbiamo scaldato un po' i motori prima delle vere ferie!!
Ciao Luca ;)
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