Un altro anno è passato veloce. L'attesa si faceva sentire,e quando arrivano i primi di dicembre tra gli amici la domanda si ripete, come ogni anno, uguale. "Il vot lino su?" Dove si vuol salire non serve dirlo, basta dire orario e versante. La Madonute ci aspetta.
Quest'anno non sarà epica come l'anno scorso, le previsioni prospettano bel tempo. All'ultimo momento decido per la salita da nord con Raffaele e all'ultimo si aggiunge Stefano, mentre Mauro e un piccolo manipolo saliranno da sud, e Omar salirà dal Plan d'Aiars. Chissà mai se riusciremo a trovarci tutti in cima!
Arriviamo a Illegio alle prime luci dell'alba e alla partenza del sentiero c'è già un po di fermento.
Abbandonare il tepore dell'auto è poco piacevole ma siamo convinti che il movimento ci scalderà anima e corpo e questo ci sprona! Ma lo shock termico si fa comunque sentire!
Imbocchiamo il sentiero che sale al bivaco Cimenti-Floreanini. Le volte del sentiero salgono ripide e non ci impieghiamo molto ad arrivare al bivacco, che si preannuncia con un forte odore di fumo che esce dal camino. Fuori dal rifugio uno scooter ed un vespino rosso. Dentro una signora che lava le stoviglie "son venuta su stamattina a sistemare. Han dormito qui con i ragazzi stanotte prima di salire". Che servizio!
Proseguiamo lungo la forestale fino ad incrociare il sentiero che sale verso la cima, immergendosi nel bosco rado. Salendo la coltre di neve cresce di spessore. Si alternano lastroni duri a neve polverosa, ma arriviamo senza grossi intoppi al vasto catino sotto la cima. Il canale nord sale spoglio verso la forcella, alla nostra sinistra.
Saliamo verso le rocce di destra, in direzione delle attrezzature che agevolano la salita estiva. La neve scricchiola sotto le suole, salvo poi giocarti uno scherzetto e farti affondare fino al ginocchio, ma questo è il gioco della montagna invernale.
Il cielo sopra di noi è grigio, mentre la dorsale di confine alle nostre spalle è libera dalle nuvole e immersa in un azzurro profondo. Saliamo con l'animo rattristato dal grigiore sopra il candore del nostro cammino.
Saliamo un breve e facile canalino che sale diritto verso la forcella, tagliando il percorso estivo. Le voci che ci porta il vento ci dicono che la meta e vicina.
Arriviamo sulla selletta con la curiosità insita nel cuore di ogni alpinista di vedere cosa regala il prossimo orizzonte e la sorpresa ci lascia a bocca aperta. Quante volte è successo, e chissà quante volte ancora accadrà.
Ancora pochi passi e siamo in cima. Il panorama lascia poco spazio alle parole.
La Madonute ci guarda percorrere l'ultimo filo di cresta, fino al suo cospetto.
Mauro e gli altri non si vedono, ma poco dopo di noi ecco arrivare Omar. Un saluto e poi ci si immerge nuovamente nel godere questi attimi di vita.
Decidiamo di scendere per la via normale. Percorriamo la cresta fino alla forcella e scendiamo lungo il canalone, verso qualcosa di inquietante, quasi una discesa agli inferi.
Per fortuna la Madonute veglia su di noi e ancora ci accompagna: le nuvole pian piano si dissolvono nel primo pomeriggio e il sole accompagna i nostri passi verso l'auto di Omar, che dopo un paio di birre in compagnia ci riaccompagna a Illegio.
4 commenti:
Povera Madonute, non ci sopporterà più a forza di vederci.. ahahahah - Omarut
Fantastico il mare di nubi, una vera sorpresa!
dici? magari te che ti vede ogni giorno giù a tolmezzo e dintorni! a me pare abbia fatto l'occhiolino quando son arrivato su!
Un bell'appuntamento! ;-)
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