Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

venerdì 13 settembre 2013

Il dindon di Montanaia

Così lo chiamerebbe Gabriele.

L'umidità è pesante, e nonostante il fresco del primo mattino si gronda sudore. Si sale in silenzio, solo il rumore dei passi sul ghiaione, finchè la sua vista non strappa un'espressione di stupore. Nonostante le tante volte che lo si è visto, è sempre come la prima volta.


Arriviamo all'attacco mentre in parete vediamo all'opera già quattro cordate. Il cielo inizia a ingrigire unpò, ma oggi sentiamo che è la nostra giornata e non ci preoccupiamo. Un "crust" e una bottiglietta d'acqua nel marsupio e si parte.




Arriviamo velocemente al pulpito Cozzi, superiamo la fessura e affrontiamo l'aereo traverso. Penso all'inverno di qualche anno fa quando lo affrontammo con mezzo metro di neve... Vabbè eravamo giovani!



Il camino Glanvell è sempre il pezzo forte: nonostante l'abitudine all'esposizione, ogni volta l'idea di uscire dalla nicchia e innalzarsi sopra a un considerevole vuoto fa un pò di impressione. Sentiamo le voci degli amici che ci seguono riecheggiare rimbalzando sulle pareti di cima Toro e aspettiamo un attimo prima di partire. Una volta in vista ripartiamo verso il ballatoio.






Ora il cammino è facile e divertente, la roccia ci asseconda fredda e discreta, finchè suona la campana. Per la quattordicesima volta mi ritrovo in cima all' "urlo pietrificato di un dannato". Le cime vanno e vengono tra le nuvole, ma la campana respinge le brume. Aspettiamo gli altri, ma il freddo e la pioggia incombente ci mettono fretta.
Iniziamo a scendere. Ci aspetta il calore della stufa del rifugio Pordenone e la forte stretta di mano di Ivan e Marika.

1 commento:

montagne sottosopra ha detto...

Che mi scusi siorut, di ce bande si va su !