Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 11 luglio 2013

In Germùle

Domenica sgambatina verticale con Raffaele, dopo un pò bisogna rifarsi sotto anche con la roccia. Inizio soft con una classica delle nostre montagne: la parete nordovest della Zermùla.
Con noi ci sono anche Cip e Ciop, che saliranno Meledes, mentre noi andremo sulla via della Slavare.
In tanti anni che arrampico non ho mai salito questa linea, e visto che Raffaele preferisce qualcosa di tranquillo per rompere il ghiaccio , cade giusto a fagiolo.
Alla sommità dei ghiaioni ci dividiamo da Cip&Ciop e attacchiamo la parete sotto la grande placca che dà il nome alla via.
La salita è varia e divertente, le difficoltà contenute: c'è tutto lo spazio per divertirsi.





Di fronte a noi sale la ferrata della Zermùla ed è tutto un vociare ed uno sciamare di colori lungo il cavo.
Dalla nostra parte di montagna solo silenzio e vento, dall'altra traffico e voci. Due volti della stessa medaglia.
Continuiamo a salire, poche parole, poi un silenzio lungo un'intera corda, nel mezzo tanti pensieri.


Usciamo poco sotto l'anticima est. Di Cip&Ciop non c'è traccia.
Arrivati sul sentiero li chiamiamo. Lunghi squilli. Un velo di preoccupazione. Non sono neanche a metà via. Tornate indietro, ci vediamo giù.



L'attesa sarà lunga, ma alla fine nessuno si sarà fatto male, e l'importante è quello. Avranno modo di imparare a leggere le pieghe della montagna.

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