"No, no, no!"
La vocina nella mia testa continua a ripetermelo, mentre gambe e cuore vorrebbero tentare!
Non c'è nulla da fare: sono giusto un paio di metri, ma proprio non ci riesco! Diana è già giù in forcella, pronta all'attacco della ferrata per il Cuestalta, quando dico ad Enrica di passare, io mi fermo qui. Un paio di metri di cresta in discesa, dove i pali che sostenevano il cavo sono piegati verso l'esterno e assicurarsi risulta pericoloso e impossibile. Il ricordo di come mi sono bloccata con Luca sul Torkofel mi fa desistere prima di ritrovarmi in quella stessa bruttissima situazione. Enrica non vorrebbe lasciarmi da sola, ma insisto perchè, se riesce a passare l'ostacolo, vada almeno a vedere come si presenta la ferrata. Ci mettiamo d'accordo sui segnali da farci e la osservo, mentre scende piano e raggiunge Diana.
Sabato mattina il ritrovo è fissato a Gemona per le 7:15 e dopo aver preso su Enrica, raggiungiamo anche Diana. Puntata l'auto verso Paularo, seguiamo la stretta rotabile che porta al Cason di Lanza, fermandoci presso Casera Ramaz, dove parcheggiamo. La giornata è bella e alle 8:40 siamo in cammino sulla lunga sterrata che ci porta verso il rifugio Fabiani, che, da quel che dice il cartello, è chiuso! Chissà come mai?
Abbandonata la sterrata, seguiamo il sentiero che passando sopra un paio di ponticelli ci porta ad attraversare prati disseminati di molteplici fioriture, fino a sbucare sul pianoro del rifugio Fabiani, effettivamente chiuso e deserto!
Una visita al bivacco per firmare il libro e poi via, seguendo il sentiero 454, che ci porterà al Passo Pecol di Chiaula, passando per prati ricolmi di rododendri e fiori colorati!
Questo sentiero è chiamato "sentiero dei silenzi" ed effettivamente, a parte noi tre, non incontriamo nessuno oggi! La bellezza di questo tratto lascia senza fiato, con la Cuestalta che osserva il nostro lento andare, mentre dietro a noi la punta aguzza del Sernio e della Grauzaria spiccano su tutte le altre vette.
Raggiunto il passo, cerchiamo la traccia di cui avevo letto, che dovrebbe tagliare in quota e portarci ad intercettare il sentiero che sale alla Punta Medatte, ma non trovandolo, oltrepassiamo il filo spinato e seguiamo il 423 fino al bivio con il 421 che ci porterà con una lunga serie di stretti e ripidi tornantini, velocemente in cima!
Ed eccola quà, tre ore e mezza dopo la partenza, la croce di vetta della Punta Medatte e, dietro a lei, la dorsale della Cuestalta, la nostra vera meta odierna!
Autoscatto, una piccola merenda e infiliamo gli imbraghi! Dopo una breve cresta, il sentiero si abbassa verso la forcella che divide la Punta Medatte dalla Cuestalta e già qui abbiamo un primo assaggio sulle non ottime condizioni delle attrezzature: vietato tirare troppo sul cavo, o uscirà con tutti i pioli a cui è fissato!!! E poi eccolo, dopo un paio di brevi tornantini, il punto "incriminato"!!! Stacco i moschettoni dall'inutile cavo e studio bene il da farsi: da una parte i prati cadono a precipizio, dall'altro lato ripidi ghiaioni...nel mezzo la cresta che si abbassa a gradini. L'idea di passare non assicurata e di sbilanciarmi a metà percorso mi blocca e batto in ritirata!
"Due braccia su e scendete per il versante opposto, un braccio su e scendete di nuovo per la ferrata, ok?" dico ad Enrica, mentre si allontana annuendo, ma poco convinta a lasciarmi da sola. Le seguo con lo sguardo, seduta sotto la croce della Punta Medatte, mentre percorrono pian piano in salita la ferrata e sbucano in cima.
Due braccia su e spariscono dalla mia vista. Bene, le ritroverò al Fabiani allora. Mangio e scatto un paio di foto in giro, mentre prima una coppia e poi una famigliola, scendono e oltrepassano il punto incriminato. Vabbè Nadia, coraggio! Certo la cosa brucia, ma ho imparato che rinuncia non vuol dire sconfitta e che bisogna rispettare la montagna quando non ti vuole far passare! Ci sarà un perchè!
Scendo piano piano i ripidi tornantini e trovo la traccia che taglia verso il passo, oltrepassando un cimotto e scendendo poi accanto al recinto di filo spinato, fino a ricollegarmi con il sentiero presso il confine e che mi riporterà al Fabiani.
Mentre scendo da sola attraverso i bellissimi prati fioriti il rammarico cessa e mi godo la solitudine di questi luoghi così ameni, mentre con lo sguardo tengo d'occhio il versante sud della Cuestalta e la piccola forcella che la divide dalla Creta Rossa da dove dovrebbero arrivare Enrica e Diana.
Ma di loro nessuna traccia! Arrivata al Fabiani me ne starò in tranquilla solitudine per più di un ora, con la sola compagnia di una piccola farfalla, il cinguettio degli uccelli e il frusciare del vento tra l'erba. Quasi quasi faccio firma e rimango qui!
Ma l'ora si fa tarda, la preoccupazione per le mie compagnie inizia a farsi strada e tengo d'occhio il punto da dove dovrebbero arrivare: e alla fine, eccoli, due puntini rossi che scendono verso di me. Le aspetto sul sentiero e le vedo avvicinarsi stanche e provate. Mi racconteranno che han sbagliato sentiero e son scese per tracce, ritrovandosi più volte in punti ripidi ed esposti. Non una bella avventura per loro! Solo stress per due ore!!!
Alla fine, mi sa proprio che è andata meglio a me che a loro!
5 commenti:
Il rispetto della Montagna non è mai una sconfitta, anzi, credo sia occasione di crescita.
Comunque... gli scenari delle tue foto sono qualcosa di paradisiaco!!!
Nadia, bisogna sempre dare ascolto alla vocina che è il nostro sesto senso o la ragione che vince sul cuore.
Senza rimpianti dunque e sulla Cuestalta ci torni in tutta sicurezza con il tuo "AI"!
ciao, un saluto ;-)
Cari Marco e Flavio la pensiamo uguale!
Saggia Nadia, come sempre! :-) ciao! lauretta
Saggia o fifona, Lauretta? diciamo prudente e in questo caso, fortunata! un bacio!!!
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