Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 27 giugno 2013

Cima Tosa, Canalone Neri

Era da un bel pò che quell'immagine mi girava per la testa, non dico che mi ossessionava, ma era come una sirena: nelle notti tranquille sentivo il suo canto, l'alito freddo che spirava verso valle. Alla fine è arrivato anche il momento di trovarsi l'uno di fronte all'altro.
Salgo al rifugio Brentei con Stefano, e d'un tratto, ad una svolta del sentiero ci si para davanti, imperioso, emergendo dalle brume del pomeriggio.
Un taglio netto e profondo divide Cima Tosa dal Crozzon di Brenta. Quel canalone che prende il nome dall'alpinista solitario che lo salì nel lontano 1929.
 



Arriviamo al rifugio nel tardo pomeriggio: nell'aria odore di buono, odore di cucina, sentore di calore.
"Anche voi per il Neri?"
"Si"
"Bene, ci sono altre quattro o cinque cordate" ci informa un ragazzo. Il bello del rifugio è anche questo: ci si guarda, ci si studia, si fa conoscenza. Mi mancava questa atmosfera. 
Si cena presto. Un giro fuori, tra le cime arrossate dal tramonto e accarezzate dal vento fresco della sera, giusto per dare ancora un'occhiata alla salita che ci impegnerà da li a qualche ora.



La sveglia suona. Sono le due e venti. Velocemente ci si prepara e si scende. Qualcuno sta già uscendo dal rifugio. Colazione veloce, alla luce della frontale, poi via si esce al buio, sotto una volta di stelle.



Nel buio ci guidano le luci delle cordate che ci precedono, andiamo sicuri e veloci e in poco meno di un'ora arriviamo all'inizio del canalone.
Saliamo slegati fino al "Ginocchio", dove ci leghiamo e Stefano mi assicura su uno breve tiro con cui superiamo il ghiaccio vivo e guadagniamo la parte alta del canalone.




Procediamo nuovamente slegati fino a spuntare sul plateau sommitale di Cima Tosa: sono le sette del mattino ed il panorama è fantastico, da togliere il fiato. Quando vivi giornate del genere capisci che è proprio vero che il mattino ha l'oro in bocca!









Iniziamo subito la discesa, lunga e ... lunga!
Scendiamo verso est, in direzione di Cima Polsa, finchè troviamo la cengia che ci porta al passaggio chiave della via normale di salita: un camino di trenta metri che scendiamo in doppia.







Guadagnamo la traccia del Sentiero Brentan e proseguiamo verso il rifugio Pedrotti. Di neve ce n'è ancora tanta, e rallenta un il passo. Finalmente raggiungiamo il rifugio Pedrotti al Passo del Rifugio.
Una breve salita ci separa dalla Bocca di Brenta.
Giunti alla bocca, la Alta Val Brenta si stende sotto di noi. In lontananza vediamo la chiesetta del rifugio Brentei e già ci pare di essere arrivati. Ma ci vuole ancora un pò di cammino.
Arriviamo al rifugio poco dopo i nostri compagni di viaggio e le panche in legno sono il miglior premio che ci si possa augurare.
Un attimo ancora di pausa e iniziamo la discesa, salutando gli amici di una lunga nottata.

5 commenti:

bruno ha detto...

Complimenti sia per la salita che per la bella giornata che avete avuto. Certo che il pianoro sommitale di Cima Tosa dev'essere uno spettacolo. Ciao

Via Normale ha detto...

Complimenti! Salita prestigiosa ed esigente.
Immagini spettacolari.

ciao, Flavio ;-)

montagne sottosopra ha detto...

Le foto sono magnifiche, la salita di grande valore ! Se non erro appena sotto e sopra il ginocchio son pendenze elevate molto elevate e dipende molto dal tipo di neve..... Complimenti dunque !

Mandi

Luca l'Alpinauta ha detto...

la pendenza sul ginicchio e sulla parte alta è di 55/60°, sotto 45/50.
la neve era ok e molto divertente

Carlo a Ts ha detto...

Grande cayo! gran bella salita!