Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 13 settembre 2012

Glödis Spitz

Sarà che le cose belle si devono guadagnare, soffrendo un pò. Sarà che se di tanto in tanto io e Nadia non ci si scorna un pò non siamo mica contenti! Sarà...
Alla fine arriva il Glödis! Arriva partendo dal Dachstein, passando per il Civetta, con una serie di discussioni su lunghezza, dislivello, condite da bronci e sorrisi. In quante altre famiglie si discute per andare a faticare sabato e domenica? Boh!
Il problema non ci tocca e sabato pomeriggio partiamo alla volta della Debanttal. Raggiungiamo Seichenbrunn, dove lasciamo l'auto e subito il Glödis si fa riconoscere, maestoso. Solitario.




Con calma ci avviamo alla Lienzer Hutte. Fretta non ce n'è. L'aria ha un'odore diverso, si sentono i profumi dell'autunno, freschi e densi. Il cielo è di un azzurro che solo settembre sa regalare. Imperioso il Glödis ci accompagna per tutta la passeggiata al rifugio.




Arrivati alla Lienzer Hutte veniamo sistemati in una bella cameretta singola e subito scendiamo per la cena. Al tavolo si siede una signora salisburghese in trek solitario dalla Nossberger Hutte alla Hochschober Hutte, con cui conversiamo piacevolmente rispolverando un inglese arrugginito.
Fuori si fa notte e le stelle conquistano il cielo, e rapiscono lo sguardo, mentre la mente si perde nell'immensità della volta celeste. Domani ci si alza presto, è ora di andare a letto.


La colazione è alle sei, ma il rifugio è ancora silenzioso: siamo solo in sei a tavola. Tutto il rifugio dorme ancora sogni tranquilli mentre noi usciamo nel mattino splendente.
Il sentiero sale tranquillo lungo il fondovalle, l'aria è fresca e il silenzio viene rotto solo dal soffio del Debantbach e dai campanacci delle pecore, già intente a brucare nelle prime luci del giorno.





In breve arriviamo al bivio per il Glödis e iniziamo a risalire il lungo vallone che ci porterà all'attacco della cresta.
La sua mole ci sovrasta, ci sorride e ci illude: sembra di poterlo toccare a momenti, ma dietro una svolta del sentiero si allontana nuovamente, invitandoci a seguirlo lungo un nuovo vallone che si apre davanti ai nostri occhi.
Finalmente questo gioco a rincorrersi ci porta sul filo di cresta.










Un attimo di pausa e, indossati gli imbraghi, attacchiamo la cresta a quota tremila e iniziamo l'arrampicata lungo la ferrata, facile e divertente in completa esposizione.
Il panorama inizia ad aprirsi tutt'intorno a noi: prima il Petzeck, dopo le Lienzer Dolomiten. Lontano lontano spuntano le nostre Giulie e il Coglians.
La grande croce di vetta inizia a fare capolino sopra le nostre teste, ma a rapire lo sguardo una volta in cima a questa piramide è il Gran Campanaro.












La piatta cima del Glödis offre un panorama meraviglioso e le quattro ore che richiede per la salita sono enormemente ripagate: dal Mangart alle Tre Cime, al Brenta. Una magnifica sinfonia di crode e vedrette!




Il tempo scorre e iniziamo a scendere, prima però aspettiamo che arrivino in cima alcune persone impegnate nell'ultimo tratto di cresta.
Scendiamo velocemente lungo la cresta e raggiungiamo la sella dove ci eravamo imbragati. Il Glödis riacquista la sua possenza, sovrastandoci con la sua mole.





Nel tiepido sole del pomeriggio iniziamo la discesa verso il rifugio, e la valle sembra aver cambiato faccia: i contrasti freddi tra luci e ombre del mattino hanno lasciato il posto a una verde vallata baciata dal sole. Un piccolo paradiso in terra.
Con calma torniamo sui nostri passi. Il sentiero ci conduce calmo al rifugio, pieno di vita nel pomeriggio domenicale.
Uno sguardo ancora alla cima, che ancora si offre generosa, e noi, mai paghi, ci concediamo un'altro sguardo.







5 commenti:

Lorenzo ha detto...

Sembra proprio una bella cima, e che giornatona! Curiosità mia, che testi o info utilizzate per scovare queste cime d'oltreconfine?

Nadia l'Alpingirl ha detto...

Lorenzo..siccome mi piacciono le guide di montagna,ne acquisto sempre di nuove:purtroppo sull'Austria,in italiano ce n'è solo uno della Rother con un po' d'itinerari del sud Tirolo.Il resto,quel poco,è tutto in tedesco,ma alla fine bastano orari e dislivelli e il resto si approfondisce sul web,con l'aiuto del traduttore!E con le cartine dell'Alpenverein(1:25000) diventa più facile!

frivoloamilano ha detto...

"...in quante famiglie si discute per andare a faticare sabato e domenica..."
in tante, in tante! Però poi comunque l'alta quota ed i bei posti fanno fare pace.;-D

ciao

Antonella ha detto...

bel giro sul serio, certo che la cresta sembra moolto esposta!

Nadia l'Alpingirl ha detto...

Ciao Antonella!! la cresta è un po' esposta si, ma ben attrezzata e sempre ben appigliata. Altrimenti battevo in ritirata!!! ;o)