Venerdì mattina ci alziamo presto e dopo una bella colazione con croissant caldi appena sfornati, siamo i primi a lasciare il rifugio, diretti alla famosa Strada degli Alpini. Sono le 7:00 e all'ombra proiettata dal Popera, risaliamo la traccia sul ghiaione sotto la Croda dei Toni fino al lago ghiacciato, dove seguendo il segnavia 101 ci immettiamo sulla traccia che porta alla cengia che ha reso famoso questo percorso.
Un bellissimo bouquet di fiorellini bianchi degno di una sposa giace solitario tra le rocce, in netto contrasto con tutti gli sfasciumi che gli stanno attorno.
Non posso fare a meno di fotografarlo mentre Luca inizia a percorrere la cengia, all'inizio solo un sentiero su sfasciumi, poi scavata nella roccia, fino a inoltrarsi nel caratteristico antro dove tutti passando si sono fatti scattare la famosa foto in controluce. Il soffitto per un breve tratto si fa basso, obbligando chi percorre la cengia a mettersi carponi, poi ci si inoltra nello scuro canalone dove al suo apice una lingua di neve ghiacciata cola giu dall'alto costringendoci a saltarci sopra (con non pochi tentennamenti da parte mia!) per raggiungere l'altra "sponda" trovandosi così a percorrere parallelemente la cengia che sta di fronte.
Il sole inizia a fare capolino oltre il Popera e ad illuminare prima le Crode Fiscaline, poi tutto il ripiano dove sorge il rifugio Comici. Il gioco di ombra e luce è incredibile e lascia senza fiato: davanti a noi possiamo vedere l'intero giro percorso ieri.
Una curva e la cengia continua, con alcuni tratti un po' più stretti dove il continuo cavetto corrimano inizia a dimostrarsi utile, passando sopra alcuni ponticelli in legno e un altro canalone dove la lingua di neve qui è scavata dall'acqua che gelida scorre sotto di essa. Di nuovo ci troviamo paralleli alla cengia appena percorsa, dove scorgiamo due persone che da qua sembrano sospese nel vuoto!
Continuando per una stretta traccia sul ghiaione sotto Cima Undici percorriamo il lungo tratto che ci separa dalla forcella Undici.
Qui c'è la possibilità di calare ripidamente in Val Fisclaina ma la nostra meta è il Passo della Sentinella, perciò, aggirato uno sperone dov'è posto un bel crocifisso, continuiamo su cenge e sentiero parzialmente attrezzati, in ambiente molto selvaggio, dove è richiesta la massima attenzione vista la natura franosa di questo versante, come ammoniscono vari cartelli di "pericolo caduta massi". Delle passerelle in legno e una scala agevolano il passaggio in alcuni punti e poi eccoci finalmente al bivio per il Passo della Sentinella.
Aiutati dal cavo continuo risaliamo le varie paretine di roccia fino a sbucare sul ripiano ghiaioso sovrastante e da qui, mediante un breve sentierino alle 11:00 arriviamo al Passo. Ora lo sguardo può spaziare da entrambi i lati, da una parte la Val Fiscalina, con il parcheggio 1300 metri più in basso, dall'altra la Val Padola con il rifugio Berti in fondo al Vallon Popera in primo piano.
I paretoni della Croda Rossa di Sesto incombono sopra di noi mentre ne scrutiamo gli anfratti alla ricerca dell'attacco della ferrata Zandonella, posta più giu, lungo il ghiaione. Accanto a noi alcune gallerie e postazioni sono adornate da targhe ricordo e immagini sacre e, cercando un posticino al riparo del vento, ci sediamo a pranzare. Dopo avere passato la mattinata totalmente all'ombra, fa piacere crogiolarsi un po' al sole godendo del venticello che fa planare i gracchi affamati.
Altri escursionisti iniziano ad arrivare al passo e prima che la via di discesa si intasi di gente, ci rimettiamo in marcia e scendendo di nuovo al bivio continuiamo con il tratto di ferrata che porta al ghiaione sottostante.
Da qui, scendendo per sentiero e tracce arriviamo nei pressi di un museo all'aperto dove, invece di scendere al rifugio Fondo Valle e ripercorrere sotto il sole pomeridiano la sterrata del Piano Fiscalino, optiamo per il sentiero 124 che con percorso dolce ci porta ad attraversare in falsopiano un bucolico boschetto sotto i Coston di Croda Rossa e giunti ad una panca ci sediamo ad ammirare il panorama che ci circonda.
Si sta veramente bene: la panca è comoda, la vista meravigliosa, la compagnia anche e tira una leggera brezza che rinfresca e fa parlare i larici tutt'attorno. Starei qui ore! Ma la strada verso casa è lunga e nonostante siamo bene con gli orari, ci rimettiamo in marcia e dopo un lungo tratto di discesa all'interno del bosco, agevolati anche da gradinate di legno e radici, arriviamo al chiassoso parcheggio del Piano Fiscalino.
Un buon gelato a Santo Stefano di Cadore e torniamo a casa.
Una due giorni da ricordare!
2 commenti:
un pò più solitario questo percorso e quella foto nella cengia "fiordo" è inevitabile. l'ho anch'io io su diapositiva....e
mi avete fatto venire voglia di farne ancora una in digitale :D
Allora ti conviene tornarci e fatti anche un giretto sulla ferratina di guerra al Pian di Cengia, spettacolare!
Posta un commento