"Il Triglav non è una cima,
non un monte come gli altri,
ma tutto un regno colmo di meraviglie,
animato da fiabe e leggende,
un regno che, una volta scopertane l'intima natura,
non si dimentica più"
Dopo due anni torno al Triglav: due anni fa , con Mauro, rinunciammo al "regno" descritto da zio Kugy, abbracciati dalle nebbie che Zlatorog ci mandò incontro..
Questa volta sono solo. Lascio l'Alpinfamily a farsi cullare da Morfeo, e mi chiudo la porta di casa alle spalle. Sono da poco passate le quattro e il cielo è pieno di stelle, il fiato della notte è caldo.
Arrivo al parcheggio della Vrata, nei pressi dell'Aljazev Dom e scopro che non sono "solo": sono le sei del mattino e il parcheggio sembra quello delle Tre Cime in agosto. La differenza è che qui la meta più vicina dista 5 ore di cammino! Capisco subito di essere nel posto giusto!
Mi incammino in buona compagnia lungo il sentiero che sale alla Luknja, La maggior parte sale verso il Prag, e la parete nord del Triglav, da cui si sente spesso martellare chiodi e gridare ordini.
Mi incammino in buona compagnia lungo il sentiero che sale alla Luknja, La maggior parte sale verso il Prag, e la parete nord del Triglav, da cui si sente spesso martellare chiodi e gridare ordini.
Continuo verso la Luknja da solo: mi precede un gruppetto sparso, e a poca distanza dietro di me salgono altre tre persone.
Arrivo in Luknja poco prima delle otto: tira un vento freddo e forte. Mentre cerco il giubbotto nello zaino noto la ragazza salutata poc'anzi: ha un pancione notevole! Non era solo Nadia a girare col pancione per i monti fino all'ultimo! Scambio due parole e scopro che è al settimo mese: le dico che Nadia è andata in montagna fino a due settimane prima del parto. Ride con me e mi saluta scendendo nel fresco del mattino.
Arrivo in Luknja poco prima delle otto: tira un vento freddo e forte. Mentre cerco il giubbotto nello zaino noto la ragazza salutata poc'anzi: ha un pancione notevole! Non era solo Nadia a girare col pancione per i monti fino all'ultimo! Scambio due parole e scopro che è al settimo mese: le dico che Nadia è andata in montagna fino a due settimane prima del parto. Ride con me e mi saluta scendendo nel fresco del mattino.
Mentre mangio qualcosa arriva in forcella un giovane ottantaquatrenne: parla italiano, poiché ha lavorato in miniera a Cave, e mi racconta che fino a che riesce ad arrivare alla Luknja in meno di tre ore e mezzo continuerà a salire sul Triglav una volta all'anno!
Saluto e mi incammino lungo il sentiero che sale alla Plemenice. Con me quattro ragazzi di Bled, che però lascio ben presto alle mie spalle, continuando in solitudine lungo la cresta che offre begli scorci sull'abisso della nord.
Saluto e mi incammino lungo il sentiero che sale alla Plemenice. Con me quattro ragazzi di Bled, che però lascio ben presto alle mie spalle, continuando in solitudine lungo la cresta che offre begli scorci sull'abisso della nord.
Il Buscaini descrive questa via di salita al Tricorno come la più difficile via attrezzata di salita alla montagna ma non riesco a scorgerne le difficoltà.
Salgo il lungo sperone che porta al pianoro di Plemenice: si intervallano tratti attrezzati e lunghi traversi, mai troppo esposti. Il panorama è bellissimo: il Re delle Giulie ha tirato a lustro il suo regno oggi.
Salgo il lungo sperone che porta al pianoro di Plemenice: si intervallano tratti attrezzati e lunghi traversi, mai troppo esposti. Il panorama è bellissimo: il Re delle Giulie ha tirato a lustro il suo regno oggi.
"Doberdan"
"Mandi!"
"Italiano? il primo che incontriamo in due giorni!"
Mentre aspetto che passino tutti attraverso un tratto esposto, un'altro del gruppo mi apostrofa con un "Ma sei Luca? Ho visto la scritta sul casco!" Un fan di Alpinauta, una piacevole sorpresa! Dopo un paio di battute riprendo a salire verso la cima. Superata una forcelletta si apre la vista sul Mali Triglav e sulla Dom Planika.
Supero velocemente gli ultimi duecento metri di cresta e sono in vista della Torre di Aljaz, il caratteristico bivacco sulla cima del Triglav dopo cinque ore di cammino.
Mi siedo a rimirare il panorama ed ad addentare un bel panino con la porchetta, sotto lo sguardo sorridente dei gracchi e di un ragazzo sloveno che mi dice che è li dalle sette del mattino e il vento era molto più forte al mattino.
Supero velocemente gli ultimi duecento metri di cresta e sono in vista della Torre di Aljaz, il caratteristico bivacco sulla cima del Triglav dopo cinque ore di cammino.
Mi siedo a rimirare il panorama ed ad addentare un bel panino con la porchetta, sotto lo sguardo sorridente dei gracchi e di un ragazzo sloveno che mi dice che è li dalle sette del mattino e il vento era molto più forte al mattino.
"Seven? What were you doing here at seven?"
"I sell drinks!" Mi dice sempre sorridente e mostrandomi lattine di coca cola e Lasko!
Sorrido anch'io e mi accontento della mia acqua per ora.
Il vento non molla e dopo una foto di cima mi avvio in discesa verso il Mali Triglav, lungo l'aerea cresta attrezzata.
Superatolo scendo a sinistra in direzione della Triglavska Dom. Uno sguardo indietro in ossequio al Re e inizio la discesa lungo il Prag: il sentiero è comodo e di tanto in tanto presenta qualche tratto attrezzato con staffe e pioli che consentono un passaggio agevole sul risalto roccioso che divide la parte inferiore e superiore della parete.
Il sentiero prosegue tranquillo verso il fondovalle, l'acqua è finita e la porchetta accentua questa improvvisa mancanza: sogno l'acqua della Bistrica che scorre trecento metri sotto di me. Raggiungerla è come conquistare un'altra cima!
Raggiungo il parcheggio nove ore dopo averlo lasciato, un'ultimo sguardo verso la cima e verso l'immensa parete nord, alta oltre milleduecento metri (senza la cupola) e larga tre chilometri.
Il sentiero prosegue tranquillo verso il fondovalle, l'acqua è finita e la porchetta accentua questa improvvisa mancanza: sogno l'acqua della Bistrica che scorre trecento metri sotto di me. Raggiungerla è come conquistare un'altra cima!
Raggiungo il parcheggio nove ore dopo averlo lasciato, un'ultimo sguardo verso la cima e verso l'immensa parete nord, alta oltre milleduecento metri (senza la cupola) e larga tre chilometri.
La prossima volta vorrei cimentarmi con una delle vie che la percorrono lungo le sue cengie, le sue placche e i suoi camini, ma per ora mi concentro su Zlatorog, che mi fissa con aria di sfida dall'etichetta della bottiglia.
9 commenti:
ops, appena pubblicato! sarò dunque il primo a leggerlo!
Bravo Alpinauta. Io non andrei via mai da solo neanche a Bordaglia, anche se in effetti non eri solo, ma l'idea di non avere unos guardo amico che vegli s di me mi metterebbe ansia.
bella galoppata!
Tu e Zlatorog! Bravo Luca, bravo
Intanto complimenti e una Zlatorog te la offro io alla prima occasione!
Via libera allora nel tratto finale?
scusa mi è partita una m dall'emozione!!!
Mandi
via liberissima: una passeggiata! il duro è arrivarci sotto!!
Che bello!!Bravo alpinauta!!
bella salita, cima mitica, affascinante.
Ora che ci sei salito in giornata ti daranno la cittadinanza slovena, complimenti.
Non esiste un appassionato di Montagna Sloveno che non sia salito sul TRIGLAV.Meditate Alpinisti Friulani, meditate. Conosco "Blasonati" "Alpinisti" o pseudo tali che ancora non sono saliti sulla nostra Montagna Simbolo: IL COGLIANS. Un tempo a chi saliva sul Monte Triglav veniva riconosciuta una giornata di ferie.
Brao Luca! Simpri Mior.Buine Mont e Mandi
Posta un commento