Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 6 gennaio 2011

Dauda a fil di cielo

Uno sguardo al ripido pendio di erba dietro a me e penso:"Ma perchè quando vado via con Luca mi ritrovo sempre in queste situazioni?"
Alzo lo sguardo e gli ringhio: "Mettiti i ramponi!"
Io è gia da un po' che li ho su e guai se nò! Tra chiazze di neve dura e erba secca pressata dal fondo ghiacciato non c'è mica da fidarsi tanto, visto anche dove stiamo salendo!
Alla fine si convince e se li infila...nel tratto più ripido ovvio! Alzo lo sguardo al cielo e lui ribatte:"E' stata una tua idea!"



E' vero, l'idea di salire al Dauda è mia, anche il percorso "alternativo", visto che da Fielis e Trischiamps ci avevamo gia provato ma senza mai raggiungerne la cima. E così, dal famoso libretto dell'agriturismo di Curiedi, esce fuori questa variante che però metteva fatta in discesa e sicuramente non in invernale!
Partiti alle 10:00 da sella Duron, sopra Fusea (e si, ci abbiamo preso gusto!),imbocchiamo la stretta stradina che passando sotto le pendici del monte Duron e Cuar ci porta in meno di mezz'ora a forchia Navantes.




Qui proseguiamo con la strada che porta a malga Corce che ci costringe a un po' di fuoripista visto il fondo totalmente ghiacciato degno di una pista di pattinaggio! Nei pressi di alcune case disabitate seguiamo all'inizio una mulattiera innevata ma Luca decide di abbandonarla poco dopo per iniziare a risalire il verde pendio della Costa Navantes.



E fin qui ci siamo più o meno con la relazione: il fatto è che la discesa, o nel nostro caso la salita, era messa "a vista". Luca davanti fa strada...e che strada...."diretta per il Cavollat" la chiamerei io! Infatti è la cuspide solitaria che intravediamo sopra di noi e che prende come punto di riferimento sui ripidi prati Palons di Noiariis, dove la salita alterna erba a estese chiazze di neve dura, tanto che ad un certo punto mi fermo a infilare i ramponi. Luca invece si sente sicuro e prosegue fino al mio prepotente ringhio!
Vista la ripidità, optiamo per aggirare la cuspide e sbuchiamo sul lungo crinale che porta alla quota denominata 1672 che risaliamo fino a ritrovarci sulla selletta del Cavollalt dove una tabella indica che siamo sulla "vecchia strada militare".




La neve sotto i ramponi è bella dura ed il freddo e il vento hanno disegnato bellissime linee sui pendii ghiacciati che risplendono come diamanti sotto il sole spelndente di oggi!



Con occhi colmi di meraviglia seguo Luca puntando all'ultima elevazione davanti a noi che raggiungiamo dopo due ore e trenta dalla partenza.


In cima al monte Dauda un piccolo paletto, ma poco più in basso affacciata verso Sutrio ecco la croce di vetta! Andiamo a firmare il libro e notiamo dispiaciuti che i soliti "ladri di timbri" si sono fregati pure questo! Che imbecilli!




Dopo un paio di scatti di rito torniamo sulla cima principale e, con la calda temperatura di -4° ci sediamo a mangiare il nostro pranzo ammirando l'esteso panorama che si gode da questa montagna! Tutte le cime più note si stagliano davanti a noi nitidissime, solo la pianura è avvolta da una cappa di scura foschia. Il freddo si fa sentire attraverso una leggera brezzolina e con dispiacere decidiamo di lasciare questo belvedere e intraprendere la discesa.




Questa volta seguiamo per un lungo tratto la vecchia strada di guerra che però, dopo un tornante scompare sotto una ripida coltre di neve. Decidiamo così di scendere di nuovo a vista per un largo colatoio che ha gia scaricato il suo carico di neve a fondovalle. Con vari zig zag raggiungiamo la mulattiera percorsa all'andata nei pressi delle case disabitate e, ancora calzando i ramponi, affrontiamo la pista di ghiaccio con decisione ringraziando mentalmente chi li ha inventati! Un'ultimo sguardo alla nostra meta odierna e ritorniamo alla macchina alle 15:30.


Nonostante la ripida salita e altrettanta ripida discesa sono totalmente rilassata! Era da un po' che non ci concedevamo un uscita da soli e questa è stata veramente una bella uscita premio!

4 commenti:

Carlo de Ts ha detto...

bel giro! d'altronde cara Nadia ti sei presa un ometto alternativo per principio!

Antonella ha detto...

non c'è che dire proprio un bel giro. le creste, hanno un fascino incredibile

Annarita ha detto...

questo post dimostra che con un pò di fantasia anche una motagna semplice e scontata può diventare una cima "grande". un escursione di grande resppiro

Nadia l'Alpingirl ha detto...

Una cima dai bellissimi panorami...e in inverno davvero affascinante!