Valeva la pena aspettare!
Questo giro l'avevamo sempre immaginato assieme e dopo averlo rimandato per quattro anni finalmente questa è la volta giusta!
Bonacossa e Durissini ci stanno aspettando e sabato mattina il ritrovo con Ilaria a Gemona è per le 6:00. Saltiamo e ridiamo come bambine mentre trasferisco la mia roba sulla sua auto e ci mettiamo finalmente in viaggio in direzione di Misurina e i suoi bellissimi Cadini.
Tappa a Santo Stefano per cornetto, pastina e the e poi via, fino al parcheggio sulla strada per le Tre Cime di Lavaredo.
Alle 9:00 siamo in marcia verso il rifugio Fonda Savio sotto un limpido cielo azzurro.
Saliamo svelte nonostante i nostri zaini pesino e, oltrepassato il Pian degli Spiriti, in un ora siamo al cospetto della Torre Wundt e del piccolo rifugio dove pernotteremo.
Entriamo e siamo accolte dalla proprietaria che scherzosamente soprannominiamo signorina Rottermaier per il suo accento tedesco e il modo con cui ci riprende per il giro che intendiamo fare: "no, no, Bonacozza e Durizzini! Zono due coze differendi! droppe ore! no,no, voi zalite per di qua e zcendete per di la..."
Saliamo svelte nonostante i nostri zaini pesino e, oltrepassato il Pian degli Spiriti, in un ora siamo al cospetto della Torre Wundt e del piccolo rifugio dove pernotteremo.
Alziamo gli occhi al cielo e accettiamo bonariamente i suoi rimproveri da mamma chioccia sorridendo complici quando nascondiamo i ramponi negli zaini invece di lasciarli li con il nostro cambio come ci comanda lei.
Decidiamo di seguire il suo consiglio e alle 10:00 imbocchiamo a ritroso il sentiero Bonacossa per poi abbandonarlo subito dopo per salire alla Forcella del Diavolo: inizia così la nostra giornata masochista!
La salita è bella ripida e innevata e uno sguardo dietro a me mi fa pentire di non avere indossato quei benedetti ramponi che d'ora in poi riposeranno beati per due giorni nei nostri zaini! Ilaria sale velocemente ed è un bene perchè se ci confidiamo le nostre insicurezze chi prosegue più! Le Tre Cime di Lavaredo risplendono alle mie spalle mentre raggiungo Ilaria e osserviamo la ripida discesa che ci aspetta dall'altro lato: meglio indossare almeno il caschetto va, che con tutte queste pietre...
Scendiamo per rocce e scalette fino al Cjadin della Neve e imbocchiamo il sentiero 118 che attraverso un vallone innevato sale alla Forcella della Neve.
Da qui scendiamo di nuovo e attraversiamo il roccioso Cjadin de le Pere dove un enorme scritta su una roccia ci indica che il rifugio Città di Carpi, nostra prossima meta, dista 45 minuti. Lasciamo il mondo di roccia dei Cadini alle nostre spalle e risaliamo alla Selletta Alta di Maraia attraverso verdi prati colmi di fiori!
Il posto lascia senza fiato per la sua bellezza mentre guardiamo al di là della sella e vediamo sotto di noi il rifugio incorniciato dal gruppo delle Marmarole: certo che è bello lontano! Dopo alcuni attimi d'incertezza la decisione è presa! "Ma sì! Facciamoci del male, ne vale la pena!".
Sembra di essere in un immenso giardino botanico e dopo innumerevoli foto e "aah e ooh" raggiungiamo l'affollato rifugio. Mangiamo le nostre cibarie e dopo aver fatto il timbro ci rimettiamo in cammino: davanti a noi ci attendono le tre ore del sentiero Durissini, ma prima di tutto la risalita alla sella da dove siamo arrivate!
Sono le 14:00 e dopo la salita e succesiva ridiscesa al Cjadin delle Pere imbocchiamo finalmente il sentiero Durissini. Il rombo di un tuono mi fa sollevare lo sguardo e ci accorgiamo dei grossi nuvoloni neri che arrivano dal Lago di Misurina: cavolo! Affrettiamo il passo e raggiungiamo la Forcella Cristina con i suoi incredibili pinnacoli in tempo record mentre i tuoni si susseguono dietro di noi.
Della nostra tavolata fanno parte anche Angelo, un signore di Venezia e tre ragazzi che stanno visitando assieme le Dolomiti, Francesca (italiana trasferita a Parigi),Fabrice (francese) e Alistar (scozzese). I tre sono simpaticissimi e leghiamo subito ritrovandoci pure a dividere la camera assieme a tre ragazzi boulderisti trevigiani. Tra battute e risate ci mettiamo a nanna e alle 6:00 di domenica mattina sono in piedi a scattare foto al sole che sbuca da dietro i Cadini. Ci sono 12° e mi siedo sotto l'asta della bandiera in solitaria contemplazione mentre un po' alla volta il rifugio si risveglia.
Finita la colazione e preparati gli zaini scambiamo indirizzi mail con il gruppetto di amici e scattiamo alcune foto ricordo assieme con la promessa di risentierci se passiamo dai nostri rispettivi paesi.
Il giro di oggi è più corto e ce la prendiamo comoda. Affrontiamo, questa volta in discesa, la paretina di ieri sera che segna l'inizio della parte settentrionale del sentiero Bonacossa e che attraversato in falsopiano il Cadin di Nevaio raggiunge poi tra verdi spiazzi fioriti la forcella di Rinbianco.
La salita è bella ripida e innevata e uno sguardo dietro a me mi fa pentire di non avere indossato quei benedetti ramponi che d'ora in poi riposeranno beati per due giorni nei nostri zaini! Ilaria sale velocemente ed è un bene perchè se ci confidiamo le nostre insicurezze chi prosegue più! Le Tre Cime di Lavaredo risplendono alle mie spalle mentre raggiungo Ilaria e osserviamo la ripida discesa che ci aspetta dall'altro lato: meglio indossare almeno il caschetto va, che con tutte queste pietre...
Scendiamo per rocce e scalette fino al Cjadin della Neve e imbocchiamo il sentiero 118 che attraverso un vallone innevato sale alla Forcella della Neve.
Da qui scendiamo di nuovo e attraversiamo il roccioso Cjadin de le Pere dove un enorme scritta su una roccia ci indica che il rifugio Città di Carpi, nostra prossima meta, dista 45 minuti. Lasciamo il mondo di roccia dei Cadini alle nostre spalle e risaliamo alla Selletta Alta di Maraia attraverso verdi prati colmi di fiori!
Sembra di essere in un immenso giardino botanico e dopo innumerevoli foto e "aah e ooh" raggiungiamo l'affollato rifugio. Mangiamo le nostre cibarie e dopo aver fatto il timbro ci rimettiamo in cammino: davanti a noi ci attendono le tre ore del sentiero Durissini, ma prima di tutto la risalita alla sella da dove siamo arrivate!
Sono le 14:00 e dopo la salita e succesiva ridiscesa al Cjadin delle Pere imbocchiamo finalmente il sentiero Durissini. Il rombo di un tuono mi fa sollevare lo sguardo e ci accorgiamo dei grossi nuvoloni neri che arrivano dal Lago di Misurina: cavolo! Affrettiamo il passo e raggiungiamo la Forcella Cristina con i suoi incredibili pinnacoli in tempo record mentre i tuoni si susseguono dietro di noi.
Inizio un lungo colloquio mentale con il grande Capo lassù mentre senza fiato scendiamo leggermente per risalire alla prossima forcella. Raggiungiamo così la Forcella Cjadin Deserto dove incontriamo un gruppo di escursionisti bolognesi "scappati" fin quassù dalla guida che li aveva accompagnati al Città di Carpi.
Dopo uno scambio di battute decidono di accompagnarci nella discesa e risalita alla prossima forcella che da quassù appare una mazzata unica! Il temporale sembra preferire le Marmarole e noi possiamo procedere con più tranquillità ora.
E così, ridendo e scherzando, tra una sbuffata e l'altra, la risalita appare più leggera e raggiungiamo anche Forcella Sabbiosa da dove ci appare l'ennesima forcella che dovremo oltrepassare! "Ma questo sentiero è davvero per masochisti!". Salutiamo i simpatici bolognesi e oltrepassato uno spigolo esposto con cavetto scendiamo faticosamente per l'impervio e ripido canalone fino nel Cadin Destro. Qui, prima in piano poi a zig zag tra erba e sabbia arriviamo alla Forcella della Torre da dove possiamo intravedere la bandiera del rifugio Fonda Savio proprio davanti a noi...ma dall'altra parte del Cadin del Nevaio!
Con un altro tratto di cavo e un'ulteriore discesa raggiungiamo in piano la base della parete verticale che ci divide dal Passo dei Tocci e che risaliamo attraverso cengette attrezzate fino al margine superiore dove si trova il rifugio Fonda Savio: sono le 17.20 e ci buttiamo a sedere esauste sulle pietre godendoci il caldo sole che tramonta. Un messaggino a casa per rassicurare l'Alpinauta e gli Alpinbimbi ed entriamo in rifugio a prepararci per la cena.
Della nostra tavolata fanno parte anche Angelo, un signore di Venezia e tre ragazzi che stanno visitando assieme le Dolomiti, Francesca (italiana trasferita a Parigi),Fabrice (francese) e Alistar (scozzese). I tre sono simpaticissimi e leghiamo subito ritrovandoci pure a dividere la camera assieme a tre ragazzi boulderisti trevigiani. Tra battute e risate ci mettiamo a nanna e alle 6:00 di domenica mattina sono in piedi a scattare foto al sole che sbuca da dietro i Cadini. Ci sono 12° e mi siedo sotto l'asta della bandiera in solitaria contemplazione mentre un po' alla volta il rifugio si risveglia.
Finita la colazione e preparati gli zaini scambiamo indirizzi mail con il gruppetto di amici e scattiamo alcune foto ricordo assieme con la promessa di risentierci se passiamo dai nostri rispettivi paesi.
Il giro di oggi è più corto e ce la prendiamo comoda. Affrontiamo, questa volta in discesa, la paretina di ieri sera che segna l'inizio della parte settentrionale del sentiero Bonacossa e che attraversato in falsopiano il Cadin di Nevaio raggiunge poi tra verdi spiazzi fioriti la forcella di Rinbianco.
Davanti a noi possiamo vedere la prosecuzione del sentiero che taglia con una aerea cengia a metà la cima Ciadin de Rinbianco. In effetti fa una certa impressione da qui ma appena vi siamo sopra ci accorgiamo che tuttavia è larga il giusto per passarci e che nei punti più esposti il cavetto corrimano da abbastanza sicurezza.
Una scaletta alta 40mt in un'antro bagnato ci collega a una cengia che scorre più in alto e che con tortuoso e sempre panoramicissimo percorso ci porta al cospetto delle splendide Tre Cime di Lavaredo.
Il sentiero ora si fa semplice e addocchiata una cimetta li vicino vi saliamo e ci godiamo la meravigliosa vista: siamo al piano terra del Paradiso!
Pranziamo circondate dai fiori e da tutto quel "ben di Dio" che possiamo ammirare e dopo avere gozzovigliato per un po' ripartiamo verso la fine del sentiero Bonacossa che termina nei pressi del rifugio Auronzo anche oggi invaso dai gitanti il cui chiasso arriva fino a noi.
Raggiunta la forcella Longeres tagliamo per i prati e dopo avere incrociato la strada asfaltata imbocchiamo il sentiero 101 che attraverso prati e un bosco di larici passa sotto il Col de le Bisse e ci riporta al parcheggio. Dietro a noi echeggia il rombo dei tuoni di un altro temporale ma non c'importa, oramai siamo arrivate.
Siamo stanche ma felici ed entusiaste di queste due stupende giornate passate in questi posti che a lungo avevamo desiderato percorrere assieme. La fortuna ci ha assistito garantendoci il sole e tenendo i temporali lontano da noi fino alla fine. Infatti facciamo giusto in tempo a salire in auto dopo esserci cambiate che il cielo si chiude e inizia a diluviare! Ma che c'importa, abbiamo ancora negli occhi tutto il sole e le cime che ci hanno circondato e riempito il cuore di meraviglia in questi due giorni! Ora può anche piovere!
7 commenti:
Bhè Nadia...cosa si può dire dopo una due giorni così....nulla!!! Grazie solo per le splendide foto che hai fatto e per la descrizione dettagliata di questo meraviglioso e "masochostico" giro
Bellissimo giro, complimenti e mi sa che hai più di qualche foto da incorniciare.
superwomans!!!! Brave mule! gran bel giro
è un giro bellissimo che rincorro anch'io nei miei sogni alpini
... mi auguro con tutto il cuore che nè realizzeremo ancora tanti di sogni così ... giorni come questi restano sempre nel cuore. Baci
I nomi dei rifugi e delle forcelle hanno fatto riaffiorare i ricordi. Brave,complimenti, una bella tirata. I Cadini sono fantastici e indimenticabili:salite,discese,salite,discese e poi ad ogni forcella panorami mozzafiato.
un saluto
Ciao da Parigi!
Quando venite a trovarmi? Anche qui ci sono passeggiate da fare nella foresta di Fontainbleu o nel Vexin. Noi partiamo settimana prossima x un lungo week-end nella valle della Loira dove oltre ai castelli ci sono itinerari a piedi e in bici lungo il corso dell'Indre. Questo fine settimana Fabrice ha invece organizzato una walk nella campagna inglese nelle Downs tra Berwick e Eastbourne. Non sono vertical come le vostre avventure ma queste gite non sono male e i picnic con i formaggi francesi e il vino sono da provare! Un abbraccio, Francesca, Alistair e Fabrice
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