Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

martedì 27 aprile 2010

Mrzli vrh

L'arrivo al piccolo paesino di Krn è uno di quelli che ti toglie il respiro, sia per la stretta stradina che si percorre per arrivarci, sia per l'incantevole panorama che accoglie il visitatore. Il Monte Nero con il suo scivolo bianco, la Batognica, il Srednji vrh e Maselnik fanno da contorno a casette e stavoli in una verde e soleggiata radura che meriterebbe una foto, ma l'Alpinfrut è gia da un po' che protesta nel suo seggiolino e neanche i giochetti di Silvia e Nicholas per intrattenerlo hanno più grande successo: vuole sgranchirsi un po' le gambette dopo tanta strada!
M'infilo negli stretti viottoli in mezzo alle case e dopo un dosso da brivido (per un attimo non ho più la visuale di dove vado!) raggiungo il bivio che ci porta all'inizio della mulattiera per il Mrzli Vrh.
Parcheggiata l'auto in un piccolo spiazzo ci prepariamo a turno alternandoci nel fare sgambettare un felice Gabriele. Rifocillato e posizionato nel suo zaino, consulto la cartina e dopo essermelo issato sulla schiena partiamo.


Sbuffando per il pesante fardello (l'Alpinfrut ha messo su un po' di peso!!!) risaliamo la mulattiera che dopo un tratto aperto s'infila in un bosco di faggi assumendo l'aspetto di un lungo viale alberato: i faggi che lo delimitano sono vecchi e contorti e Silvia si delizia a fotografarli mentre Gabriele li osserva affascinato.




Dopo circa un oretta sbuchiamo sulla sella Pretovc tra il Visoc vrh e il Mrzli Vrh. La vista ora si apre anche verso la catena montuosa del Spodnje Bohinjskegore facendoci aumentare la lunga lista di posti da visitare in futuro!

Raggiunta la Planina Pretovc ci fermiamo a leggere e guardare le foto del cartellone che descrive il monte che ora è stato trasformato in museo di guerra all'aperto (Il restauro e la manutenzione del museo all’aperto del m. Mrzli vrh sono a cura dell’Associazione Peski 1915-1917 in collaborazione con l’istituzione »Fondazione Le vie della pace dell’Alto Isonzo).





Risaliamo ora il costone alle spalle della Planina e ad un bivio svoltiamo a sinistra per raggiungere un piccolo recinto con cancello che delimita uno spiazzo dove sulla parete rocciosa è posto un crocifisso e dove si aprono due gallerie.



M'infilo all'interno di quella a sinistra e dopo un paio di metri da un cancello in ferro si accede ad una larga stanza adibita a cappella con altare: qui venivano celebrate le messe mentre fuori imperversava la battaglia. Non avendo con me una pila mi affido alla luce del flash della macchina fotografica di Silvia che scatta un paio di foto.


Ritornati all'esterno pranziamo su alcune panche poste all'interno della recinzione godendo del bel panorama che abbiamo davanti e del caldo sole. Firmato il libro degli ospiti e fatto il timbro ci rimettiamo in marcia seguendo erroneamente dei ragazzi che iniziano a risalire direttamente il ripido pendio che porta alla cima. Con Gabriele sulle spalle è troppo rischioso essendo la traccia stretta ed esposta e così torniamo indietro ricordandoci di alcuni segnavia scorti nei pressi della cappella. Ritrovata la giusta direzione, seguiamo i segnavia che con un'altro non proprio largo sentiero ci porta a raggiungere poco dopo la linea di cresta del monte.



La zona è martoriata da avvallamenti e trincee e da un cartello descrittivo scopriamo che qui passavano a pochissimi metri di distanza il fronte austroungarico e italiano. Giocherellando con il bastoncino sul terreno mi capita pure di disseppellire un intero caricatore di pallottole!

La cresta continua con alcune elevazioni ma decidiamo di fermarci qui per oggi: la croce di vetta l'abbiamo scorta un po' più in la ma questo monte merita una visita più accurata con anche l'ausilio di pile. Il panorama da quassù è grandioso ma la foschia offusca la vista verso sud e sull'azzuro Soca che scorre sotto di noi. Ci sediamo a goderci la calda giornata senza premura facendo divertire Gabriele e Nicholas.





Sono le quindici passate che ci rimettiamo in marcia ripercorrendo a ritroso il sentiero dell'andata fermandoci ancora ad ammirare questi bei posti che nel '15-'18 furono teatro di aspri combattimenti e dove ora regna la tranquillità e fioriscono i crocus. L'Alpinfrut dorme beato nello zaino entusiasta della sgambettata sulla cima.




Arrivo all'auto con i piedi doloranti ma la vista dei monti che ci circondano e il prato pieno di "non ti scordar di me" fanno sparire la stanchezza. Adesso ho tutto il tempo per un ultimo scatto, quello che non sono riuscita a fare al mattino.



 Anche con la luce del sole che cala la bellezza di questo posto è unica!      

5 commenti:

lorenzo ha detto...

Visto che non hai trovato neve?!
Peccato per la foschia.
Quando ci sono stato c'erano due con il cerca-metalli che scandagliavano un prato, e tu con uno stecco trovi un caricatore, meglio non farglielo sapere o si gettano giù dalla parte dell'Isonzo.

Antonella ha detto...

questo bimbo è bellissimo! e la mamma lo porta sempre in bei posti!

Carlo de Ts ha detto...

Bella gita ragazza! e il alpinauta dov'è che era? a stirar?
ciaooo

Piero ha detto...

ma che bel alpinfrut! peccato sul serio per la foschia. ci sono stato qualche anno fa e d è una cima veramente panoramica!

frivoloamilano ha detto...

Già aggiunto al mio elenco di monti da fare prima o poi. Veramente un bel posto.

ciao