Dopo la settimana di bora che ha battuto il Friuli un fine settimana di sole ci attendeva al varco, a rovinare un pò i programmi c'era quel fastidioso tre sul bollettino valanghe. L'idea di qualche bel canale o di qualche salita in quota veniva meno. Invece dando un'occhiata alle ultime avventure di Gianni sul suo blog vedo che c'è ghiaccio in buone condizioni, e con comodo e facile accesso! Rapido scambio di informazioni con Gianni che mi congeda con un "Buon divertimento!".
Domenica l'appuntamento con Roberto è alle sei del mattino. Un'ora e mezzo più tardi, in una sonnacchiosa e fredda Sappada, raggiungiamo le cascate lungo il Piave che solitamente non frequentiamo per l'eccessivo affollamento. Oggi non c'è nessuno!
Ci prepariamo con calma e studiamo la situazione: Gianni ha salito Diagonal e Anonima Trentini, ma Roberto adocchia la bella colata di Lacrime Ibernate. In tanti anni non l'abbiamo mai salita... oggi è bella e solitaria...
Come un contrappasso dantesco il sole divide la fredda val del Piave: a destra meno otto e sole, a sinistra... ombra!
Attraversiamo il nostro Stige e approdiamo sulla sponda oscura del fiume, che mormora qualcosa che non capiamo ma interpretiamo come un incoraggiamento.
Parto in traverso per un pò, mentre Roberto mi assicura. Il ghiaccio invece mi rassicura meno: lo spessore è buono, ma il rumore sordo di vuoto che manda a ogni colpo che riceve fa venir voglia di arrivare subito in sosta. Probabilmente la prima rampa non è "incollata" alla parete, ma appoggia in cima ed alla base, facendo da cassa di risonanza.
Arrivo in sosta accaldato. Il riverbero del sole sull'altro lato della valle riscalda anche all'ombra. Recupero Roberto, passaggio di materiale e via, verso l'origine delle lacrime.
Il ghiaccio, man mano che si sale, migliora in qualità e la salita è divertente. Sul tiro mediano il gioco si fa più delicato, poiché il ghiaccio alterna tratti gonfi su cui è facile chiodare e tratti sottili e solidi su cui passare senza star tanto a pensare.
Arriviamo alla grotta da cui originano le Lacrime Ibernate e iniziamo le calate in doppia.
Una volta scesi risaliamo di poco il corso del fiume e ci portiamo sotto Diagonal: bella gonfia anche se un pò gocciolante.
Il vento che soffia è fresco, ma non freddissimo, insomma si sta anche bene. Mentre ci concediamo "alc par bocie" penso a Nadia e ai bimbi, di sicuro al sole ed al tepore della primavera, mentre noi... non ci facciamo neanche mancare una doccetta gelida!
Pianto una picca e quando la tolgo ne esce un fiotto d'acqua!
Ho colpito una arteria!
Niente paura cicatrizza subito e così raggiungo Roberto in sosta. Quando riparte mi accuccio nella nicchia gelida cosi mi riparo dai pezzi che ogni tanto cadono giù, vittime dell'incedere di Robertone, e dai rivoletti d'acqua che man mano che scendono ghiacciano e gonfiano nuovamente la cascata.
Esco dal mio rifugio e raggiungo Roberto dopo un bel tratto verticale di ghiaccio lavorato: le trame che disegna l'acqua rapiscono lo sguardo e quasi verrebbe la tentazione di restare appesi a guardare come l'artista crea le sue opere d'arte. Peccato poi ramponarle!! Mi assolvo pensando che dopo il mio passaggio l'opera rinasce, come la fenice dalle sue ceneri.
In sosta vediamo le tracce che vanno a destra, in direzione della goulotte di Anonima Trentini: peccato dover scendere, sarà per un'altra volta.
6 commenti:
A me bastava il passaggio sul fiume a farmi venire i brividi, oltre la doccia gelata rischiate pure il bagno ghiacciato, strane applicazioni del metodo Kneipp http://it.wikipedia.org/wiki/Sebastian_Kneipp
Cayo, amcora ghiaccio? ma vai in napoleonoca a arrampicare vai! ah ah
solo invidia la mia
ciao
Bella la tirolese sul piave! bravi, almeno andate in posti sicuri e non rischiate la vita per niente. sicuri almeno per le valanghe
belle foto, luci strane, primaverili, in contrasto con l'ambiente
bello!
Bello il nome di questa colata, avvincente il racconto, sei bravo anche con le parole.
ciao
cambiate un po, non avate altre foto?, anche se adesso che vien caldo rinfresca un po lo spirito....e non solo. Mandi.
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