La testardaggine di domenica ha i suoi strascichi già in serata, e, nonostante qualche rimedio "dell'ultimo minuto" lunedì mattina la schiena è dolorante. Mi alzo dal letto prima delle sei e dopo un paio di fitte, vedo che la baracca va comunque avanti, quindi niente paura! Oggi si batte di picozza!
Robertone è già pronto, carichiamo velocemente lo zaino e partiamo alla volta di Sappada. L'idea iniziale è di andare a salire le colate solitarie sotto le Terze. Intanto scendiamo lungo il Piave a vedere la condizione delle cascate dopo l'Orrido e strada facendo ci viene la curiosità di vedere se si è formata la lunga cascata all'ingresso della Val Visdende.
Saliamo i primi tornanti e vediamo il ghiaccio bello gonfio! E non c'è nessuno!
Carpe Diem! Un nome appropriato!
Il termometro segna -16° e prepararsi per la salita non è il massimo: se l'imbrago si può regolare con i guanti, allacciare gli scarponi risulta un pochino più difficile. Un lungo respiro e via i guanti, quasi in apnea per allacciare le stringhe e le mani già non si sentono.
Imbacuccati per bene andiamo all'attacco.
Se non altro il freddo anestetizza il mal di schiena, almeno mi sembra avere quell'effetto, o forse a placare il dolore è solo la voglia di salire. Intanto ci raggiungono altri due viandanti del gelo! Un saluto da sotto il passamontagna e ripassiamo le corde prima di salire.
Roberto parte per il tiro e io mi godo il tepore del piumino. Che bello il freddo! Basta essere attrezzati!
Il primo tiro è abbastanza verticale su ghiaccio gonfio e morbido, a dispetto della temperatura.
La vista inizia ad aprirsi sulle cime che costellano l'alta Val Visdende, cariche di neve e splendenti.
Continuiamo a salire e il freddo si attenua, vuoi per l'avanzar del giorno, vuoi per il movimento, inizio a sentirmi a mio agio. E' una sensazione divertente e strana quella di sentirsi bene, come a casa, seppure appesi ad un qualcosa che ha un'esistenza breve e fragile, un'essenza fredda e trasparente.
Strano. Piacevole. Intrigante. Attraente. Come le sirene di Ulisse, lo dico sempre del ghiaccio e delle sue forme. Un'attrazione fatale. Un rapporto delicato, si deve salire leggeri, con movimenti sicuri, calibrati. Una danza.
Arriviamo al quinto tiro, la chiave di accesso alle placche finali, e il ghiaccio non è eccelso. La colata non è del tutto formata, formazioni a cavolfiore, grosse ed instabili non danno possibilità di proteggere la salita. Belle da vedere, ma deboli e precarie da salire.
Attrezzo la doppia per scendere, mentre Roberto si prepara alla discesa. Con tre calate raggiungiamo la base della cascata. La temperatura è gradevole, meno sei! Mentre scendevo mi proiettavo nel futuro, pensando a quando farò vedere i giardini di ghiaccio a Gabriele: chissà se si lascerà rapire! O se preferirà Lignano?
BRRR!!! Rabbrividisco al pensiero!!
6 commenti:
grande cayo! l'intento era di fare una cascata assieme, ma da buon triestino ho messo gli sci in macchina e son andato a far festa più che a sciare, ti sa come va: dopo tanto che non vedi gli amici, un'osmitza tira l'altra e cosi son passate le ferie!
spero che l'alpinfrut ti dia soddisfazione, ma anche lignano male non fa!
sabato sono salito in val visdende a cjaspolare e avevo pensato che sarebbe bello salire quella colata. non è robe par me, ma incuriosisce come attivita
bello!! vien freddo solo a vedere la foto
Carpe diem:attimi ghiacciati, i tuoi preferiti ;-)
ciao
Bella bella!!! E dev'essere anche divertente da salire!!
Per lignano non ti preoccupare: gli diamo fuoco e bella che finita!!!
Scherzo dai....!!!!
Mandi a ducju
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