Lunedì parto in compagnia di Davide (dopo tanto si torna a fare qualcosa assieme! Era ora!) per una zona che non ho mai visitato: il versante austriaco delle Caravanche. La meta è il massiccio del Koschuta (Cuessuta? Davide lo trova subito interessante!), nella zona a est di Klagenfurt.
Mentre percorriamo la carrareccia che sale alla Koschutahaus la nostra meta ci si para davanti, tra le nuvole che salgono dal bosco di abeti e larici.
La giornata non è quella che ci aspettavamp, visto il sole che brillava sul Friuli. Comunque sia iniziamo la salita verso il Laercherturm, o Cjainik in sloveno, prima tappa del giro che poi per cresra ci porterà anche sul Koshutnik Turm.
Il sentiero abbandona presto il bosco attraversando una breve fascia di mughi, che ben presto lascia il passo ai faticosi e ripidi ghiaioni che ci accompagnano all'attacco della ferrata.
La partenza della ferrata è subito tosta: cavo ben teso e massima esposizione. Ci vuole una bella forza di braccia, soprattutto con la roccia viscida per la forte umidità e per il terriccio sotto gli scarponi. Dopo un primo salto verticale ci aspetta un faticoso traverso. "Roba da crucchi" dice Davide, leggendomi nel pensiero. In effetti mi tornano in mente tutti i pensieri che mi frullavano in testa mentre salivamo la torre Clampil. Con la differenza che almeno qui la ferrata ha un certo senso alpinistico.
Saliamo contesi fra nebbie e sole, lungo il cavo che spesso risulta essere necessario alla progressione, tanto poco offre come appiglio la roccia. Ad un certo punto la ferrata offre un bivio: a destra difficile, a sinistra molto difficile.
Ma ke zimpatizi qvesti mucchi!!
Prendiamo per la via difficile e arriviamo ad un altro bivio: sinistra in cima, destra si scende al sentiero per una simpatica placca strapiombante!
Arriviamo in cima in due ore, con largo anticipo sulla tabella del rifugio e sulla relazione. Una foto con la buffa scultura in cima e facciamo merenda, meditando sul da farsi.
Visto che la zona ci è nuova decidiamo di non proseguire per la cresta e di scendere per il canalone est, che dovrebbe essere la normale al Laercherturm.
Percorriamo l'ultimo tratto di ferrata in discesa, che con qualche numero circense ci porta alla selletta, immersi nelle nuvole. Il canalone sembra facile, anche se con molto detrito. Ad ogni passo va giù l'ira di Dio, per fortuna non dovremmo avere nessuno alle spalle. Di tanto in tanto c'è qualche spit con una lunga catena attaccata di cui non capiamo l'utilità.
Scendiamo lungo il canalone, con diversi passaggi sprotetti e delicati su roccia friabile, finchè non raggiungiamo i ghiaioni, come una liberazione dalla spada di damocle che sentivamo incombere sopra di noi, lungo il canalone.
Ora il gioco si fa divertente sulle ghiaie fini. scendiamo a tutta birra, quasi volando verso i mughi. do uno sguardo all'altimetro che segna una velocità di discesa di 85 metri al minuto! Una bellezza!
Sopra di noi le nuvole si rincorrono lungo le creste, e noi ormai rincorriamo solo il desiderio di una bella birra al rifugio! Che non tarda ad arrivare!