Le sirene prontamente iniziano il loro canto e Roberto se ne fa portavoce. Saltato il fine settimana in Maltatal per le abbondanti precipitazioni optiamo per una meta più vicina per cercare acqua solida. C'è da mettere in conto anche il pericolo valanghe piuttosto forte, e dopo un consulto con Gianni, Roberto mi propone la valle di Tamar, ai piedi dello Jalovec.
Arriviamo in una fredda Planica, tutta indaffarata a preparare qualche gara di salto con gli sci dal trampolino. L'aria punge le gote e questo ci fa ben sperare. Imbocchiamo la forestale che porta a Dom Tamar. Roberto avanza frettoloso, impaziente di vedere ghiaccio “Se no mi ven nervôs!”
Arriviamo in breve al Dom Tamar e qui finisce la pista battuta: ora ci aspetta un bel po' di neve fresca da battere!
Ci inoltriamo nel bosco in direzione delle pareti, sprofondando a volte fino al polpaccio, a volte fino al ginocchio, a volte fino a... Finalmente usciamo dal bosco, ma non dalla neve, sempre più abbondante, e di ghiaccio neanche l'ombra. Proseguiamo in direzione dello Jalovec e dopo tanto annaspare veniamo a tiro del tanto sospirato ghiaccio. Peccato sia ricoperto dal manto nevoso, tranne un'interessante candela laggiu in fondo... ma proprio in fondo!
Arranchiamo nella neve, mentre alla nostra destra, sulle pareti della Veunza, iniziano a farsi sentire le prima slavine. Continuiamo ad avanzare nella neve che ci arriva alle anche, puntando verso quell'esile candela. Ma quanto è lontana? Sarà mica un miraggio??? Le valanghe si susseguono in uno spettacolo che toglie il fiato.
Come in una vertigine mi sento attratto da tutta quella potenza che si sprigiona dall'infrangersi di un equilibrio. Mi ritrovo a pensare quanto sarebbe bello essere li ad ammirare tanta forza!
Gli sbuffi di Robertone mi riportano alla realtà e alla neve in cui siamo immersi. Ma quanto lontana è sta candela???
Superiamo una slavina di dimensioni epiche e siamo finalmente alla base della cascata. Che alla fin fine non è neanche tanto bella, saranno si e no quindici metri e di ghiaccio neanche tanto buono! Vabbé! Se non altro abbiamo fatto allenamento. Mangiamo qualcosa alla base della cascata, mentre le slavine si susseguono lungo i fianchi della Veunza. Iniziamo il rientro, non certo più agevole dell'andata nonostante la traccia battuta.
Lo Jalovec ci guarda imponente mentre facciamo ritorno verso Planica. Rientriamo nel fitto del bosco e quando intravediamo la sagoma del rifugio Roberto sbotta:
“Non sai che contento che sono di vedere il rifugio”
“Perché?”
“Perché inizia la pista battuta!”
E se lo dice BigRoberto!!
Sbuchiamo dal bosco e sembra di essere al mercato: una marea di gente, bambini, cani a spasso! Si vede che siamo in Slovenia!
Arriviamo in una fredda Planica, tutta indaffarata a preparare qualche gara di salto con gli sci dal trampolino. L'aria punge le gote e questo ci fa ben sperare. Imbocchiamo la forestale che porta a Dom Tamar. Roberto avanza frettoloso, impaziente di vedere ghiaccio “Se no mi ven nervôs!”
Arriviamo in breve al Dom Tamar e qui finisce la pista battuta: ora ci aspetta un bel po' di neve fresca da battere!
Ci inoltriamo nel bosco in direzione delle pareti, sprofondando a volte fino al polpaccio, a volte fino al ginocchio, a volte fino a... Finalmente usciamo dal bosco, ma non dalla neve, sempre più abbondante, e di ghiaccio neanche l'ombra. Proseguiamo in direzione dello Jalovec e dopo tanto annaspare veniamo a tiro del tanto sospirato ghiaccio. Peccato sia ricoperto dal manto nevoso, tranne un'interessante candela laggiu in fondo... ma proprio in fondo!
Arranchiamo nella neve, mentre alla nostra destra, sulle pareti della Veunza, iniziano a farsi sentire le prima slavine. Continuiamo ad avanzare nella neve che ci arriva alle anche, puntando verso quell'esile candela. Ma quanto è lontana? Sarà mica un miraggio??? Le valanghe si susseguono in uno spettacolo che toglie il fiato.
Come in una vertigine mi sento attratto da tutta quella potenza che si sprigiona dall'infrangersi di un equilibrio. Mi ritrovo a pensare quanto sarebbe bello essere li ad ammirare tanta forza!
Gli sbuffi di Robertone mi riportano alla realtà e alla neve in cui siamo immersi. Ma quanto lontana è sta candela???
Superiamo una slavina di dimensioni epiche e siamo finalmente alla base della cascata. Che alla fin fine non è neanche tanto bella, saranno si e no quindici metri e di ghiaccio neanche tanto buono! Vabbé! Se non altro abbiamo fatto allenamento. Mangiamo qualcosa alla base della cascata, mentre le slavine si susseguono lungo i fianchi della Veunza. Iniziamo il rientro, non certo più agevole dell'andata nonostante la traccia battuta.
Lo Jalovec ci guarda imponente mentre facciamo ritorno verso Planica. Rientriamo nel fitto del bosco e quando intravediamo la sagoma del rifugio Roberto sbotta:
“Non sai che contento che sono di vedere il rifugio”
“Perché?”
“Perché inizia la pista battuta!”
E se lo dice BigRoberto!!
Sbuchiamo dal bosco e sembra di essere al mercato: una marea di gente, bambini, cani a spasso! Si vede che siamo in Slovenia!
5 commenti:
no te rendi e? cajo ocjo a la lavina!!!
ehi ma che idea è saltata su al tuo cane??? ti fa concorrenza???
scrive ben però!!!
ah ah ah
eh però, sempre alla ricerca dell'effimero, ma il tuo cane non ti ha spiegato che quando vedi le cose con il binocolo...
aha ah
bella l'idea del blog canino! una voce diversa! vedrai che fara tendenza!!!
Mandi, tra un mese trovo ancora ghiaccio?
Qua' in Siria e' gia' primavera.
I miei commenti sono di certo più rari delle mie visite.Vengo sempre a vedere con piacere e curiosità del tuo alpinismo.
un saluto
Bravi! Mai molà!!! Se poi non si combina proprio tutto... vabbè, sarà per la prossima!
Mandi a ducju
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