Nonostante il calendario dica che l'inverno è agli sgoccioli, ancora si ode il canto delle sirene di ghiaccio. Esili creature che seguono la gravità, calandosi dalle pareti rocciose fino a congiungersi con il freddo terreno. Quest'anno la stagione è stata generosa, ma si sà: l'appetito vien mangiando.
E così per avere di che saziarci nel prossimo fine settimana, il primo giorno di marzo l'ho dedicato alla ricerca di prede.
Visto che Nadia non vi era mai stata, e visto che presentava un modesto dislivello, adatto alle sue "condizioni" siamo andati a sbirciare in Val di Riofreddo le condizioni della cascate.
Mentre Nik preferiva la vita di campagna con i nonni, Indy non si faceva certo pregare per venire per monti.
Partiamo con calma, vista la meta della giornata, e arriviamo in un decadente e sonnacchioso Riofreddo verso metà mattina.
La smania di Indy si specchia nella tranquillità dei nostri preparativi come nel contrappasso di dantesca memoria. Un signore esce da casa tutto intabbarrato e si mette a litigare con il motore di una fresa da neve, eclissandosi all'improvviso in una vampata di fumo "nero gasolio"!
Ci inviamo lungo la forestale che sale lentamente la valle: il cielo è lattiginoso e la foschia ci nasconde le cime, non è una giornata che resterà impressa nella memoria.
Dopo un pò che camminiamo libero dal guinzaglio Indy ed è coma la partenza dei 100 metri!
Inizia a correre a destra e a sinistra come un forsennato, fermandosi a guardarci quando lo chiamiamo con un fischio.
La vallata finalmente si apre e lo sguardo spazia: guardandosi alle spalle vengono alla mente certi paesaggi del nord america. Avanziamo nel largo pianoro che anticipa la svolta verso sella Prasnig e ci fermiamo a mangiare al sole, nei pressi di un piccolo stavolo.
Uno strano cumulo di neve attira la nostra attenzione: in realtà un crocifisso sommerso dalle neve. Per chissa quale ragione (divina?!?)...
Dò una sbirciata con il binocolo alle colate sulla parete della cima delle Cenge: sono ben formate ma anche ben cariche di neve.
Il vento e le nuvole che si addensano sopra le nostre teste ci invitano a riprendere il cammino. Attraversiamo il pianoro ed entriamo nel bosco nei pressi di una mangiatoia. Da qui la traccia non è più battuta e dobbiamo calzare le cjaspe. Ci inoltriamo nel bosco silenzioso, covando la speranza di vedere qualche animale selvatico ma a parte me Nadia e Indy non vedono altri "selvatici".
Attraversiamo il bianco letto del torrente e torniamo sulla pista forestale.
Le "farcadicce" di Riofreddo attraggono fortemente Nadia, che però resta insoddisfatta nel constatare che l'ingresso al forte è ostruito!
La strada ci riporta placidamente a Riofreddo. La nostra gita ci è piaciuta, le sirene le abbiamo viste. Ora non resta che aspettare il richiamo.
6 commenti:
dio. la valle di riofreddo. è una vita che non passo di la, l'ultima volta ci andai per la traversata al corsi 10/11 anni fa. ci penserò per quando torno.
ma dici che le sirene chiameranno ancora quest'inverno?
mai dire mai dirai tu vero?
Mandi mandi cajo
in riofreddo ci sono stata a fine gennaio e il cristo... ci sarò passata sopra!!!
è una gita giusta pe Nadia: tranquilla e poco faticosa!!!
certo che Indy è un cane fortunato.. sempre a zonzo per i monti!
gliela fate sudare la pappa!
Sempre in marcia e mai mollare....bravi ragasuoli!!!!
Cambiando discorso caro "paron di cjase"....il mio bollino è stato messo da parte?
Mandi a ducju
Per me Indy ha capito tutto della vita. Mi aspetterei un post scritto da lui a raccontare una volta le sue emozioni. Come Kugy " dalla vita di un Alpindog".
Mandi
Luca
al Loi: il suo bollino è al sicuro!
alle Montagne-cul-cul-par-su fra poco ci sarà pure un post dell'Alpindog, per ora è una bozza, sta consultando il vocabolaio per dirimere i dubbi su qualche accento
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