Moggessa. Di quà, di là.
Sentii parlare di questi borghi sperduti più di dieci anni fa, da un conoscente la cui sorella vi aveva ristrutturato una casa e m' invitava un giorno a risalire quello che lui definiva un ripido, impervio e lungo sentiero nel bosco.
E così, domenica mattina, partito l'Alpinauta, alle 8.30 vengo prelevata dai puntualissimi Claudio, Enrica e Leonardo e assieme puntiamo alla volta di Gemona, dove ad attenderci ci sono Silvia, Renato, Renzo, Denis, Serena, Alex e Luca.
Caffettino veloce al fungo e via verso Moggio alto.
Trovato l'imbocco del sentiero parcheggiamo nell'ampio spazio che lo precede.
Trovato l'imbocco del sentiero parcheggiamo nell'ampio spazio che lo precede.
Chiacchierando del più e del meno ci prepariamo e con calma iniziamo la salita assieme ridendo e scherzando. Il sentiero sale accanto al Rio di Palis e, dopo una serie di tornantini, s'inoltra in un boschetto. Saranno proprio le chiacchiere in buona compagnia, ma la salita non mi sembra poi così ripida come mi era stato descritto! Di tutt'altra idea è il povero Leonardo, che, abbandonato dall'amico Nicholas all'ultimo momento visto l'arrivo improvviso del suo papà, soffre, essendo "l'incompreso non amante delle fatiche montane" della giornata. Arrivato al punto più alto della salita, presso una piccola cappelletta dedicata ad un padre ed eretta nel lontano 1790...se non ricordo male, Leonardo si riposa e ristora al suo interno.
Il gruppo, ora sparpagliato, si ricompatta e assieme iniziamo a scendere lungo un tratto di sentiero che ora si fa roccioso e alto sulla sottostante vallata dove scorre il Rio Moggessa. Da qui possiamo vedere le lontane case di Moggessa di là e i monti innevati che ci circondano, Amariana in primo piano.
Un tratto franato richiede per un attimo la nostra attenzione, ma dopo ritorna ad essere tranquillo e panoramico e, attraverso un tratto scavato nella roccia e un nuovo tratto nel bosco eccoci giungere finalmente alle prime case diroccate di Moggessa di qua.
Alcune case sono state ristrutturate ma molte giacciono in completo abbandono e rovina. Ci aggiriamo furtivi e silenziosi, quasi a non voler disturbare i blocchi di pietra in bilico sui muri diroccati. Presso una piccola fontana in pietra, l'indicazione per Moggessa di là c'introduce alla parte alta del piccolo borgo e alla squillante voce di Leonardo che, senza remore, richiama la nostra attenzione su un bel pezzo di lardo appeso all'uscio di una porta. Il proprietario ha sicuramente fatto la festa ad uno dei tanti cinghiali che hanno "arato" il prato all'ingresso del piccolo borgo!
Lasciamo Moggessa di quà e iniziamo a scendere attraverso un bosco veramente ben tenuto. Sotto di noi, profondissima scorre la forra del Riu del Mulin e di fronte a noi, sul versante opposto, il sentiero che porta a Moggessa di là. Un vecchio e diroccato mulino, funzionante fino al 1962, attira l'attenzione di Denis e Renato, ma per me il sentiero per raggiungerlo è troppo ripido e ci rinuncio, preferendo continuare la dolce discesa verso il ponte che attraversa in basso il rio. Passiamo così le sue azzurre acque e inizimo la dolce risalita per Moggessa di là.
Raggiungiamo la chiesa che rappresenta il primo edificio del borgo e ci fermiamo a pranzare sotto i caldi raggi del sole. Divoriamo i nostri panini e Denis tira fuori dallo zaino l'ennesimo vasetto ripieno di Nutella: la scorta di 5kg che gli hanno regalato si sta esaurendo finalmente! Renzo invece ci offre una piccola crostata che divide in dieci buonissime minifettine.
Terminato il pranzo, iniziamo le nostre individuali esplorazioni lungo gli stretti viottoli. Nel silenzio rotto solo da qualche gridolino di un lontano Leonardo, mi aggiro solitaria tra le abitazioni e noto come qui ce ne siano molte di più ristrutturate, anche perchè l'accesso a Moggessa di là è agevolato da una stradina che sale da Grauzaria.
Molte le fontane in pietra che decorano le vie e i poggioli in legno che rappresentano l'architettura tipica rurale. Unica cosa che un po' stona, sono alcune parabole satellitari, ma si può capire, qua siamo fuori dal mondo.
I numeri civici sono ancora quelli vecchi e col pensiero faccio un balzo nel passato e immagino la gente che nei freddi inverni si scaldava all'interno di queste case appiccicate l'una all'altra o camminava piegata dal peso del raccolto fino alla propria cantina.
Reincontro Claudio e gli altri che ammirano una bella casa realizzata su due ordini di arcate sovrapposti e decidiamo il da farsi.
Le varie idee di scendere fino al torrente Glagnò o concludere l'itinerario ad anello passando per Stavoli e scendendo a Campiolo, vengono scartate alla sola idea delle lunghe controsalite che ci aspetterebbero per raggiungere le auto.
Si torna dunque per la via di salita, e i numerosi saliscendi cominciano a farsi sentire. Scatto una foto alle prime primule dell'anno che vedo e che timide sbocciano sul bordo del nostro sentiero.
Ripercorrendolo all'inverso faccio più caso alle diverse lapidi che incontriamo sul nostro cammino. L'unica un po' leggibile porta le date 1883-1908, dunque non un anziano morto sul sentiero come avevo immaginato all'andata, ma un ragazzo o una ragazza: chissà cosa sarà successo loro.
L'ultimo tratto per fortuna è tutto in discesa e la vista si apre sopra Moggio.
Il nostro viaggio nei ricordi della nostra terra è giunto alla fine e torniamo ai rumori dei nostri tempi e a tutte le sue agevolazioni, non ultima una bella birretta all'Osteria Sot le Mont.