Dopo un Santo Stefano in montagna un pò sfortunato (strade ghiacciate... torrenti inguadabili... unica nota positiva la griglia e la birra slovena!) Nadia decide che il 27 rimane a casa a poltrire! Mentre io... no!
Ritrovo con gli Orsi alle 7.30 e dopo un breve conciliabolo sul da farsi assieme a Roberto, Alex e Denis parto alla volta della Cima Cacciatori.
Arriviamo a Camporosso con calma: vista l'ora, oggi facciamo i furbi e ci risparmiamo il dislivello fino al Lussari utilizzando gli impianti.
La cabinovia ci porta velocemente in quota dove un'atmosfera irreale ci accoglie in cima, condita da un bel -8°!
Attraversiamo il complesso del Santuario e ci dirigiamo verso il bivio per il sentiero che sale alla Creta. La traccia è battuta con le cjaspe nel bosco, ma comunque di tanto in tanto scatta la trappola e puff!! Sotto quasi fino alla cintola!!
Dopo poco però la traccia larga delle cjaspe termina e una coppia di escursionisti ci saluta "da qua in poi si va solo con gli sci!" E perché? Boh!
Salutiamo e proseguiamo. La traccia si riduce al passaggio leggero degli scialpinisti, ma le neve è bella dura e si viaggia bene. Avanziamo veloci, ma sotto la Croce del Poverello ci fermiamo per calzare i ramponi: ora la camminata è più agevole.
Saliamo il pendio reso ripido dalla neve e entriamo nel circo del Cacciatore. La conca innevata è stupenda e, per ora, siamo soli a goderci lo spettacolo!
Scrutiamo il pendio e decidiamo la via di salita: a destra della croce c'è un canale invitante, ma è sovrastato da una grossa cornice ventata, e cosi optiamo per il canale all'estrema destra che esce sulla cresta, e che porta in cima.
Il pendio che sale al canalino ha una bella inclinazione sui 50° che offre una progressione divertente, arriviamo poco sotto una forcelletta da cui parte un couloir un pò più verticale che dà un pò pepe alla salita. Denis e Alex si fermano qui e io e Roberto saliamo il canale.
La salita è breve, saranno sessanta metri ma interessanti su neve dura è un pò di misto.
I ramponi e la becca mordono la neve scricchiolando, e l'uscita in cresta regala una vista magnifica! E richiede un buon equilibrio!
Aspetto di veder salire Roberto e poi parto, attratto dalla cima, lungo la cresta, tutt'altro che banale in queste condizioni, la neve assottiglia il filo, e di tanto in tanto ci si deve soffermare a valutare bene quello che c'è sotto i piedi, aggiro un paio di cornicette e continuo. La croce e la campana sono li che strizzano l'occhiolino, ma la cornice che chiudeva il canale adocchiato prima ci sbarra la strada, a nord la cornice a sbalzo sul vuoto, a nord uno strapiombo povero di appigli e con neve farinosa. La cima è li a pochi metri, peccato, torno indietro e aspetto che esca in cresta Roberto.
Facciamo un paio di foto e iniziamo la discesa. Per Roberto è la prima salita di questo tipo ed è comunque soddisfatto, e sono contento anch'io, la parte più divertente della giornata ce la siamo goduta al cento per cento, e la cima ci aspetta.
Iniziamo la discesa, a ritroso sui nostri passi, come su di una scala a pioli riutilizziamo le tracce della salita in discesa, con calma, senza fretta, perchè un errore sarebbe pericoloso.
Arriviamo alla base del canale e scendiamo lungo il pendio ghiacciato verso i nostri due amici che ci aspettano nel fondo del catino.
Una tazza di tè è quello che ci vuole ora!
Ripasso mentalmente la salita fatta e sorrido: mancava veramente poco! Però la cornice era bella grande! Intanto abbiamo fatto la prima invernale della stagione e di questo sono contento.
Scendiamo lungo il sentiero e raggiungiamo il sentiero del Pellegrino: li ci togliamo i ramponi; un signore ci chiede se siamo saliti alla Creta "Quasi!" , "Bravi, avete fatto una bella cosa, ma siete saliti da giù?" "No, i vin fat i furbos!", "Ben, no steit contale dute, ma i veis fat une biele robe!".
Assolti dall'attempato escursionista, lo seguiamo lungo il sentiero del Pellegrino.