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lunedì 3 novembre 2008

Sapori della memoria

Un venerdì freddo e piovoso ci congedava da ottobre e ci introduceva, senza molte speranze di bel tempo, al primo fine settimana novembrino. Neanche a farlo apposta un'inaspettato e caldo sole accompagnava le ritualità familiari di Ognissanti: il ricordo di chi è andato avanti, il pranzo tutti assieme, le castagne, il ritrovo a cena.
Ma il pensiero correva all'indomani: che cosa ci riserverà quest'estate di San Martino anticipata?
Il meteo alla televisione ci allietava il cuore, proponendoci una visione satellitare di una penisola sgombra di nuvole!
E allora? Quale sarà la meta del domani? Nadia si mette alla ricerca di un itinerario seguendo le mie pigre indicazioni date dal divano: una casera (per ripararci in caso di scherzi del Giuliacci), servita da una forestale (per non annegare nei boschi zuppi d'acqua), un percorso breve (la sera mi aspettavano le sofferenze del Carnera).


Alla fine accettiamo di buon grado le casere Ielma, in Val Pesarina, proposte da Maria Vittoria. Coinvolgiamo, si fa per dire, un entusiasta Nicholas (?!?) nell'avventura, ed estendiamo l'invito ai Valops e all'artistico Denis.

Domenica mattina il ritrovo della combriccola è tutt'altro che mattiniero, e, poco dopo le nove siamo in strada in direzione della Val Pesarina. Le prealpi appaiono coperte dalle nuvole, ma verso l'interno ci appare l'azzurro del cielo a guidarci, saliamo il Canale di Gorto e in fondo ci appaiono, ammantati di bianco il Coglians e la Chianevate, mentre fanno capolino da dietro la cima del Crostis.
Imbocchiamo la Val Pesarina e attraversiamo l'omonimo torrente sul Ponte Arceons, percorrendo la carrareccia lungo il torrente per un paio di chilometri, lasciando le auto poco prima del divieto.
Con Denis ci sono pure Luca e Dario, che sulle spalle sembra avere la borsa di Mary Poppins: dal minuscolo zainetto più tardi usciranno filoni di pane, prosciutto, un tagliere... ... e un bottiglione di nero!

La forestale sale lentamente nel bosco, e tra gli alti abeti filtrano i raggi di un tiepido sole d'autunno, tralasciamo il sentiero che taglia alcuni tornanti, e proseguiamo tra fitte chiacchiere e improvvisi silenzi lungo la strada che ci porta a casera Palabona, dove un chiaro "RISPETTO PER FAVORE" ci introduce nelle sue stanze spoglie.
Saliamo ancora, e tra gli alberi si iniziano a indovinare gli spazi aperti che ci preannunciano la Ielma di sotto. Con il diradarsi del bosco, si aprono begli scorci sulla valle e sulle cime tutt'intorno.


Arrivando a Ielma di sotto ci sorprende un odore di stalla e di affumicato, nonostante la stagione avanzata la casera è ancora monticata, ci sono alcune mucche e le capre al pascolo. All'interno il malgaro è intento ad affumicare le ricotte, fuori tre cani stanno a godersi il sole sul ciottolato delle stalle. Claudio e Luca si fermano a prendere del formaggio, e dopo qualche chiacchiera col malgaro proseguiamo per Ielma di Sopra. La strada continua dolce atttaverso i pascoli e in breve arriviamo nella conca sotto forcella Ielma, dove è situata la casera.

Poco oltre il complesso malghivo c'è un tavolo con le panche in legno, perfetto per pranzare, godersi il sole e il contenuto dello zaino di Mary "Dario" Poppins!

Il montasio che abbiamo portato per pranzo si esalta col sapore vivo del vino fatto in casa da Dario: il profumo che sale dal bicchiere mi porta violentemente in mente il ricordo di mio nonno Gabriele.
Il lavoro nei campi, il momento della vendemmia, la torchiatura nel cortile di casa. La sua voce che mi invitava in cantina, quando passavo di là, finito il lavoro: "bevitu un taj?".
Le tante volte che passavano i sui amici a trovarlo, e, entrando dal portone, vedevo la porta della cantina aperta, la nonna Liliana che mi diceva " và, và, a son là".
E varcando quella soglia quel profumo d'uva che si spandeva nell'aria, le parole, talvolta accese, mai violente, parlando di mille cose, dall'Udinese, al prezzo del mais, alla politica, al vino dell'ospite. E quanti personaggi: Feo di Bean, Il Diretor dal circul, l'Enologo, Baldas, il zio Italo e tanti altri. Alcuni non ci sono più, altri quando li incontro si ricordano della generosità di Gabrièl, del suo buon cuore, e che "purcitars" come lui non c'è nè più!
Le risate della compagnia mi riportano a Ielma, mentre Denis e Luca fanno spuntare due vasetti di nutella, che trovano degna compagnia in pane e grissini. Maria Vittoria guarda con gola noialtri che ci impegnamo a far sparire la cremosa golosità, e dopo un paio di "non posso, non dovrei", cede alle lusinghe di un grissino affogato nella nutella.


Ritornati all'ordine iniziamo la lenta discesa, e mentre scendiamo parlottando, il sapore del vino mi porta ancora indietro di qualche anno: ai ricordi del nonno si aggiungono quelli di mia nonna paterna, Arduina: seduta in poltrona, vicino la porta finestra, la vedo ancora alzare gli occhi, piccoli dietro le spesse lenti, dai ferri da maglia e chiedermi "vatu in montagne doman?".
Il cielo del giorno dei Morti si veste di grigio, quasi a sottolineare il ricordo di chi non c'è più, ma nell'intimo li sento ancora vivi e forti, accanto a me.
Come il sapore di quel vino. Il gusto del ricordo.

6 commenti:

  1. mi hai fatto scendere le lacrime alpinauta!
    questi passaggi dall'ilarità a un'intimità così sincera fan venire i brividi.
    che devo dire.. complimenti

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  2. è vero che spesso i ricordi sono legati a situazioni o sapori. capita pure a me. bel modo di ricordare una persona: un sapore che ti riporta il gusto di una vita con chi non c'è più

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  3. un bel bosco d'autunno, e anche la zona è stupenda, un balcone sul coglians.
    poi devo dire che è raro trovare chi è capace di esternare sentimenti forti con questa scrittura leggera ma toccante.
    (non vi metto un voto, anche se insegno lettere)

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  4. beh per una gita di tutto riposo avete scelto un bel posticino panoramico. bello.
    bello il ricordo del nonno. è vero che serti sapori, come certi luoghi hanno un valore evocativo. io quando sento l'odore del gjuf mi ricordo sempre della bisnonna, seduta vicino al spolert a "gucja"
    ciao

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  5. Ah! i buoni sapori di una volta raccolti tutti insieme in un bellissimo racconto. Bravo

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  6. povero grissino... che sguardo famelico...

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