Dopo aver pubblicato la lettera di Paolo Rumiz indirizzato al Congresso Nazionale del nostro Club, ho iniziato a curiosare tra gli scritti degli amici blogger. Cercavo di capire quanto è radicato il problema di questa montagna ammalata. Di questa montagna ferita e quindi facile preda di personaggi senza scrupoli, che in nome della sua salvaguardia la depredano.
Già i primi due blog che visito scrivono di questo argomento.
Terre Alte parla delle piste che minacciano il Catinaccio, piste che non hanno avuto il parere positivo dell Giunta Provinciale, ma che, in barba a quanto ha deciso la Provincia di Trento sono state picchettate dalla ditta che voleva costruirle.
Gli Amici della Montagna di Verona titolano "Così la Lessinia non si salverà": Averardo Amadio, del Wwf, ha cercato in tutti i modi, anche come membro del Comitato tecnico scientifico del Parco, di contrastare la bitumatura della Aliana, ma senza successo. «Resto dell’idea che rendere più facile alle auto l’accesso al Parco sia un controsenso: è nella natura dell’area protetta essere accessibile solo a piedi e ribadisco che se c’erano dei soldi da spendere era meglio spenderli per la promozione del Parco e a vantaggio dei residenti, anziché per incentivare l’invasione di auto e moto. Purtroppo in pochi si preoccupano di dar valore alle risorse interne al Parco, pensando sempre che la ricchezza arrivi da fuori».
I blogger alpinisti friulani levano gli scudi (per ora vittoriosi) contro le piste sul Sentiero del Pellegrino al Lussari, ma non possono far altro che ricordare la bellezza selvaggia di Sella Prevala e le verdi quieti del Tamai.
Sono solo alcuni casi ma c'è nè già troppi.
2 commenti:
desolante Luca, desolante. spero che la lettera di Rumiz, e anche le voci di chi va in montagna rispettandola, si facciano sentire con forza. Il Cai sembra ver preso quella strada. E il cai siamo anche noi.
Non so se si possa fare altro oltre a scrivere e parlarne ma una cosa è certa specialmente per le nostre montagne: insistere a costruire piste sarà un grosso errore. Negli anni del presunto boom di Sella Nevea abbiamo visto come è finita e quella volta veniva sempre tanta neve. Grosse imprese si son messe a costruire per dare agli udinesi (quelli sioroni dal dialetto udinese del "mi" e del "ti" che non è ne carne ne pesce) la loro Cortina , promettendo lavoro e tante altre cose. Molte di queste imprese allora famose son fallite lasciando da pagare anche il conto dei pranzi degli operai al rifugio Julia. E se per caso ora ti fermi a Sella più di due ore ti viene una tale disperazione ........ Amen.
Fumogeni a favore dei diritti della montagna e contro i diritti degli "umani"? Vedrai che non viene nessuno.
Posta un commento