Sono le 7.30 di mercoledì mattina e ci mettiamo in viaggio, destinazione lo Sciliar, sull'Alpe di Siusi. Gia da un po' avevo in mente questa meta e le rassicurazioni di Ilaria sul fatto che è un posto incantevole mi hanno spinta a metterlo in programma per queste ferie! A dir il vero era l'alternativa al giro nel gruppo del Catinaccio che dovevamo fare martedì e che a causa di un fatidico tamponamento è saltato!
La strada si presenta abbastanza trafficata e l'itinerario che abbiamo deciso di percorrere, infinito! La mia piccola Punto valicherà in successione p.so di San Boldo, p.so Rolle, p.so di Costalunga e p.so Nigra!
Arriviamo a Siusi e ci fermiamo a prendere il permesso che ci consentirà di arrivare sull'Alpe.
Giungiamo al parcheggio della seggiovia Spitzbuhel che ci farà guadagnare 200 metri di dislivello in pochi minuti: molto utile visto che siamo un po' in ritardo sui tempi di marcia. Comodamente seduti iniziamo a goderci il bucolico panorama che ci passa sotto i piedi penzolanti: prati verdi sfalciati di fresco, mucche al pascolo e tintinnare di campanacci ci accompagnano nella salita.
E montagne... montagne... tutt'attorno, che appaiono e scompaiono tra dispettosi nuvoloni.
Ciondolando lentamente come le mucche, la seggiovia ci porta alla Spitzbuhlutte, trampolino di lancio per appassionati di modellini d'aereo, nonchè di parapendio e deltaplano. Per fortuna c'è poca gente e subito ci mettiamo in cammino sulla sterrata che ci porterà alla Saltner Hutte.
Davanti a noi una distesa di verdi collinette e vallette punteggiate da piccole baite e stalle in legno e un intenso profumo di latte appena munto! Quassù è davvero il paradiso delle mucche! Anche la Mila viene a prendere il latte quassù!
Attraversiamo su di un artistico ponticello (premiato nel 2001 con il Premio Internazionale delle Costruzioni in Legno) il rio Freddo accompagnati dalla musica tirolese suonata da un trio alla Saltnerhutte e, imboccato il Sentiero dei Turisti, saliamo tranquillamente tra larici, cembri e mughi godendoci sempre più la vista sull'alpe e la val d'Isarco.
Con dolci svolte arriviamo all'altopiano lunare dello Sciliar: terreni erbosi si alternano a distese di pietrisco e la nebbiolina che ci avvolge da veramente la sensazione di vagare in un ambiente stregato.
In 2 ore e 20 siamo al rifugio Bolzano: e che rifugio ragazzi!!
Un signor rifugio!
Sembra un castello!
In 2 ore e 20 siamo al rifugio Bolzano: e che rifugio ragazzi!!
Un signor rifugio!
Sembra un castello!
Un giovanotto ci accompagna nella nostra cuccetta: una piccola ma ben curata cameretta tutta per noi tre! Siamo in pochi e questo rende il posto ancora più pacifico!
Approfittiamo di un'ampia schiarita tra i nuvoloni passeggeri per salire alla vicina cima del Monte Pez, 2564 metri, la massima elevazione dello Sciliar. In 10 minuti siamo in vetta, dove ci accoglie la croce, addobbata con le bandierine di preghiera buddiste colorate e svolazzanti.
Su di un prato in direzione del monte Castello appare spettrale, tra le brume, una gigantesca mano disegnata coi sassi: chi mai l'avrà fatta?
Le streghe??
Approfittiamo di un'ampia schiarita tra i nuvoloni passeggeri per salire alla vicina cima del Monte Pez, 2564 metri, la massima elevazione dello Sciliar. In 10 minuti siamo in vetta, dove ci accoglie la croce, addobbata con le bandierine di preghiera buddiste colorate e svolazzanti.
Su di un prato in direzione del monte Castello appare spettrale, tra le brume, una gigantesca mano disegnata coi sassi: chi mai l'avrà fatta?
Le streghe??
Luca si diverte a spaventare Nicholas con racconti sulle streghe che volano di notte su tutto l'altopiano assalendo gli incauti escursionisti! Rientriamo al rifugio per la cena e dopo una buona grappetta ai frutti ci rintaniamo nei nostri letti.
La mattina dopo, il sole preannunciato tarda a farsi vedere, nascosto dalla nuvolona in cui siamo avvolti e dobbiamo rinunciare alla visita della manona e al Castello.
Rifocillati ci mettiamo in cammino verso il rifugio Alpe di Tires distante un paio d'ore dal nostro rifugio.
Il sentiero scorre tranquillo tra verdi e pietre e per movimentarlo un po' io e Luca scorazziamo sui piccoli rilievi che lo circondano mentre Nicholas prosegue imperterrito sul sentiero, immerso nei suoi reconditi e fantasiosi pensieri. Catinaccio, Sassopiatto e Sassolungo si degnano ogni tanto di farsi vedere tra le nuvole che passano, ma mai per troppo tempo. Le stelle alpine crescono molteplici tutt'attorno.
Giungiamo alla sella di fronte alla Cima di Terrarossa e al bivio per la ferrata Maximilian che con una cavalcata attraverso i Denti di Terrarossa porterà un intrepido Luca a ricongiungersi con noi al rifugio Alpe di Tires. Dopo le varie raccomandazioni lo lasciamo e c'incamminiamo scendendo sui ripidi tornanti che portano alla valle di Ciamin.
Passando sotto le pareti meridionali dei Denti di Terrarossa alzo più volte lo sguardo a cercare quel matto di moroso e dopo un po' lo vedo tranquillo che mi saluta dall'alto. Scambio di reciproche foto e via, saliamo dolcemente fino all'Alpe di Tires.
Anche questo è un bel rifugio e dalla gente che incontriamo, pure brulicante di escursionisti che arrivano a frotte dal fondovalle e dall'Alpe di Siusi.
Luca arriva poco dopo e assieme proseguiamo alla volta della forcella Denti di Terrarossa.
Da qui, il sentiero scende con ripidi tornanti che ci offrono la vista di variopinti vacanzieri che arrancano sbuffando e sudando alla volta della nebbiosa forcella che ci siamo appena lasciati alle spalle.
Per educazione, ma Luca dice per puro sadismo, saluto tutti ottenendo affannose risposte.
Alla fine dei tornanti assistiamo ad un divertente siparietto: protagonisti cavalli e muli al pascolo che occupando il sentiero, bloccano la risalita degli escursionisti. C'è chi pazientemente (e con un pò di timore) aspetta e chi, come noi, evitate code svolazzanti e sederoni equini si fa spazio per passare.
Lasciate le ultime rocce il nostro sentiero passa tra i verdi fianchi del Col de Spiedl e della Punta d'Oro dove ci fermiamo a pranzare godendoci la vista e i caldi raggi del sole.
L'ultimo tratto si svolge su prati poco ripidi che portano alla Palude di Ladins: con una passerella di assi, attraversiamo gli umidi prati paludosi fino alla strada che, passando prima vicino all'albergo Panorama e poi alla baita Laurin, ci riporta al punto di partenza, presso la stazione a monte dello Spitzbuhel.
La nostra lunga cavalcata con le streghe dell'altopiano ha termine e, sotto un bel sole, ci accomiatiamo dalle simpatiche presenze che con le loro nebbie dispettose ci hanno accompagnato in questi giorni.
Posso dire con certezza che lo Sciliar mi ha stregata!
5 commenti:
avrete tenuto un livello basso perchè avevate Nicholas, ma la difficoltà non è tutto. avete fatto un bel giretto. L'alpe di siusi è il paradiso in terra
concordo con Antonella. Peccatp per tamponamento e catinaccio.
Che bello il racconto doppio!!!!
Il posto è veramente magico, chiudo gli occhi e lo vedo! Non si dimentica mai tanta bellezza.
Ze biel.
Mandi
ma sempre bei posti per voi eh?
bravi, bravi
l'alpe di siusi è stupenda, stupenda e ancora stupenda! sia per le escursioni, sia per star seduti solo ad ammirarla!
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