Sabato sera mentre festeggiavamo il nipotonzolo Alessandro e i suoi 9 anni suona all’improvviso il telefono!
Quali oscuri presagi nascondo il sinistro trillo?
“Mandi luca, soi Gjovanni. Doman ce fatu?”
“Voi a cjaminà, pensi Bivera e Clapsavon. Seiso stâs là o sule Cridola”
“Si, sin stâ s là. Io e Andrea. Lei li libri e i noms da li firmis. Mandi”
Un ghigno riecheggia nell’etere come saluto…
Quali oscuri presagi nascondo il sinistro trillo?
“Mandi luca, soi Gjovanni. Doman ce fatu?”
“Voi a cjaminà, pensi Bivera e Clapsavon. Seiso stâs là o sule Cridola”
“Si, sin stâ s là. Io e Andrea. Lei li libri e i noms da li firmis. Mandi”
Un ghigno riecheggia nell’etere come saluto…
Domenica la sveglia suona leggera alle 6.20, dopo un po’ di giri e rigiri tra le lenzuola mi alzo. C’è qualcuno che deve prepararsi alla giornata e ha bisogno del mio aiuto.
Apro la porta per portargli la colazione e schizza fuori in cortile correndo come un matto! Quasi si dimentica delle crocchette!!
Sente già l’odore dell’aria sottile!
Un vero alpin-dog!
Il ritrovo è nell’Impero di Goricizza alle 7.30 e con noi ci sono pure i Valops con pargolo al seguito, gita per famiglie: meta il Clapsavon ed il Bivera.
Il sole scalda già di prima mattina, la prima frescura si sente quando imbocchiamo la Val Pesarina: Prato, Sostasio, Pesariis, percorriamo la strada e ci immergiamo in un tripudio di verde sotto un cielo turchino e sgombro da nuvole.
Una giornata perfetta! Ma quella telefonata…
Era da un bel pezzo che non andavo a Sella Razzo e avevo vaghi ricordi, piuttosto sfocati, ma il panorama e lo smeraldo di prati e boschi che abbiamo davanti li ravvivano d’un colpo.
Indy scende dalla macchina battagliero, mentre gli altri due “cuccioli” non sembrano molto convinti.. Ma dopotutto è una gita tranquilla, con l’energia dei dodici anni dovrebbero essere già in cima.
La strada che porta a Casera Chiansaveit è un invito a godersi appieno l’ambiente circostante, con i suoi dolci saliscendi ci porta al cospetto della nostra meta, attraverso boschi e praterie in piena fioritura: rododendri, papaveri alpini e botton d’oro tingono di rosa, bianco e giallo i pascoli attorno alla casera.
Una volta alla malga la forestale cede il passo al sentiero che sale deciso verso la forcella e il gruppo, come in un tappone dolomitico della corsa rosa, inizia a sgranarsi.
I due pupi iniziano a “tufà” e a far la lagna, tant’è che si son guadagnati la qualificazione alle LagnOlimpiadi di Pechino nella specialità “Gran Fondo”. Claudio, Indy e Io precediamo il gruppo e aspettiamo sulla selletta prima dei ghiaioni sommitali l’arrivo degli aquilotti stanchi, che spronati dalle mamme, alla fin fine ci raggiungono distrutti!
Distrutti? Mah! Freschi come rose accettano di buon grado l’offerta di Nadia di aspettarci lì, mentre saliamo in cima. Enrica si ferma con loro, e noialtri proseguiamo, a questo punto solo per il Clapsavon, tralasciando il Bivera ed il mistero del Libro di Vetta.
Saliamo lungo la crestina che ci porta sui pendii ghiaiosi sotto la cima, e a Indy non par vero di trovare ampie distese di neve dove trovar refrigerio alla calura. Attraversiamo i nevai e arriviamo all’ultimo strappo che ci porta alla croce ed alla campana di vetta.
Il panorama dall’Amariana si spinge fin verso le Tre Cime, e di fronte a noi si stagliano le torri dei Monfalconi e della Cridola, Indy trova subito un suo pari con cui far amicizia: siamo in buona compagnia, almeno venti alpinisti dividono con noi la cima.
Ci sediamo a goderci il panorama e uno spuntino, aspettando che la cima diventi un po’ più silenziosa per godercela appieno.
Guardiamo in giù verso la forcelletta e scorgiamo i nostri compagni d’avventure, restiamo ancora un po’ sulla vetta silenziosa e guardiamo il vicino Bivera, ci tocca l’idea di far il giro e rientrare alla Chiansaveit dal Bivera, ma non riusciamo a comunicare con gli altri e lasciamo perdere.
Rimandiamo il mistero del Duca degli Abruzzi e di Giovanni a un’altra volta, con la sottile soddisfazione di avergli negato il piacere della lettura da parte nostra dei loro scritti (sottigliezze psicologiche d’alta quota), e iniziamo la veloce discesa lungo i ghiaioni, che Indy non pare apprezzare molto.
Il resto della truppa ha già intrapreso il rientro e noi scendiamo con calma verso Sella Razzo dove ci attendono alle auto.
Le giovani leve, grazie alle magiche virtù del game-boy hanno riacquistato le forze e scorazzano nelle praterie virtuali alla ricerca di rari pokemòn comodamente seduti sul sedile posteriore.
Il rientro pare d’obbligo via Sauris, dove poter degustare una buona Zahre e un buon panino con lo speck in onore dei nostri Andrea e Cristian, gli uomini-lupo..
Peccato che nel locale, sebbene nel cuore della Carnia, il ritmo sia di una calma sudamericana nel servizio, ma forse è perché le cose a lungo desiderate danno più soddisfazione… o forse perchè dalla cucina captiamo un "non c'è neanche pane"...
Era da un bel pezzo che non andavo a Sella Razzo e avevo vaghi ricordi, piuttosto sfocati, ma il panorama e lo smeraldo di prati e boschi che abbiamo davanti li ravvivano d’un colpo.
Indy scende dalla macchina battagliero, mentre gli altri due “cuccioli” non sembrano molto convinti.. Ma dopotutto è una gita tranquilla, con l’energia dei dodici anni dovrebbero essere già in cima.
La strada che porta a Casera Chiansaveit è un invito a godersi appieno l’ambiente circostante, con i suoi dolci saliscendi ci porta al cospetto della nostra meta, attraverso boschi e praterie in piena fioritura: rododendri, papaveri alpini e botton d’oro tingono di rosa, bianco e giallo i pascoli attorno alla casera.
Una volta alla malga la forestale cede il passo al sentiero che sale deciso verso la forcella e il gruppo, come in un tappone dolomitico della corsa rosa, inizia a sgranarsi.
I due pupi iniziano a “tufà” e a far la lagna, tant’è che si son guadagnati la qualificazione alle LagnOlimpiadi di Pechino nella specialità “Gran Fondo”. Claudio, Indy e Io precediamo il gruppo e aspettiamo sulla selletta prima dei ghiaioni sommitali l’arrivo degli aquilotti stanchi, che spronati dalle mamme, alla fin fine ci raggiungono distrutti!
Distrutti? Mah! Freschi come rose accettano di buon grado l’offerta di Nadia di aspettarci lì, mentre saliamo in cima. Enrica si ferma con loro, e noialtri proseguiamo, a questo punto solo per il Clapsavon, tralasciando il Bivera ed il mistero del Libro di Vetta.
Saliamo lungo la crestina che ci porta sui pendii ghiaiosi sotto la cima, e a Indy non par vero di trovare ampie distese di neve dove trovar refrigerio alla calura. Attraversiamo i nevai e arriviamo all’ultimo strappo che ci porta alla croce ed alla campana di vetta.
Il panorama dall’Amariana si spinge fin verso le Tre Cime, e di fronte a noi si stagliano le torri dei Monfalconi e della Cridola, Indy trova subito un suo pari con cui far amicizia: siamo in buona compagnia, almeno venti alpinisti dividono con noi la cima.
Ci sediamo a goderci il panorama e uno spuntino, aspettando che la cima diventi un po’ più silenziosa per godercela appieno.
Guardiamo in giù verso la forcelletta e scorgiamo i nostri compagni d’avventure, restiamo ancora un po’ sulla vetta silenziosa e guardiamo il vicino Bivera, ci tocca l’idea di far il giro e rientrare alla Chiansaveit dal Bivera, ma non riusciamo a comunicare con gli altri e lasciamo perdere.
Rimandiamo il mistero del Duca degli Abruzzi e di Giovanni a un’altra volta, con la sottile soddisfazione di avergli negato il piacere della lettura da parte nostra dei loro scritti (sottigliezze psicologiche d’alta quota), e iniziamo la veloce discesa lungo i ghiaioni, che Indy non pare apprezzare molto.
Il resto della truppa ha già intrapreso il rientro e noi scendiamo con calma verso Sella Razzo dove ci attendono alle auto.
Le giovani leve, grazie alle magiche virtù del game-boy hanno riacquistato le forze e scorazzano nelle praterie virtuali alla ricerca di rari pokemòn comodamente seduti sul sedile posteriore.
Il rientro pare d’obbligo via Sauris, dove poter degustare una buona Zahre e un buon panino con lo speck in onore dei nostri Andrea e Cristian, gli uomini-lupo..
Peccato che nel locale, sebbene nel cuore della Carnia, il ritmo sia di una calma sudamericana nel servizio, ma forse è perché le cose a lungo desiderate danno più soddisfazione… o forse perchè dalla cucina captiamo un "non c'è neanche pane"...
7 commenti:
uh che raffinatezza caro alpinauta, pure le foto firmate!! bello il cagnone, cresce bene. non è certo come tanti labrador che si vedono in giro: bolsi e strafatti!!
pronti per il rosa?
il prossimo w.end sono a ts e mi hai fatto voglia di andar sul bivera, deve'esser una meraviglia di fioritura..
e poi c'è un mistero che mi fa sentire indiana jones...
che bello!. la foro coi botton d'oro di nadia è bellissima. e anche quella col cagnone!!
simpaticissimo
Eh! il mistero del Bivera!!
e il Loi che passa ben due volte e non lascia commenti
Con calma arriva anche il loi.... mi spiace davvero che sia saltata la lettura del libro di vetta(anche se non è niente di così importante) ma può essere un giusto stimolo a tornare!
Quasi quasi mi sento di farti anche una precisazione visto che ultimamente ho studiato: i fiori bianchi che hai visto non sono papaveri alpini ma anemoni.
I due tipi di papaveri alpini (uno giallo e uno bianco) crescono solo sulle giulie:per una volta forse ho ragione io!
Mandi mandi a ducju
caro LOi non è che lei si è confuso con la Pulsatilla alpina austriaca? l'anemone ha tanti fiori per un gambo, mentre i fiori in questione erano singoli, come lo sono le suddette e i PAPAVERI!!!
caro loi e se era un camedrio? o un canederlo di mio padre?
vada a firmare il libro di vetta e non pensi ai ranuncoli di traunfellner?
P.S. Il papavero delle alpi giulie cresce anche sulle alpi carniche orientali e qualche suo cugino anche più in là
Ecco, ecco.... non mi date mai una soddisfazione!
Mandi mandi e occhio ai papaveri!
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