Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 16 giugno 2008

La Regina delle Dolomiti

Con un gergo da himalaysmo, il meteo prometteva per sabato una finestra di bel tempo, e quindi dal campo base, io e Nadia eravamo in fermento con i preparativi per l'assalto alla cima. Mandato il Nicolino in campagna dai nonni, puntavamo la sveglia alle 5.20 del mattino (ma perchè l'alpinismo prevede anche queste levatacce?): obbiettivo Marmolada!
La sveglia suona puntuale e la musichetta simpatica non la rende più gradevole, ma come disse Giulio Cesare sul Rubicone: il dado è tratto! Al di là del nostro Rubicone ci aspetta la colazione (come per la Nazionale anche per noi la Nutella... speriamo in risultati migliori!), dopodichè zaini in auto e via alla volta di Passo Fedaia.
Ci fermiamo a Selva di Cadore per un caffè e abbiamo modo di conoscere l'acqua minerale con la barba, specialità mattutina del luogo (un taj di neri lu clamìn a Codroip), accompagnata da una presina di tabacco da naso: sembra abbia effetti miracolosi!
Arriviamo a Passo Fedaia con il termometro che segna un paio di gradi sopra lo zero, il cielo è velato e un pallido sole fa fatica a farsi vedere. Al parcheggio è un gran fermento di persone, ci sono almeno tre corsi ghiaccio con istruttori gracchianti e allievi spaesati, alcuni con tenute da museo, altri pronti per l'Everest, altri... lasciamo perdere. Una fauna interessante!
Sfruttiamo la bidonvia per raggiungere Pian dei Fiacconi e la neve ci accoglie nel suo regno. Ci incamminiamo per la traccia verso il ghiacciaio, dove sono presenti già alcuni gruppetti di corsisti alle prese con ramponi e piccozze e... OCCHIO ALLE CORDE!! NON CALPESTATELE!! OCCCHIOOO!!!
Ci fermiamo a prepararci nei pressi di un masso dove un'altro gruppetto si stringe attorno all'istruttrice che condisce la sua spiegazione con un variegato lessico:" da manuale questo, da manuale quest'altro, da manuale l'altro ancora..."

Manuale, manuale, manuale...
Manuale, manuale, manualee..
Manuale, manuale, manuale..
Sempre soltanto manuale...

Mi ricorda una canzone di anni fa! Ma se c’era Mina sul ghiacciaio era ben altra cosa!!
Eccoci pronti, imbragati e in cordata per la nostra salita. Affrontiamo il pendio che ci porta verso la parete nord est, subito davanti a noi quattro cordate, mentre sotto le roccette attrezzate se ne intravedono altre due. Procediamo abbastanza spediti e quando la pendenza si fa un poco più ripida mi sento strattonare dalla corda e Nadia mi ricorda che non stiamo facendo le gare con nessuno.
Ci fermiamo un attimo e approfittiamo per togliere qualche indumento, e per mangiare qualcosina di veloce. Riprendiamo il nostro zig-zag sul pendio ghiacciaio, rispetto allo scorso anno c'è molta più neve e il ghiaccio è ben coperto. Il sole compare a tratti tra le nuvole, e il suo arrivo è accompagnato, quasi immediatamente, da una miriade di crolli di pezzi di ghiaccio dalle pareti circostanti. La neve tiene bene, e per la progressione sono sufficienti i bastoncini, almeno fino alla slavina sotto le balze rocciose sotto la cima.
Arriviamo in vista della croce e delle attrezzature che agevolano l'uscita in cresta, riponiamo i bastoncini e prendiamo le piccozze. Saliamo il ripido canalino, ben innevato, che esce in cresta senza grosse difficoltà. Dalla cresta il panorama spazia dal Sassolungo, al Sella, al Cristallo, e anche se il cielo non è azzurro, la vista è comunque bellissima.
In breve arriviamo alla croce di vetta, e con beata soddisfazione ci guardiamo intorno, attorniati da un rumoroso e divertito gruppo di Rovereto, mentre un gracchio alpino ci guarda incuriosito, appollaiato sulla croce, in attesa di qualche briciola.
Le nuvole che salgono da sud consigliano di muoversi in fretta e ripercorriamo la traccia di salita. La neve inizia a diventare pesante e nei tratti dove le attrezzature sono sepolte dalla neve, scendiamo facendo sicura con la corda. Scendiamo tranquillamente per il pendio, con il sole che va e viene, in un rincorrersi di nuvole. A ragione pensiamo di essere stati fortunati con il meteo.
In prossimità del rifugio avremmo l'intenzione di far un pò di ripasso sulle manovre e ci mettiamo a scavare nella neve alla ricerca di un pò di ghiaccio vivo per piantare le viti da ghiaccio, ma lasciamo perdere visto il metro abbondante di neve che lo ricopre.
Prima di scendere ci prendiamo un attimo di pausa nel rifugio semideserto, guardando il panorama dalle ampie vetrate, e mangiando un meritato panino accompagnato da una birra che dà sollievo all’arsura dei ghiacci.
Sono passate da poco le quattro quando riprendiamo gli impianti per scendere a Fedaia,dove ci accoglie un vento freddo.
Attraversiamo la diga e su in alto la Marmolada viene avvolta dalle nebbie della sera.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

sempre più GIRL POWER!!!
Alè Nadia!!
Luca sei fortunato ad aver una moglie che ti porta in giro in questi bei posti?

Anonimo ha detto...

moglie?
cayo ho perso un pezzo?
Ridi ridi degli istruttori... vedremo te...
ma conoscendoti... W LA RIVOLUCION
hasta la roca siempre Comandante Chiarcos ( si lo so che di rosso hai solo il tajut...)
Brava Nadia

Anonimo ha detto...

p.s.
venerdi vado sul monviso

Anonimo ha detto...

Grande Nadia!!! Bravissima.... i tuoi piccoli Everest si moltiplicano in gran velocità e anche le difficoltà aumentano in proporzione! Ci hai preso gusto he? Questa è una buonissima preparazione in vista di luglio!!!
Daghe de potensa!
Mandia ducju