Come anticipato nel post sul Glemine, oggi andavo al seguito del Duca all'attacco del Gams Spitz. L'ultima volta ci andai ben 8 anni fa, con Luca (omonimo Orso) una luminosa giornata di febbraio, e vista la presenza di neve in parete, e in discesa pensammo bene di far la salita con gli scafi in plastica! Ce ains! Ce aventuris! E una volta ridiscesi, ci guardammo bene in faccia: mai più vie così lunghe. Ieri durante la salita ripensavo a queste parole, le stesse che dissi a Marco dopo la Don Quixote sulla sud della Marmolada, e ho pensato: eccoci di nuovo qua! Chissa quale sarà la prossima!
Son le sei che il Duca arriva in quel di Goricizza e io, assonnato, sono già in strada che lo aspetto, carico lo zaino e salgo in macchina, il non fare da autista concilia il sonno, ma conoscendo il Duca, resto desto, si sa mai che si appisoli al volante.
Arriviamo a Timau che il gigante è ancora in ombra, e parcheggiamo al suo cospetto, davanti alla taverna Mexico, preparativi veloci e uno sguardo all'insù, verso i 900 metri di parete che ci aspettano.
In breve siamo all'attacco della via attrezzata, e sul sentiro troviamo una scarpa asics taglia 45, la stessa del Duca... un buon auspicio? Vedremo. Intanto sono testimone della mutazione del Duca, che sfoggia una livrea rossa, che gli dà un'aria cardinalizia, tant'è che devotamente gli cedo il passo sul primo tiro.
Il primo tratto è facile, e visto che si arrampica in mezzo alla vegetazione, decidiamo di andar su con gli scarponi. La salita è facile e divertente, peccato che il fogliame e l'erba ricoprano gran parte del tracciato, più che i rinvii e la corda, sarebbero ben più utili un decespugliatore e uno di quei soffioni per le foglie.
Arriviamo, tra erbe e arbusti alla prima uscita, dove c'è il primo libro di via, firmiamo e scopriamo che siamo i primi della stagione (anche con Luca aprimmo la stagione nel 2000). proseguiamo oltre, e arrivati nel bosco sopra lo zoccolo, ci sleghiamo per procedere più velovemente verso il paretone. Mangiamo qualcosa e calziamo le scarpette, visto che la parete ora è più pulita e compatta. Saliamo in pieno sole, e un pensiero di ringraziamento va all'inventore della camel-bag, fantastica in queste situazioni. Intanto le ore passano e inizia lo smonamento da via lunga, le difficolta non sono elevate e l'interesse pian piano cala, lasciando il posto alla noia e alla voglia di tornar giù! Ma il Cardinale è deciso e allora lo seguo. Poco prima della seconda uscita, accanto alla cassettina con il libro di via troviamo la seconda scarpa Asics taglia 45 appesa ad un fittone... il mistero si infittisce!!
Arriviamo alla seconda uscita che sono le quattro del pomeriggio e guardo mesto il sentiero di discesa, ma sua eminenza sbotta "No varin migo di lassà stà?"
Quasi quasi.... Vabbe dai, ormai mancano un centinaio di metri di via e la cresta finale. Ok! Eminenza prosegua! E sù! Per le ultime e faticose (Mazzilis lo scrive) placche: 100 metri di liscio e gripposo calcare (non esente dalle solite erbacce, una via d'ambiente direbbe l'amico De Rovere), l'unico tratto bello di via secondo me, peccato che venga adesso, quando l'unico desiderio è quello di scendere!
L'ultimo tiro tocca e me, ed arrivare in sosta è una sorta di liberazione. Il Cardinal Loi mi raggiunge, togliamo le scarpette per mettere i piedi in qualcosa di più comodo, riponiamo il materiale negli zaini, facciam su la corda e guardiamo in su, verso l'ultimo strappo (erboso... che sorpresa!!) che ci separa dalla cima. Sono le 17.30.
Saliamo l'ultimo tratto di cresta e finalmente siamo in cima, sono le 18. Una rapido sguardo intorno, un paio di foto in cima (la piccola croce reca inciso "Dio con Noi".. speriamo abbia l'udito debole..) e il dispiacere di non poter stare a godere un pò di più il panorama. La guida riporta che ci sono due ore e mezza di cammino fino alla macchina.
Scendiamo velocemente (quanto il buon senso consente) per la neve pesante e sull'erba scivolosa della via normale e ci inoltriamo nel bosco che ci riserva qualche bella salita (ma non è una discesa?) prima di scendere ripidamente verso Timau, una volta in vista dei prati di Casera Pramosio, nel bosco il sentiero è tutto ricoperto di foglie e bisogna stare attenti per evitare scavigliature poco simpatiche, ma l'idea di essere sorpresi al buio ci mette le ali (altro che red bull) e filiamo comunque spediti.
Son le 19.30 che arriviamo alla barriera parasassi appena sopra il paese. Per le vie di Timau incontriamo solo un cane che ci guarda con aria incuriosita e passa oltre. Dalle case ci giunge il rumore dei preparativi per la cena, i discorsi attorno alla tavola sono un debole sottofondo. Arriviamo alla macchina e guardiamo verso l'alto, il Gam Spitz ci sovrasta con tutta la sua mole e noi: TIE'.
Il Duca torna nei suoi panni e mi dice "la prossime volte i sai di no domandati di vigni!".
Son proprio curioso di vedere se ci sarà un'altra volta Signor Duca! Per me no, sicuramente.
Però il mio pensiero vola verso le Nord del Montasio e del Mangart, ma anche alla Civetta. Per una sorta di scaramanzia dico anche oggi "basta vie lunghe!!"
Chissà quale sarà la prossima.