Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

mercoledì 16 aprile 2008

No all'elettrodotto Wurmlach - Somplago


Il Comitato “Carnia in Movimento” sta cercando da anni di divulgare la conoscenza di questo problema che coinvolge l’ambiente e gli abitanti della Carnia, riprendo lo scritto dell’amico Lino Straulino sull’argomento:
Nell 2005 sono stati presentati ai comuni della Carnia interessati i progetti relativi alla costruzione di un elettrodotto aereo di interconnessione transfrontaliera che da Wurmlach, in Austria, attraversando la valle del But dovrebbe raggiungere Somplago.
La società Alpe Adria Energia s.p.a., che ha presentato il progetto, si approvvigionerebbe così di energia elettrica a basso costo onde fornire detta energia al gruppo Ferriere Nord per i primi dieci anni, per poi passare sotto il completo controllo del gestore nazionale.L’elettrodotto, con tralicci di 30-60 metri, campate di 300 metri ed una fascia disboscata media di 60 metri, una tensione di 220Kvolt interesserebbe l’intera valle del But e precisamente i comuni di Cavazzo Carnico, Tolmezzo, Zuglio, Arta Terme, Sutrio, Cercivento e Paluzza.
PERCHE’ DICIAMO NO A QUESTI PROGETTI
In Italia esiste certamente un problema energetico essendo il nostro paese il meno autosufficiente in Europa in fatto di energia ed importando oltre i 4/5 del suo fabbisogno sotto forma di petrolio, metano, carbone ed elettricità. Inoltre in Italia l’energia elettrica costa molto più che nel resto dell’Europa. Potrebbe quindi apparire incontestabile l’esigenza di costruire nuovi elettrodotti.Esiste inoltre anche nel nostro paese un problema di crisi economica legata alla più generale congiuntura europea, ed anche in regione se ne avvertono i contraccolpi. Si afferma quindi che l’elettrodotto è necessario a sopperire al fabbisogno energetico di alcune importanti industrie regionali, in modo da abbassare le spese per l’energia e mantenere posti di lavoro. Non crediamo che questi siano assiomi indiscutibili, perciò ci sentiamo di dire un deciso non ai progetti di elettrodotti nella nostra zona.
PERCHE’ DICIAMO NO AI PROGETTI:
Un elettrodotto aereo o interrato che sia, date le dimensioni, avrebbe nella nostra vallata ripercussioni ambientali, geologiche, salutistiche, sociali ed economiche disastrose. Per quanto riguarda in particolare gli aspetti salutistici, il progetto Pittini-Fantoni dedica pochissima attenzione al problema della tutela della salute, soprattutto fa riferimento a un valore di 3 microtesla come misura per la tutela della salute della popolazione, valore fissato dalla legge (DPCM 8/7/03). Invece noi sappiamo che la vera tutela si ha quando il valore di esposizione non supera gli 0,2 microtesla, come consigliano l’ARPA ed alcune Regioni. Anche l’interrato non è praticabile in quanto, per la sua morfologia, la Valle del Bût è stretta, quindi mal si adatta ad “ospitare” un’opera di questa portata volendo rispettare i limiti salutistici imposti dal principio di precauzione che impongono distanze dalle strutture abitative di almeno 30 metri. Nella realtà, invece, sarebbe inevitabile, in certi punti, far passare la linea vicino alle case, a scuole, ad abitati, con tutti i danni conseguenti sulla salute dei cittadini. La nostra Regione é autosufficiente dal punto di vista energetico con l’entrata in funzione della centrale a biomasse di Torviscosa. L’elettrodotto Wurmlach- Somplago infatti verrebbe realizzato per far fronte alle esigenze della rete elettrica nazionale, e non di quella regionale. Per di più manca un piano energetico regionale che definisca in maniera chiara l’entità dei consumi, del fabbisogno e della produzione energetica regionale, in rapporto a quella nazionale.
DICIAMO NO perché l’obiettivo più a lungo termine del progetto Pittini-Fantoni sarebbe quello di immettere l’energia sul mercato e lucrare così sul gap tra prezzi di acquisto e di vendita. Il tutto va quindi visto nell’ottica di un enorme business, senza contare il fatto che dopo un decennio l’elettrodotto passerebbe in mano all’Enel.
DICIAMO NO perché non crediamo che questi progetti di elettrodotti servano a mantenere o addirittura a creare posti di lavoro. Non servono a mantenere posti di lavoro, perché questo fattore è piuttosto legato alle più generali congiunture economiche. Se il settore siderurgico è in crisi, non sarà l’abbassamento dei costi dell’energia a rilanciarlo né a impedire un domani agli imprenditori di delocalizzare le proprie aziende in altri paesi del mondo o a venderle addirittura a imprenditori esteri .· Non serve soprattutto a creare nuovi posti di lavoro. Come evidenziato da autorevoli economisti (vedi studi Sarasin- Basilea), gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili creano molti più posti di lavoro fissi di quanto ne creino quelli nel settore delle energie sporche: ad esempio, è stato calcolato che ogni milione di dollari investito nel fotovoltaico crea 17 nuovi posti di lavoro fissi, contro i soli 1,5 che ne crea se investito nel petrolio o nel gas o in settori energetici ad essi legati.
ESISTONO ALTERNATIVE a un politica di elettrificazione basata sul modello degli elettrodotti.
QUESTE ALTERNATIVE c’erano e ci sono, solo che finora non si sono adeguatamente praticate.
CREDIAMO NELLA NECESSITA’ DI REALIZZARE UNA POLITICA CAPACE DI PERCORRERE TUTTE LE ALTERNATIVE POSSIBILI a un modello di sviluppo del settore energetico basato in maniera preponderante sugli elettrodotti.Chiediamo politiche CAPACI DI FAVORIRE UN’ELETTROGENERAZIONE DIFFUSA E DELOCALIZZATA attraverso l’installazione di impianti solari, fotovoltaici, impianti a biomasse che utilizzino gli scarti della lavorazione del legno ed eolici, piccole centraline idroelettriche.Questo perché, producendo energia vicino a dove è richiesta si riducono le perdite di trasporto e si dirada nel tempo la necessità periodica di adeguare la potenza delle reti agli aumenti dei consumi.Un sistema di questo genere non sembra difficilmente attuabile nella nostra Regione, caratterizzata da una straordinaria varietà di paesaggi e microclimi, ricca di acque, di boschi e di sole.
ESISTONO LE RISORSE FINANZIARIE, a livello nazionale, per promuovere questo diverso modello di sviluppo dell’elettrificazione: si tratta di migliaia di milioni di euro che noi utenti abbiamo versato allo Stato, almeno dal 1991 (vedi legge 77/1991), in nome della soprattassa sui consumi elettrici, che avrebbe dovuto finanziare lo sviluppo delle energie rinnovabili e che invece sono stati andati a finanziare aziende produttrici di energia da fonti “assimilate” i “sporche” (scandalo Cip 6). Utilizzando il gettito di 3281,4 milioni di euro che nel solo 2003 i soli impianti produttori di energia da fonti assimilate (o sporche) hanno incamerato, e investendoli, ad esempio, nello sviluppo del settore fotovoltaico, si sarebbero potuti creare ben 27.892 nuovi posti di lavoro fissi, in un solo anno (una Fiat di qualche anno fa). Questo significa che si sarebbero potute creare nuove fabbriche per la produzione di pannelli solari o fotovoltaici, che si sarebbe dato nuovo impulso alla ricerca delle tecnologie migliori, si sarebbe creato un mercato in un settore considerato potenzialmente ottimo dagli operatori stranieri, e che invece è rimasto vergognosamente bloccato almeno fino al 2001, quando si è cominciato ad attuare il programma “10.000 tetti fotovoltaici” già varato nel 1997 e fino a quel momento non attuato. Così, le scelte più o meno inique del passato hanno creato un ostacolo allo sviluppo di un nuovo settore produttivo, tanto che oggi, gli stessi Fantoni/Pittini o altri industriali come loro avrebbero potuto scegliere di investire su questi nuovi settori industriali, per rilanciare i propri affari, piuttosto che mettersi a costruire elettrodotti.
SE C’E’ BISOGNO DI ENERGIA, PRODUCIAMOLA INCREMENTANDO SU LARGA SCALA LO SVILUPPO DELLE FONTI RINNOVABILI. CI VUOLE OCULATEZZA E LUNGIMIRANZA NELL’UTILIZZO DELLE RISORSE ESISTENTI. Utilizzando opportunamente il gettito sui sovrapprezzi elettrici che noi utenti versiamo sul costo del kwh, si può favorire uno sviluppo considerevole dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili. E’ stato calcolato che, investendo i soli 3281,4 milioni di euro che nel solo 2003 sono andati a incentivare gli impianti produttori di energia da fonti sporche (e che invece avrebbero potuto essere impiegati interamente nel settore delle energie rinnovabili), si sarebbero potuti installare impianti fotovoltaci capaci di produrre ben 6.562.800.000 kwh annui, un potenziale di energia capace di coprire l’intero consumo energetico nazionale del settore agricolo (5.162,2 milioni di kwh di consumi nel 2003), e questo risultato si sarebbe ottenuto in un solo anno: - ciò avrebbe consentito di liberare grandi quantitativi di energia della rete nazionale a favore, per esempio, delle industrie (che attualmente occupano un terzo dei consumi nazionali di energia elettrica), con possibili riduzioni dei costi dell’energia stessa a loro favore; - ciò avrebbe inoltre portato l’Italia ai primi posti tra i paesi industrializzati in un settore in cui, invece, è miserevolmente tra gli ultimi. Risultati, ripetiamo, che si sarebbero potuti ottenere in un solo anno!! LE POLITICHE A FAVORE DELLE ENERGIE RINNOVABILI, QUINDI, SAREBBERO QUANTO MAI REDDITIZIE IN TERMINI SOCIALI ED ECONOMICI. Confidiamo che la nuova Legge varata in Italia il 18 aprile 2005, che si propone di sviluppare l’impiego delle fonti rinnovabili di energia, nonché la cessazione di ogni incentivazione per gli impianti funzionanti con fonti assimiliate alle rinnovabili, e che il prossimo Piano Energetico Nazionale diano avvio a una politica concretamente e coraggiosamente orientata ad uno sviluppo sostenibile e ad un progresso economico in armonia con l’ambiente e con il diritto alla salute di chi ci vive.
Tutto congiura a favore di una politica capace di ascoltare il grido della gente della Carnia, che dice NO A NUOVI MEGA- ELETTRODOTTI. Perché IL PROGRESSO NON E’ IL GUADAGNO DI POCHI, MA QUANDO TUTTI POSSIAMO BENEFICIARE DI INVESTIMENTI OCULATI E SAGGI, NEL RISPETTO DI TUTTE LE COMPONENTI SOCIALI, ECONOMICHE, AMBIENTALI. CHE COSA CHIEDIAMO Confidiamo quindi nel fatto che la nostra Regione definisca e approvi al più presto un Piano energetico Regionale, che è in bozza dalla primavera del 2003 (come mai è in bozza da ben due anni, verrebbe da chiedersi?) che recepisca queste proposte. Chiediamo inoltre che nel nuovo Piano Energetico Nazionale che sarà approvato prossimamente (agli inizi del 2006) sia favorita su larga scala l’attuazione di programmi di sviluppo delle energie rinnovabili e che siano destinati consistenti fondi pubblici (che ci sono) per la loro ampia diffusione. Alcuni cenni sullo scandalo Cip 6 Negli ultimi 14 anni almeno, è stata perseguita in Italia una politica ben precisa dall’Enel e quindi dallo Stato. Dal 1991, con la legge 77/1991 (legge di approvazione del Piano energetico Nazionale) lo Stato ha imposto una tassa sui consumi di energia a noi utenti: da allora paghiamo l’elettricità ben il 7% in più, in nome delle energie rinnovabili (il solare, l’eolico, l’eliotermico, il fotovoltaico). In buona sostanza, ciascuna utenza paga dal 1991 una percentuale del 7% in più sulla tariffa elettrica al kwh.Con un esempio si può chiarire meglio l’entità di questo gettito ricavato dai sovrapprezzi elettrici.Considerando che, ad esempio, al 1 gennaio 2003 la tariffa elettrica media nazionale era di 11,72 centesimi di euro kwh (0,1172 euro kwh), il 7% su ogni kwh è stato calcolato mediamente di circa 0,82 centesimi di euro (0,0082 euro kwh). Per legge questo gettito del 7% in più sulle tariffe elettriche avrebbe dovuto finanziare esclusivamente la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma questo non è avvenuto. In realtà, la gran parte di quel gettito fiscale ricavato dai sovrapprezzi elettrici è stato usato per finanziare produttori di elettricità da fonti “assimilate”, cioè “sporche. Infatti, tra i dieci maggiori beneficiari di questo fiume di denaro pubblico ci sono state aziende come Enipower, Enel Green Power ed Enel Produzione, Edison, Erg, Apienergia, Elettra Glt- GLL, Acea Electrabel, ecc. ( v. Relazione annuale Autorità per l’Energia 2004, sezione II, pag. 114). Grazie a questo gettito, i soli impianti produttori di energia da fonti assimilate hanno incamerato, nel solo 2003, ad esempio, un ammontare di 3281,4 milioni di euro, come risulta dalla relazione del Presidente dell’Autorità dell’Energia (V. Relazione annuale 2004, sezione II, pag. 117, tabella 4.11). Come si ricava poi dalla Relazione annuale 2005 del Presidente dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, il “totale della remunerazione agli impianti per le fonti assimilate” nel 2004 è stato addirittura di 3511,4 milioni di euro (v. Relazione annuale 2005, sezione II, tabella 3.13, pag 122). Importo quest’ultimo anche dieci volte superiore ai 350 milioni di dollari che gli Stati Uniti, il paese più ricco del mondo, hanno stanziato per i sopravvissuti della tragedia dello tsunami del 2004. In altri paesi europei le cose sono andate in modo ben diverso.Facciamo solo l’esempio della Germania: qui, con il sovrapprezzo sull’elettricità, sono stati finanziati migliaia di impianti fotovoltaici, attraverso vari programmi nazionali ( di cui l’ultimo prevede di realizzarne un milione nei prossimi anni). Inoltre qui si è stabilito che i kilowatt ora prodotti in più da ogni utente vengano versati in rete e pagati “profumatamente”. C’è da dire che la Germania ha proprie riserve di carbone sufficienti ad essa per alcuni secoli e 20 centrali nucleari. Ecco i risultati di questa politica attuata dall’Italia:
-In Europa, l’Italia è il paese meno autosufficiente per l’energia: essa importa circa i 4/5 del suo fabbisogno, quando invece, con opportuni programmi di finanziamento delle fonti rinnovabili, si sarebbero potuti realizzare migliaia e migliaia di impianti in questi 14 anni! E’ stato calcolato che, occupando con generatori fotovoltaici anche solo i tetti esistenti degli edifici in Italia, si potrebbe coprire almeno 5 volte il fabbisogno energetico nazionale. Invece, purtroppo, L’Italia è uno dei paesi progrediti che meno utilizzano l’energia solare per produrre elettricità o calore.
- Nell’eliotermico è battuta perfino dall’Austria e dalla Grecia, per 200 a 5 (mq di collettori solari ogni 1000 abitanti), è superata da paesi molto meno soleggiati come la Germania, il Giappone, la Svizzera, l’Olanda, perfino dalla Norvegia e dalla Finlandia!!
- Nel fotovoltaico in Italia la potenza installata in MW per abitante nel 2003 era di 0,45 Mw/p, meno di un decimo di quella della Germania (4,97 MW/p) e un quindicesimo di quella del Giappone (6,74 MWp), inferiore a un terzo a quella della Finlandia (3,40 MW/p), inferiore di 4 volte quella dell’Austria (fonte: IEA). In generale, la diffusione del fotovoltaico in Italia alla fine del 2003 era meno di un quarto della media dei 20 paesi più industrializzati.
Dati tratti da: · “La Stampa- Tuttoscienze” dicembre 2004. · ”Energia dal Sole”- periodico delle fonti energetiche rinnovabili- anni 2004/2005www.autotità.energia.it

3 commenti:

Anonimo ha detto...

in effetti è una grande opera perfettamente inutile (parlo da ingegnere delle risorse). concordo con quanto dicono i carnicinmovimento. Vedremo ora come si muoverà il Signor Tondo (da tolmezzo vero?)... se saprà rispettare la nostra terra (dico nostra anche se son de trieste, perchè mi piace la nostra regione, e fate pure tutte le battute sui triestini che volete) o se sceglierà la via più facile e servire i padroni!
Luca che dici tu? in che mani siamo? Illy lo faceva di sicuro e sto quà?
Bon basta politica e fuori gli scarponi!!!
Cayyòòò!
ciao

Anonimo ha detto...

solito triestino dalle lunghe mani... ah! ah!
io non credo, ma spero che Tondo faccia qualcosa per il Friuli che si avvicini a quello esposto nel post.
un'opera così in Canale di San Pietro non ci sta proprio. sarebbe uno scempio inutile.
Chi ti dice che tra due anni il Sig. Pittini non porta tutto in Romania? non siamo mai stati una regione industrializzata, ci ha bloccato il confine. ora che l'abbiamo aperto puntiamo su altro. i nostri vecchi partivano con la crame sulle spalle, e un bicchiere di vino al viandante non lo rifiutavano, quindi penso che commercio e alberghiero siano le strade da seguire.

montagnesottosopra.blogspot.com ha detto...

Meriterebbe ore e ore di discussione sto argomento. Il problema è che l'italia ha già espresso un suo giudizio sull'energia anni fa con il referdum sul nucleare e ora siamo costretti a comprare energia dalla Francia e della Slovenia e pagarla tantissimo . Se salta una centrale nucleare in Slovenia è come averla qui per cui tanto valeva. Poi in quanto a scempi si costruiscono impianti di risalita a "sbregabalon" , che oltre a rovinare le montagne e a togliere quel poco di acqua che c'è consumano un sacco di energia a costi elevatissimi . Per quanto riguarda l'energia alternativa, secondo me siamo ancora lontani da una soluzione in quanto i prezzi sono tenuti appositamente alti per dare contributi. Se vuoi Tondo ha un bel blog personale dove tutti possono scrivere sperando che lui da uomo della Carnia possa raccogliere e rispondere con qualche fatto .

Mandi
Luca " Montagne Sottosopra"