E così, dopo aver lasciato Nicholas dai nonni in campagna, siam partiti per la montagna…
Il mattino di sabato non si presentava certo bellissimo con quella foschia che i vari meteo avevano preventivato, ma confidavo in quel tenue blu che ammiccava da nord, e perciò ero sicuro che il fine settimana che avevamo davanti sarebbe stato all’insegna del “bel tempo stabile sui monti”.
Arriviamo in una Val Resia che sembra addormentata, coccolata dalla nebbiolina che vela il fondovalle, e ci prepariamo per partire alla volta del bivacco Marussich e del Monte Sart
Zaini (!!) in spalla e via attraverso le case e gli orti di Stolvizza, alla volta del Ricovero Igor Crasso. Salendo attraverso il bosco, passiamo le radure degli stavoli Lom (dire che è un posto magnifico è dir poco) e diamo un’occhiata alla cima: a sud la neve parte dai 1500 metri circa, e la salita da sud sembra fattibile, senza pericolo, quindi decidiamo di fermarci a dormire al Crasso, e di non proseguire fino alla sella di Grubia (per la felicità di Nadia, che pregusta la stufa a legna del ricovero piuttosto che le lamiere del bivacco) da dove saremmo saliti per la cresta da est.
Avendo cambiato punto d’arrivo per la notte, ce la prendiamo comoda, e ci fermiamo per un “crust” e per far foto senza fretta.
Il mattino di sabato non si presentava certo bellissimo con quella foschia che i vari meteo avevano preventivato, ma confidavo in quel tenue blu che ammiccava da nord, e perciò ero sicuro che il fine settimana che avevamo davanti sarebbe stato all’insegna del “bel tempo stabile sui monti”.
Arriviamo in una Val Resia che sembra addormentata, coccolata dalla nebbiolina che vela il fondovalle, e ci prepariamo per partire alla volta del bivacco Marussich e del Monte Sart
Zaini (!!) in spalla e via attraverso le case e gli orti di Stolvizza, alla volta del Ricovero Igor Crasso. Salendo attraverso il bosco, passiamo le radure degli stavoli Lom (dire che è un posto magnifico è dir poco) e diamo un’occhiata alla cima: a sud la neve parte dai 1500 metri circa, e la salita da sud sembra fattibile, senza pericolo, quindi decidiamo di fermarci a dormire al Crasso, e di non proseguire fino alla sella di Grubia (per la felicità di Nadia, che pregusta la stufa a legna del ricovero piuttosto che le lamiere del bivacco) da dove saremmo saliti per la cresta da est.
Avendo cambiato punto d’arrivo per la notte, ce la prendiamo comoda, e ci fermiamo per un “crust” e per far foto senza fretta.
Saliamo il cimotto davanti sella Buia che domina tutta la valle e che ci regala una miriade di cime che sbucano dalle nebbie di fondovalle.
Arrivati al ricovero, poggiamo gli zaini e ci accomodiamo fuori, sotto un caldo sole di fine febbraio (20° a 1600 metri, non male!) con l’unica preoccupazione di aspettare il tramonto per godercelo in solitudine. E la giornata ci regala un tramonto bellissimo, con colori caldi verso ovest e le cime rosate del Canin e del Sart ad est.
E dopo tanta poesia, lo stomaco inizia a reclamare attenzione: finalmente vien ora di cena (...), con il potente fornelletto inizio a preparare il pollo alla diavola della Findus (ma c’è gente che se li mangia pure a casa??? Ma come fate?? Spiagatelo a un povero alpinista cresciuto a pane e salame e... qualche bicchiere di cabernet), meno male che la dispensa del ricovero è fornita di sale e pepe.. almeno rianimiamo un pochetto sta roba!
Comunque sopravviviamo ai 4 salti in padella (bandendoli da qualsiasi tavola a cui siederò in futuro), e ci confortiamo con un po’ di spirito… d’acquavite!!
Fuori ormai fa buio, ma la temperatura è mite, ci sono circa dieci gradi, all’interno la temperatura è pù bassa di un paio di gradi e la stufa scalda appena, la legna è stra-umida!!
Arrivati al ricovero, poggiamo gli zaini e ci accomodiamo fuori, sotto un caldo sole di fine febbraio (20° a 1600 metri, non male!) con l’unica preoccupazione di aspettare il tramonto per godercelo in solitudine. E la giornata ci regala un tramonto bellissimo, con colori caldi verso ovest e le cime rosate del Canin e del Sart ad est.
E dopo tanta poesia, lo stomaco inizia a reclamare attenzione: finalmente vien ora di cena (...), con il potente fornelletto inizio a preparare il pollo alla diavola della Findus (ma c’è gente che se li mangia pure a casa??? Ma come fate?? Spiagatelo a un povero alpinista cresciuto a pane e salame e... qualche bicchiere di cabernet), meno male che la dispensa del ricovero è fornita di sale e pepe.. almeno rianimiamo un pochetto sta roba!
Comunque sopravviviamo ai 4 salti in padella (bandendoli da qualsiasi tavola a cui siederò in futuro), e ci confortiamo con un po’ di spirito… d’acquavite!!
Fuori ormai fa buio, ma la temperatura è mite, ci sono circa dieci gradi, all’interno la temperatura è pù bassa di un paio di gradi e la stufa scalda appena, la legna è stra-umida!!
Ci infiliamo nei sacchiletto e dopo qualche chiacchiera ascoltiamo il silenzio attorno a noi, finchè si alza il vento e le carrucole della bandiera iniziano a cantare per tutta la notte!! Grande idea hanno avuto gli amici di Trieste a metter un bel palo metallico come asta della bandiera!!
Al mattino mi sveglio verso le 7, con ben poca voglia di lasciare il caldo del sacco, ma bisogni impellenti mi costringono alla resa, mi vesto ed esco.. al caldo! Ci saran 15 gradi fuori! MMH!! Mi sa che la salita sarà calda!
Facciamo colazione e decidiamo di partire. La neve è pesante nel primo tratto, ma poi il sentiero è abbastanza pulito. Arriviamo sotto la verticale del Becco di Mezzodi, lungo la cresta dell’Indrinizza, e il sentiero è sepolto sotto la neve per ampi tratti. Le intuizioni del mattino si rivelano vere. Tastiamo il terreno ma la neve è fradicia e pesante (il termometro segna quasi 20 gradi a 2000 metri) e visto gli ultimi eventi che han riguardato le nostre montagne, evitiamo che scrivano di noi “erano alpinisti esperti” (e magari pure idioti)e torniamo indietro, tanto il Sart ci aspetta lì ancora per un pò.
Sui prati a ridosso della cresta sopra di noi vediamo una decina di camosci correre verso l’alto e sparire dietro il crinale dopo averci visto (siam messi tanto male??).
Tornando al Crasso le condizioni della neve peggiorano di molto, e dove appena mezz’ora prima camminavi sul duro, ora affondi fino al ginocchio. Recuperiamo quanto lasciato al ricovero e dopo un veloce spuntino scendiamo verso Ladina, poco prima degli Stavoli Lom, un altro incontro: tre begli esemplari di capriolo ci scrutano attraverso il bosco e si allontanano velocemente lungo il pendio al primo nostro movimento.
Scendiamo soddisfatti nel tepore del sole che ci fa sentire vicina la primavera, nell'angolo di paradiso che rappresentano gli stavoli Lom, incontriamo due signore che sistemano l'orto e fanno i primi lavori primaverili (devo dire che c'è un pò di invidia...). Ci immergiamo di nuovo nei profumi caldi del sottobosco incontrando uno scoiattolo che gioca a rimpiattino, arrampicandosi su di un larice. Ancora qualche tornante e arriviamo sulla forestale e in breve entriamo in paese
Al mattino mi sveglio verso le 7, con ben poca voglia di lasciare il caldo del sacco, ma bisogni impellenti mi costringono alla resa, mi vesto ed esco.. al caldo! Ci saran 15 gradi fuori! MMH!! Mi sa che la salita sarà calda!
Facciamo colazione e decidiamo di partire. La neve è pesante nel primo tratto, ma poi il sentiero è abbastanza pulito. Arriviamo sotto la verticale del Becco di Mezzodi, lungo la cresta dell’Indrinizza, e il sentiero è sepolto sotto la neve per ampi tratti. Le intuizioni del mattino si rivelano vere. Tastiamo il terreno ma la neve è fradicia e pesante (il termometro segna quasi 20 gradi a 2000 metri) e visto gli ultimi eventi che han riguardato le nostre montagne, evitiamo che scrivano di noi “erano alpinisti esperti” (e magari pure idioti)e torniamo indietro, tanto il Sart ci aspetta lì ancora per un pò.
Sui prati a ridosso della cresta sopra di noi vediamo una decina di camosci correre verso l’alto e sparire dietro il crinale dopo averci visto (siam messi tanto male??).
Tornando al Crasso le condizioni della neve peggiorano di molto, e dove appena mezz’ora prima camminavi sul duro, ora affondi fino al ginocchio. Recuperiamo quanto lasciato al ricovero e dopo un veloce spuntino scendiamo verso Ladina, poco prima degli Stavoli Lom, un altro incontro: tre begli esemplari di capriolo ci scrutano attraverso il bosco e si allontanano velocemente lungo il pendio al primo nostro movimento.
Scendiamo soddisfatti nel tepore del sole che ci fa sentire vicina la primavera, nell'angolo di paradiso che rappresentano gli stavoli Lom, incontriamo due signore che sistemano l'orto e fanno i primi lavori primaverili (devo dire che c'è un pò di invidia...). Ci immergiamo di nuovo nei profumi caldi del sottobosco incontrando uno scoiattolo che gioca a rimpiattino, arrampicandosi su di un larice. Ancora qualche tornante e arriviamo sulla forestale e in breve entriamo in paese