Và a saperlo! Dopo che il Talmassons non conciliava i programmi suoi con i miei, rimando i progetti di andar a fare una mezza invernale sulla Via dell'Amicizia alla Torre Clampil, nel Gruppo del Cavallo di Pontebba, ai primi di dicembre, con qualche centimetro di neve in più!
Nel frattempo, il problema era come occupare la domenica, e così, visto che la falesia non mi lusingava, seguo la mia Nadia e le sue amiche sul Brizzia. Ci si ritrova in bella compagnia (toh! Anche Mario e Attilio!) e sotto una leggera nevicata ci si incammina per il sentiero: le nuvole basse, la neve, ed il vento danno una veste invernale alla giornata, e man mano che saliamo, il bosco cede i caldi colori autunnali ad un leggero velo bianco, che, fiocco dopo fiocco prende consistenza. A una mezz'oretta dalla cima si raggiungono e superano (salvo poi sbagliar sentiero...) Dario, Gigi e Mauro, che non sapendo cosa fare si sono aggiunti al gruppo pure loro.
In cima il panorama è... bianco! Le nuvole ci nascondono il Canal del Ferro e il vento e la neve ci invitano a star al riparo nel bosco, piuttosto che vicino all'enorme croce di vetta.
Il Brizzia, come molte altre cime, ha vissuto gli eventi bellici di 90 anni fa e ne porta i segni e le cicatrici sui fianchi: trincee e postazioni, ed un piccolo cimitero dove riposano i resti di sei schuetzen, al riparo di sei grandi abeti, che vegliano la loro memoria.
Poco sotto la cima, mi colpisce un particolare: un vecchio pezzo di filo spinato è stato inglobato da un faggio e si trova a circa 2 metri dal suolo. Crescendo l'albero lo ha trattenuto dentro di se e la portato in alto, verso il cielo.
In questi giorni in cui molti si sono affannati nel ricordare gli eventi del 1917, l' "annus terribilis" che ci ha lasciato il ricordo di una tragedia come Caporetto, un Faggio sul Monte Brizzia sembra dirci: "Combattete uomini, uccidete i vostri fratelli. Sforzi inutili e scellerati. la Natura continua il suo corso e voi non siete nulla per poterla ostacolare".
Mentre scendo continuo a pensare a quel bizzarro albero, agli eventi che può aver vissuto e sofferto assieme a quei soldati nei freddi inverni di guerra, e allora penso di iniziare a capire che sapore può avere una giornata uggiosa.
Mi auguro che le giornate uggiose che ci attendono in futuro abbiano un colore che sa di pace e di allegria, come la nostra domenica sul Brizzia.
3 commenti:
bel pensiero, scrivi bene
Siete stati bravi a combinare qualcosa in quella giornata....uggiosa e la compagnia aiuta molto!!!
Forse non è più il caso di fare tante ferrate visto che le nevicate sono incombenti!!!
Mandi a ducju
Caro Andrea Loi, non fare girotondi di parole come tuo fratello Nani Loi, bensì girotondeggia in montagna, che qualche viuzza o ferrata si combina anche con le nevi... si fa... si fa...
Posta un commento